Siamo i nuovi leader
Montréal
Quando si incontrano giovani d’origine italiana che, pur vivendo nella realtà in cui sono nati e cresciuti – nel caso nostro il Canada – si dicono vicini all’Italia, alla sua cultura e alle sue tradizioni con l’entusiasmo di chi fa un’importante scoperta, allora si ha voglia di mettere in evidenza – soprattutto a vantaggio dei responsabili delle vecchie associazioni italiane – l’operato di questi giovani. Questi sono i soli che possono assicurare la sopravvivenza, il ricambio, la continuità e il rinnovamento di queste istituzioni che rappresentano le colonne portanti delle nostre comunità.
Certamente, un giovane che dimostra un minimo d’orgoglio per la sua origine – e ce ne sono tanti – che scopre il valore della cultura italiana, capace di esaltarsi davanti alle nostre opere d’arte, al patrimonio umanistico e alle bellezze della patria dei genitori, non è uno sprovveduto come certa retorica osa affermare. Si tratta sempre di una persona istruita, quasi sempre un professionista, capace di vedere al di là del banchetto annuale, le tante possibilità di sviluppare in modo vantaggioso i rapporti con le istituzioni o con gli enti della patria d’origine. I nostri «vecchi» dovrebbero capire che in seno alle nostre comunità ci sono generazioni nuove composte da fior di professionisti, imprenditori, industriali, uomini d’affari e di cultura che riportano successi in tutti i campi, e che sono riusciti da tempo a superare la condizione riduttiva e dimessa dei loro genitori. Oggi, sulle ali di una globalizzazione galoppante e di un multiculturalismo alla portata di tutti, vanno scoprendo e valorizzando per proprio conto la ricchezza di quel patrimonio culturale che si trova alla loro portata, legato alle loro origini. E, allora, eccoli riunirsi sulla scia delle molteplici informazioni, che tramite i mezzi elettronici di comunicazione alla portata di tutti, incominciano a creare i loro gruppi, ossia una base di partenza per iniziare un dialogo proficuo con la loro patria d’origine.
Questi movimenti, o raggruppamenti di giovani, sono nati o nascono nelle varie province dove ci sono comunità italiane. Ne abbiamo avuto un esempio recentemente con la terza Conferenza dei giovani italo-canadesi svoltasi a Toronto dove sono convenuti giovani italo-canadesi provenienti da varie Province del Canada. Ne abbiamo esempi a Montréal dove esiste la Nuova Centrale Pugliese di giovani che fanno parte della Federazione delle Associazioni Pugliesi del Quebec oppure il Comitato Organizzatore dei Giovani Italiani in Canada, affiliato al Comites. Uno dei membri più attivi di quest’ultima associazione, è Angela Di Benedetto, che rappresenta il prototipo di quello che oggi si muove tra le giovani generazioni.
Giovanissima avvocatessa di Montréal, Angela Di Benedetto è innamorata dell’Italia e della sua cultura. Si muove benissimo tra le vecchie e le nuove generazioni della nostra comunità cercando di portare quel soffio di protagonismo necessario per poter tener vivo lo spirito nascente dell’italianità tra i giovani.
La Riccia. Qual è stato lo stimolo che l’ha spinta a scoprire l’Italia?
Di Benedetto. Per scoprire l’Italia e la sua cultura, occorre sentirsi innanzitutto un po’ italiani. Io ho la fortuna di avere due genitori italiani che mi hanno sempre parlato dell’Italia e delle sue bellezze. E mi sento anch’io un po’ italiana. Le bellezze, poi, le ho scoperte da sola, e ho capito di trovarmi di fronte ad un enorme patrimonio di cultura che arricchisce man mano le mie conoscenze.
In seno al gruppo dei giovani del Cogic, quali sono le attività che svolgete?
Poiché esistiamo da poco tempo, con l’aiuto del Comites abbiamo organizzato nel 2006 la Festa della Repubblica Italiana nel corso della quale abbiamo celebrato anche il primo anniversario della venuta di Rai International in Canada che, come tutti sanno, è frutto di un’opera congiunta dei Comites, soprattutto del Comites di Montréal. Inoltre abbiamo organizzato, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Montréal, una serata di informazioni per coloro che vogliono andare a studiare ed eventualmente a lavorare in Italia.
E per il futuro?
Ci stiamo preparando alla Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo che, secondo quello che ci è stato detto dai membri del Cgie e del Comites di Montréal, avrà luogo quest’anno a Roma. Per il momento non si conosce la data ma noi ci prepariamo a portare le nostre istanze.
Quali richieste farete?
Per ora ci siamo messi d’accordo su tre richieste: la prima e la più importante riguarda la riapertura dei termini per ottenere la doppia cittadinanza e, chiedere di emendare la vecchia legge per dare a tutti le stesse possibilità. La seconda richiesta verte sulla necessità di programmare scambi culturali: infatti è l’unico modo per conoscere meglio l’Italia e la sua cultura e far conoscere agli italiani la cultura nord-americana. La terza richiesta riguarda il riconoscimento reciproco dei titoli di studio per fare in modo che noi possiamo andare a perfezionarci nelle università o nelle scuole italiane. Ma non ci fermeremo a queste istanze.
Lei è d’origine abruzzese e in Italia ricopre un importante incarico: quello di consultore per il Canada alla Regione Abruzzo. Inoltre lei fa parte del Consiglio regionale degli abruzzesi nel mondo. Quali sono le attività di questo organismo?
Innanzitutto mantenere e ampliare i contatti con le varie comunità abruzzesi sparse nel mondo. Il primo incontro si è svolto in Italia a Turrivagliani mentre il secondo ha avuto luogo il 10 e 11 novembre 2006 a Santiago in Cile. A questo congresso erano presenti ventisette delegati tra cui sette giovani provenienti da sette Paesi del mondo.
Qual è stato il contributo che voi giovani avete dato a questo congresso?
Abbiamo presentato alcune proposte per organizzare un eventuale congresso dei giovani abruzzesi proponendo degli obiettivi precisi. Primo: formare e sostenere nuovi leader in grado di mantenere vive e vitali le comunità abruzzesi nel mondo. Secondo: sviluppare una maggiore coscienza di ciò che significa essere un abruzzese di seconda e terza generazione nel contesto della globalizzazione e delle differenze socio-economiche. Terzo: sviluppare solidarietà tra i giovani abruzzesi nelle varie parti del mondo. Quarto: promuovere ovunque lo studio e l’uso della lingua italiana. Tutte queste proposte sono state approvate all’unanimità dai congressisti.
Al congresso eravamo accompagnati dal presidente del Consiglio regionale degli abruzzesi nel mondo, Donato Di Matteo, che ha svolto un ottimo lavoro proponendo un programma dal quale tutti hanno potuto trarre importanti informazioni sul presente e sul futuro delle varie comunità abruzzesi sparse nel mondo. Il presidente Di Matteo si è impegnato a sviluppare un programma di stage tra le industrie esistenti in Abruzzo in maniera che i giovani abruzzesi che lo desiderano, possono venire qui per sei mesi ad aggiornarsi su gastronomia, alta tecnologia e comunicazioni. Poi c’è la possibilità di usufruire di borse di studio post lauream per aumentare le specializzazioni.