Settimane sociali, quando l’unione fa la forza

«La famiglia, speranza e futuro per la società italiana» è il tema della 47ª Settimana sociale dei cattolici italiani, in programma a Torino dal 12 al 15 settembre.
30 Agosto 2013 | di

«Prima ancora di chiedere risorse economiche, in questo momento molto scarse, noi chiediamo che vengano alleggeriti i pesi sulla famiglia». Monsignor Arrigo Miglio, presidente del comitato organizzatore delle Settimane sociali, imposta così il tema al centro della 47ª Settimana sociale dei cattolici italiani, in programma a Torino dal 12 al 15 settembre. Davanti alle esigenze di una società messa a dura prova dalla crisi, c’è bisogno di concretezza, e le giornate torinesi si propongono proprio questo: discutere e confrontarsi attorno alla famiglia con realismo. Il che vuol dire mettere in luce anche ciò che va bene e ancora funziona, perché non è certamente vero che il quadro è tutto e solo negativo.

«La famiglia, speranza e futuro per la società italiana»: questo il titolo scelto per la Settimana sociale numero quarantasette, che arriva a tre anni da quella di Reggio Calabria. Allora si parlò di «un’agenda di speranza per il futuro del Paese», e all’interno dell’agenda la famiglia occupava un posto di primissimo piano. Ora è il momento di verificare che cosa si può davvero fare per la famiglia. Ma, prima di tutto, quale famiglia? L’arcivescovo Miglio sul punto non ammette ambiguità: «Parliamo di quella famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, aperta alla vita. Una famiglia stabile, fondamento della società civile, garanzia di uno spazio di libertà». Un modello superato? Di fronte alle trasformazioni sociali, e alla richiesta di equiparare, anche sotto il profilo normativo, diverse forme di convivenza alla cosiddetta «famiglia tradizionale», sembrerebbe scontato rispondere di sì. In realtà, la famiglia, così come è descritta da monsignor Miglio, in Italia non solo esiste ancora, ma svolge un ruolo importantissimo sotto diversi profili decisivi per la tenuta culturale, sociale ed economica del Paese. Pensiamo all’assistenza nei confronti degli anziani, alla solidarietà e all’istruzione. È proprio vero: se non ci fosse la famiglia, allora sì che potremmo parlare di una società sfaldata.
 
Tra fiscalità e libertà
Così centrale da ogni punto di vista e importante per le funzioni che svolge, la famiglia, però, sembra spesso essere oggetto di attentati, anziché di cure. «Sotto molti aspetti essa ha un ruolo di ammortizzatore sociale – spiega monsignor Arrigo Miglio –. Ciononostante oggi vediamo tanti segnali preoccupanti: la famiglia, per esempio, sta progressivamente smettendo di essere luogo di risparmio. Ecco perché chiediamo che ne vengano alleggeriti i pesi, in particolare quello fiscale. Pensiamo al caso delle famiglie numerose, delle quali si parla raramente, anche se esistono e svolgono una funzione importante».

L’urgenza di un nuovo rapporto tra fiscalità e libertà sarà al centro del dibattito durante la 47ª Settimana sociale dei cattolici di Torino, come fa capire il Documento preparatorio (scaricabile dal sito www.settimanesociali.it), laddove sottolinea quanto sia sfavorevole il trattamento fiscale attuale per chi decide di crescere un figlio.

Anche il ruolo della famiglia all’interno del sistema di welfare è indicato tra i punti più spinosi e necessari di approfondimento. A fronte di una diffusa percezione secondo la quale il benessere di tutti, e specialmente delle persone più vulnerabili, non può essere raggiunto se si prescinde dalla famiglia, soffriamo ancora per lacune e ritardi che non permettono un’effettiva azione di supporto. E tuttavia, specie in ambito locale, non mancano esperienze positive, da conoscere e valorizzare, in linea con scelte di governo family friendly (a portata di famiglia, ndr).

Il fatto che la Settimana sociale si tenga a Torino risponde a un criterio di alternanza geografica (dopo Pisa e Pistoia nel 2007 e Reggio Calabria nel 2010, ora tocca al Nord), ma il capoluogo piemontese è stato scelto anche per la valenza sociale. Proprio in una grande città industriale, dove crisi e mancanza di lavoro stanno mordendo, si vuole scommettere sulle risorse della società italiana e tornare a parlare di speranza nel futuro.

«Tra l’altro – spiega monsignor Angelo Casile, responsabile dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei – l’edizione di Torino è la prima che si tiene dopo la beatificazione di Giuseppe Toniolo, che delle Settimane sociali fu il fondatore». Parlare di Toniolo (1845 - 1918) vuol dire evocare una figura di economista e sociologo cattolico che, proprio partendo dalla realtà del suo tempo, seppe valorizzare il ruolo dei laici credenti.

