Simpatica Ausonia
Ho incontrato l";ambasciatore d";Italia, Luigi Amaduzzi, in occasione della "Giornata delle Acli della Gran Bretagna". Assieme a Lorenzo Losi presidente nazionale Acli, Franco Narducci segretario del Cgie, e Luca Jahier responsabile di Rete Europea, e Giuseppe Giacon, ci siamo trovati a Grosvenor Square, davanti a quella che fu la "Fitzwilliam House", divenuta sede della più alta rappresentanza italiana in Gran Bretagna il 21 aprile 1934, ad opera dell";ambasciatore Dino Grandi. Ammirando lo storico palazzo, mi rammentai di alcuni ambasciatori italiani rimasti cari alla memoria di tanti connazionali residenti in Gran Bretagna: da Tommaso Gallarati-Scotti che riaprì la sede dopo la seconda guerra mondiale, a Manlio Brosio, Raimondo Manzini, Bruno Bottai e Boris Biancheri. Da Grosvenor Square ci siamo poi recati con l";ambasciatore Amaduzzi a Bedford dove, prima della manifestazione, mi ha concesso quest";intervista.
Msa. Londra da sempre è una sede prestigiosa per la nostra rappresentanza diplomatica. Può ricordare qualche personalità o qualche evento legati all";ambasciata italiana di Londra?
Amaduzzi. Sono moltissime le personalità politiche italiane che si sono avvicendate nelle loro visite alla capitale inglese, a motivo dell";importanza dei rapporti tra la Gran Bretagna e l";Italia. Tra le visite di Stato mi viene in mente quella del presidente Saragat, nel 1969, e quella del presidente Scalfaro, con il quale ho avuto l";onore di collaborare per sette anni. Egli è venuto più volte a Londra in occasioni significative per la comunità italiana. La sua ultima visita risale al 1998 per il cinquantesimo de La Voce degli Italiani, il più autorevole e diffuso quindicinale della nostra comunità . Oltre alle visite dei nostri presidenti e degli uomini politici, sono tantissime le personalità italiane e non, del mondo della cultura, dell";arte o dello sport che hanno onorato con la loro visita la nostra sede.
Da quando si è insediato, quali compiti e difficoltà si è trovato a dover affrontare?
Il compito fondamentale per un ambasciatore italiano a Londra è quello di facilitare una serie di contatti e di rapporti tra i due Paesi, ad ogni livello; rapporti che sono in rapida crescita. La Gran Bretagna e l";Italia sono membri dell";Unione europea e questo fatto da solo giustifica un";intensità di legami che non ha precedenti nella storia. Sono rapporti non solo di natura politica ma estesi a tanti altri settori d";attività , da quello della giustizia a quello dell";economia. Compito dell";ambasciatore è di renderli più facili e più utili.
Dove si percepisce più fortemente la presenza dell";Italia e dei nostri connazionali nella vita sociale ed economica della Gran Bretagna?
Nell";area della "grande Londra", dove vive la maggioranza dei membri della nostra collettività che complessivamente si aggira sulle trecentomila persone. Ma è difficile definire "dove" questa presenza maggiormente manifesta la nostra italianità , mentre mi è più facile dire che l";Italia, con la sua cultura e la sua civiltà ha profondamente influenzato la Gran Bretagna. Londra è stata la mia prima sede all";estero negli anni Sessanta. Posso quindi facilmente fare un paragone tra la situazione di quegli anni e quella attuale: oggi c";è molta più Italia in questo Paese. La nostra cultura, la nostra moda, la nostra cucina hanno profondamente arricchito e modificato il modo in cui gli inglesi si vestono o mangiano. I prodotti italiani sono conosciutissimi, soprattutto quelli alimentari, tanto che è difficile percorrere una strada londinese senza trovare un negozio, un ristorante o una pizzeria italiani. La pasta è il piatto assolutamente più consumato e più popolare di tutto il Paese e forse non c";è famiglia inglese che non mangi pasta italiana.
Quali sono le occasioni in cui l";italianità trova una significativa espressione?
