Sete di Dio e del vangelo
In un momento storico in cui la società , la scuola e il mondo associazionistico rivolgono il loro impegno e i loro sforzi per trasmettere valori e modelli di vita a giovani troppo spesso disorientati e senza progetti per il loro futuro, ho seguito con particolare interesse il pellegrinaggio dei giovani che, nel giugno scorso, partendo da Macerata e percorrendo 34 chilometri sotto un'incessante pioggia, hanno raggiunto il santuario mariano di Loreto. Erano in trentamila, dei quali un'ottantina provenivano dai Balcani, in maggioranza kosovari musulmani. «Il fatto che abbiano deciso di affrontare ugualmente il pellegrinaggio anche sotto la pioggia, per pregare, meditare e riscoprire Gesù Cristo, sta a dimostrare che nei giovani c'è una grande sete di Dio, un grande bisogno del vangelo», ha commentato monsignor Angelo Comastri, arcivescovo di Loreto.
È una testimonianza alternativa a tanti comportamenti carichi di ambiguità e vuoti di ogni valore umano e spirituale. I protagonisti di questo singolare «cammino» ci hanno trasmesso il vero senso del pellegrinaggio. Se siamo consapevoli dei limiti della nostra esistenza, ci cogliamo come pellegrini e itineranti, assetati di nuovi orizzonti e affamati di pace, di giustizia e di verità . Non siamo nati per vivere da soli, ma per crescere e realizzarci in comunione con gli altri: «Nonostante il mal tempo e la stanchezza, la fede e la preghiera comunitaria ci hanno sorretti fino all'arrivo», ha testimoniato a Loreto una giovane coppia. A quanti lamentano l'assenza nei giovani di responsabilità e di impegno nei settori sociale e politico, dovremmo forse ripetere con Mario Pollo, docente di pedagogia a Roma, che la colpa è dei loro padri: «Siamo stati noi a consegnare loro un mondo sradicato dalla memoria, inserito nel nuovo mercato universale ma senza un solido sistema di valori: anzi, con un valore accanto all'altro come in un supermarket».
La loro presenza nel volontariato e nel settore del no-profit è una testimonianza «alternativa»: un'esperienza che sta coinvolgendo decine di migliaia di giovani e sta divenendo una tipica scuola di formazione e di cittadinanza sia per quelli che partecipano al mondo associazionistico, sia per quelli che vivono ai margini. È anche un impegno sociale: non integrativo o compensativo a quello che lo stato e gli enti istituzionali non sono capaci di fare, ma come espressione dei valori della gratuità e della consapevolezza che il destino della propria vita e di quella degli altri dipende da ciò che ognuno riesce a realizzare a livello di solidarietà . In questi ultimi mesi mi ha colpito la scelta di tanti giovani che hanno trasformato le loro ferie in presenza lavorativa nei Paesi in situazioni di emergenza. Gli stati si rivolgono ai volontari e ai membri della cooperazione sociale per la priorità che essi sanno rivolgere alla persona, con risposte innovative ai suoi bisogni. Un fenomeno, questo, che ha maggiormente favorito la crescita dell'associazionismo e il decentramento dei servizi.
La domanda di partecipazione di tanti giovani si estende anche ad altri ambiti. La generazione invisibile, che tanti credono interessata solo a frequentare discoteche, non trova strano partecipare attivamente a grandi manifestazioni culturali e religiose, in risposta al bisogno di incarnare modelli cristiani di vita. Giovanni Paolo II, nel messaggio per la XV Giornata mondiale dei giovani, li invita a un coraggioso rilancio spirituale: «Siate coerenti con la fede, generosi con i fratelli, e contemplativi». A Roma, sono già stati reclutati 27 mila giovani volontari, per gestire il servizio di assistenza ai pellegrini durante l'anno del Giubileo: «Un segno straordinariamente espressivo dello spirito giubilare; una famiglia unica al mondo», ha affermato il cardinale Roger Etchegaray, aggiungendo che per il Giubileo si prevede la disponibilità , in tempi e modi diversi, di altri 70 mila volontari.
Sono fatti che confermano uno stile nuovo di donare tempo e risorse per promuovere una cultura della solidarietà e dell'accoglienza, testimoniando così la propria appartenenza alla Chiesa.