Simonelli Santi, il presidente di tutti

Leonardo Simonelli Santi da quindici anni è alla guida di un ente, fondato nel 1886, in prima linea nel rinsaldare i rapporti tra Italia e Inghilterra. Le indiscusse capacità manageriali e le straordinarie doti umane di un presidente apprezzato da tutti.
17 Febbraio 2011 | di

Se c’è un uomo che, dopo una lunga carriera ai massimi livelli della finanza, ricorda ancora i nomi e i volti dei suoi maestri, dei suoi colleghi e di tutti i suoi dipendenti, che a tutti rivolge un pensiero gentile, grato che ognuno di loro sia stato presente nella sua vita, quello è Leonardo Simonelli Santi.
Abituato a parlare e scherzare con primi ministri, presidenti, uomini d’affari, Simonelli tratta tutti con pari dignità e rispetto e trasmette una carica d’entusiasmo che amici e collaboratori definiscono contagiosa. Prima d’incontrarlo in un piovoso lunedì londinese, assistiamo al suo saluto caloroso rivolto ai giovani dipendenti alla Camera di Commercio Italiana a Londra di cui è presidente da 15 anni. Gli impiegati lo salutano con slancio e affetto, ne riconoscono l’indiscussa autorità, ma ne amano anche la dolcezza tipica del suo carattere, unita a una forza che gli ha fatto attraversare le alte e basse maree dell’esistenza sempre con fiducia illimitata nella vita, negli esseri umani e nelle loro capacità. Simonelli ha ricevuto tanto dalla vita ma tanto ha anche restituito. «Forse avrei potuto fare di più – dice sommessamente durante il nostro colloquio –, ma forse avrei potuto fare di meno. Tutto sommato penso di lasciare la Camera di Commercio meglio di come l’ho trovata». La realtà è che negli anni della sua direzione questo importante ente, fondato nel 1886, ha raggiunto traguardi di prestigio, anche nell’organizzazione di eventi-ponte tra Italia e Inghilterra.
Le tappe di una vita
Nato a Siena nel 1939, Simonelli ha studiato in Svizzera, si è laureato a Firenze in Chimica e Fisica, poi ha cambiato rotta specializzandosi in alta finanza e approfondendo gli studi in America e in Inghilterra. Una vita passata per lo più all’estero, esempio di moderna globalizzazione armonizzata da un’integrazione perfetta a livello lavorativo e socio-culturale e posta al servizio del proprio Paese contribuendo a farlo crescere nel mondo, creando lavoro, scambi culturali, produzione di ricchezza. Ai suoi esordi la Camera di Commercio di Londra ha aiutato la comunità italiana a penetrare nel territorio e, al tempo stesso, ha protetto gli interessi dei primi emigrati. «Ha funzionato da cassa di risonanza delle esigenze dei nostri connazionali – spiega il presidente Simonelli –. L’Inghilterra ha accolto tanti nostri emigrati per i quali il Paese ha rappresentato sia la meta finale, sia il punto di passaggio per chi voleva andare in America, ma poi, in molti casi, trovando situazioni favorevoli all’impiego, ha deciso di fermarsi. Qui, rispetto ad altri Paesi, gli italiani in genere sono stati sempre bene accolti e, dopo gli inizi difficili,  hanno saputo sfruttare il made in Italy con l’introduzione di prodotti tipici (gelato artigianale, pizza, pasta, vino) e dell’ambiente accogliente tipico delle nostre trattorie. Inoltre, l’Inghilterra è stata risparmiata dalla presenza di soggetti che hanno innescato fenomeni di criminalità come a Chicago e New York. Infine, la Camera di Commercio di Londra acquista per noi italiani anche una grande importanza storica: in questo Paese Mazzini soggiornò a lungo maturando l’idea dell’unità d’Italia e Garibaldi fu accolto trionfalmente dagli inglesi che sostennero il Risorgimento. I primi finanziamenti al Regno d’Italia vennero proprio dall’Inghilterra, senza menzionare che i primi banchieri della City furono proprio italiani. Un’importanza, dunque, fondamentale che è cambiata a seconda dei periodi storici e che oggi affronta la difficile sfida dell’economia globale. Sotto la presidenza Simonelli, la Camera ha avviato alcune strategie sia per potenziare la propria presenza sul territorio sia per poter essere di maggiore aiuto agli investitori italiani. Nel 2002 è stata compilata la prima ricerca sulle aziende italiane nel Regno Unito. Inoltre, dopo indagini approfondite del mercato inglese, la Camera ha avviato la sponsorizzazione annuale di dieci borse di studio per master nel settore dell’ospitalità. Sarà così offerta l’opportunità ad alcuni giovani meritevoli di acquisire un «know-how» che potranno utilizzare sia in Inghilterra che in Italia.