Per quanto posso giudicare dall";ambito del mio osservatorio, sono naturalmente le grandi festività religiose e le grandi ricorrenze civili, come la Festa della Repubblica, significative per tutta la nostra collettività . Come in Italia, i nostri connazionali hanno l";abitudine, in queste occasioni, di radunarsi presso le loro chiese o presso l";ambasciata, esprimendo con la loro partecipazione, e in un modo visibile, la loro italianità .
Il premier inglese, Tony Blair, viene spesso in Italia per le vacanze, affascinato dal patrimonio artistico e culturale del nostro Paese. Esiste un";analoga attenzione e conoscenza della nostra cultura tra gli inglesi?
Personalmente constato una naturale simpatia verso il nostro Paese. Ciò è legato al loro interesse per la nostra cultura, la nostra storia, la nostra civiltà , non solo nelle sue espressioni più evidenti e moderne, come il made in Italy o il cibo, ma perché ogni inglese ha fatto almeno un viaggio in Italia e al suo ritorno ha voluto approfondirne la conoscenza. Ci sono più studenti che si laureano in latino in Inghilterra di quanti ce ne siano in Italia; molti studiano l";italiano e tutto questo facilita i rapporti e l";interesse per la nostra cultura.
Ogni anno migliaia di italiani si recano nel Regno Unito per studiare l";inglese. Ma qual è la situazione della lingua italiana: viene studiata, esistono corsi a livello scolastico e universitario?
Certamente questi corsi esistono e si estendono anche se l";italiano non è una lingua importante per la comunicazione come altre lingue più veicolari. C";è pero una ripresa di studio e d";interesse per l";italiano tra i cittadini britannici e le nostre autorità cercano di sostenere l";insegnamento della nostra lingua e cultura provvedendo ai professori e pagando certi corsi. Un";attenzione particolare viene rivolta però alle famiglie italiane che vivono qui da tanti anni, affinché continuino a parlare l";italiano in casa e a fare in modo che i figli e i nipoti studino la nostra lingua. È un dramma terribile se gli italiani di seconda o terza generazione dimenticano la loro lingua: è un impoverimento d";identità .
Storicamente un ruolo importante è stato giocato dalla nostra "vecchia" emigrazione, che spesso conserva tuttora legami molto forti con la terra d";origine. Che tipo di rapporti esistono tra la nostra rappresentanza diplomatica e questi italiani che hanno dato un contributo importante alla vita del Paese d";adozione?
Sono quasi due anni che, come ambasciatore, mi trovo in Gran Bretagna. Ho cercato ogni occasione di contatto con le nostre comunità , dimostrando nelle maniere più concrete la mia disponibilità non solo partecipando agli incontri di carattere comunitario, associazionistico e alle feste religiose, ma soprattutto rispondendo nel modo migliore alle richieste di aiuto che mi sono pervenute. Ho percorso quasi tutto il Paese, prendendo contatto con le nostre collettività più importanti, come quelle di Manchester, Birmingham, Glasgow, Edimburgo. Un impegno attuato anche dai miei collaboratori. Anche da questi contatti diretti ho potuto constatare quanto le nostre comunità sono apprezzate e stimate; come i nostri italiani lavorino bene e siano bene integrati in questo Paese.
Gli episodi marginali, che pure ci preoccupano, come quello dei giovani italiani vittime del flagello della droga, non diminuiscono i rapporti e il dialogo oltremodo positivi che continuiamo ad avere con le istituzioni. Sono molte le personalità inglesi che mi hanno confermato questa simpatia e questa stima verso la comunità italiana. Lo stesso premier Tony Blair, in un recente incontro, mi confidava: "Quando noi pensiamo all";Italia, ci vengono in mente soltanto le cose positive. Non associamo mai il nome dell";Italia a ciò che può essere negativo, perché abbiamo una naturale simpatia verso il vostro Paese". L";ho ringraziato. Se questo è vero, lo dobbiamo non soltanto ai connazionali che lavorano nella penisola, ma molto di più agli italiani residenti in Gran Bretagna, che con il loro lavoro si sono fatti stimare e rispettare. Essi hanno diritto alla mia riconoscenza e a quella del governo italiano.