Anche i luoghi scelti per la settimana torinese sono significativi. «Se le sessioni di apertura e chiusura si svolgeranno al Teatro Regio – continua monsignor Casile – le celebrazioni eucaristiche avverranno nella cattedrale, dove è custodita la Sindone, mentre la cena del venerdì sera si terrà a Valdocco, rione torinese e luogo caro all’esperienza di san Giovanni Bosco, dove i giovani apprendisti offriranno ai partecipanti il pane e i dolci confezionati da loro stessi. In piazza Castello e nei locali della Regione Piemonte sarà poi possibile visitare gli spazi espositivi, con la partecipazione di tante realtà nazionali e regionali».
 
Cercando modelli positivi
Alla 47ª Settimana sociale dei cattolici italiani prenderanno parte circa 1.250 persone, in rappresentanza delle diocesi e delle realtà associative. A queste si aggiungeranno 250 volontari e circa 200 giornalisti. A ogni diocesi con meno di 300 mila abitanti è riservato un posto per il vescovo e tre per i delegati. Quanto alle diocesi al di sopra dei 400 mila abitanti, sono previsti quattro o più delegati.

Le giornate torinesi si propongono di far emergere una realtà diversa da quella dipinta normalmente dai mass media. «Uno dei rischi che la famiglia corre – spiega monsignor Arrigo Miglio – è che prevalga una visione negativa. Ci sono invece molti esempi di famiglie che, nonostante le difficoltà, vivono un’esperienza costruttiva, anche associandosi tra loro. Occorre far emergere queste situazioni, così da non confondere la vera vita con immagini stereotipate».

Nessuno nasconde, tuttavia, che i problemi siano reali. E ai primi posti c’è la questione giovanile. «Il rischio più grosso riguarda proprio i giovani: la mancanza di futuro, l’impossibilità di progettare per tempo la loro vita e di incominciare un’esperienza familiare». Durante la Settimana sociale torinese, dunque, l’appello alle istituzioni sarà pressante. La famiglia, questo il punto di partenza, è un bene per tutti, non solo per i credenti e non solo per i cattolici. È un modello di comunità previsto e tutelato dalla nostra Costituzione, che le riconosce una precisa valenza sociale ed economica. Le politiche familiari e la solidarietà verso le famiglie più deboli non sono forme di assistenza da paragonare alla carità, ma sono investimenti in quella che è la base più solida della costruzione sociale.

Tra le tante scommesse che l’Italia di oggi è chiamata ad affrontare, c’è quella dell’immigrazione, e anche da questo punto di vista la scelta di Torino, crocevia di culture diverse, costituisce di per sé un messaggio. Proprio la famiglia è l’elemento che permette spesso di stabilire un contatto e un dialogo tra persone con storie e provenienze molto differenti. Si pensi alla scuola e, in generale, alla formazione. Nel 2011 oltre due milioni di famiglie residenti in Italia avevano almeno un componente straniero: quasi 200 mila in più rispetto a un anno prima. Nelle famiglie immigrate il numero dei minori supera ormai il milione: 650 mila nati in Italia, gli altri arrivati grazie al ricongiungimento familiare. Il nuovo contesto, multietnico e multiculturale, interpella anche la realtà ecclesiale, chiedendo di superare i vecchi modelli, ma l’esigenza di fondo resta quella di tutelare l’unità della famiglia, in modo tale che le difficoltà relative all’integrazione, all’istruzione e al lavoro non si traducano in frammentazione e separazione. E a proposito di immigrati, il Documento preparatorio della 47ª Settimana sociale parla esplicitamente della necessità di estendere il diritto di cittadinanza ai bambini nati in Italia, così come dell’importanza di attribuire il diritto di voto amministrativo agli immigrati regolarmente presenti nel nostro Paese.
 
 

IL PROGRAMMA A TORINO

 

Giovedì 12 settembre
ore 16.00 Teatro Regio, Prima sessione (assemblea plenaria). Preludio La Sacra Sindone, video a cura dell’arcidiocesi di Torino. Preghiera, saluti istituzionali e prolusione del Cardinale presidente;
ore 19.00 Teatro Regio, concerto;
ore 20.30 alberghi, cena.
 
Venerdì 13 settembre
ore 7.45 Cattedrale, breve catechesi e celebrazione eucaristica;
ore 9.30 Teatro Regio, Seconda sessione (assemblea plenaria). Relazioni introduttive;
ore 13.00 alberghi, pranzo;
ore 15.30 luoghi in città, Terza sessione (assemblee tematiche).
Approfondimento del Documento preparatorio;
ore 20.00 cena a Valdocco.
 
Sabato 14 settembre
ore 7.45 Cattedrale, breve catechesi e celebrazione eucaristica;
ore 9.30 luoghi in città, Quarta sessione (assemblee tematiche). Approfondimento del Documento preparatorio;
ore 13.00 alberghi, pranzo;
ore 16.00 Teatro Regio, Quinta sessione (assemblea plenaria). Storie, racconti, esperienze, immagini;
ore 20.00 alberghi, cena;
ore 21.30 spettacolo Famiglie in Piazza.
 
Domenica 15 settembre
ore 7.45 Cattedrale, breve catechesi e celebrazione eucaristica;
ore 9.30 Teatro Regio, Sesta sessione (assemblea plenaria). Comunicazioni assemblee tematiche e conclusioni;
ore 13.00 alberghi, pranzo.
 
Programma completo sul sito www.settimanesociali.it


Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017