Un volano per il made in Italy
«Attualmente – prosegue Simonelli – i giovani italiani non guardano più alla Gran Bretagna come alla meta finale della propria vita professionale, bensì come a un importante trampolino per altri Paesi, soprattutto nell’ambito della finanza, visto l’espandersi di nuovi mercati come la Cina e l’India». Simonelli sottolinea poi come i punti di forza dell’isola britannica (servizi, ricerca e finanza) corrispondono ai punti di debolezza  del nostro Paese. Al contrario, i nostri punti di forza (creatività, accoglienza, dinamismo delle aziende medio-piccole) rappresentano un magnete per il mercato inglese. «A livello europeo, e anche per uscire dalla crisi economica, bisognerebbe che Italia e Inghilterra rafforzassero la collaborazione e che l’Europa stessa si coalizzasse nel segno della leadership tedesca per affrontare le sfide della macroeconomia». Sotto la direzione Simonelli, la Camera di Commercio ha aperto filiali nelle città nel nord del Paese come Manchester e Liverpool e in altri capoluoghi minori. «Fu un momento molto difficile – commenta – perché, all’inizio, il nostro bilancio andò in “rosso”». Contemporaneamente Simonelli comprese che il made in Italy aveva bisogno di una grande vetrina che gli desse la visibilità che meritava e sviluppasse nuovi contatti. «Nel 2005 nacque così “La Dolce Vita” un evento multisettoriale che si tiene in primavera in un grande centro fieristico della capitale, nel quale in pochi giorni migliaia di visitatori, di buyers e di giornalisti si tuffano nel mondo dell’italianità». Anche in questo caso il primo anno comportò ingenti spese e pochi ricavi, ma il coraggio del presidente fu ricompensato e, dopo poco tempo, i bilanci tornarono in attivo. Oggi «La Dolce Vita» è uno degli appuntamente più gettonati nella fittissima agenda di eventi londinesi e la stampa inglese se ne occupa con attenzione. «Quest’anno, nell’ambito delle celebrazioni per l’anniversario dei 150 anni dell’unità d’Italia, verranno elargiti dei premi per sottolineare il legame storico tra i nostri due Paesi». Spetterà a Simonelli, fine oratore, aprire e chiudere i lavori della Conferenza bancaria annuale, nella quale i guru dell’economia internazionale si raccoglieranno per affrontare i temi del settore e per tracciare le previsioni del mercato che mai come negli ultimi anni è stato soggetto a cambiamenti e crolli improvvisi.
Fiducia ai giovani
Ma Leonardo Simonelli è ottimista. Ha grande fiducia nelle giovani generazioni, proprio come i suoi maestri ne ebbero in lui. «Ricordo, con particolare affetto, un mio professore universitario che mi seguì agli albori della mia carriera, ma anche i due presidenti che mi hanno preceduto, Lord Charles Forte e Massimo Coen, a cui la comunità italiana di Londra deve molto. Ricordo i miei genitori e tutti gli amici che mi hanno incoraggiato». Simonelli – che per il lavoro che svolge ha ottenuto riconoscimenti nazionali e internazionali e le cui attività si estendono oltre la Camera di Commercio con l’adesione ad associazioni, alla presidenza di club e di aziende private e pubbliche – è un uomo amato anche per le sue doti umane che si riflettono innanzitutto nell’armonia della sua famiglia formata dalla moglie americana Joan, sposata nel 1968, e dai suoi tre figli Sonja, Ilaria e Lorenzo, tutti affermatisi con successo nel mondo del lavoro. Una storia rimasta immune dagli sporchi giochi di potere, cui certi episodi di cronaca ci hanno abituati. Come se il presidente Simonelli avesse voluto fare della sua stessa vita un piccolo capolavoro.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017