Sogni in movimento
Lo scrittore brasiliano Jorge Amado, ammiratore di Inos Corradin, ha detto che «la pittura di Inos è un dono fatto d'infanzia e di magia, con luci e ombre che ci avvolgono e ci fanno sognare. La materia misteriosa con cui il pittore crea un mondo reale magico, ci affascina. Dal bambino, dai vasi, dalla casa bianca, dalle dune di sabbia decorre la poesia, nasce la fonte di tenerezza: è come se noi facessimo parte della sua creazione». Piemontese di nascita, veneto di formazione, brasiliano d'adozione "; «ma quando sono in Italia mi sento un italiano che ha nostalgia del Brasile, e in Brasile un italiano che ha nostalgia dell'Italia», ammette lui stesso "; Inos Corradin, oggi poco più che settantenne, fin da bambino fu attratto dal disegno e dalla pittura. Ovunque ci fosse stato uno spazio libero, lasciava un segno. Un esempio significativo è il sultano che dipinse con la tecnica dell'affresco sulla parete frontale della saletta d'entrata della sua vecchia casa a Castelbaldo, nel padovano. Nel 1950, Inos approda in Brasile ed elegge ben presto Salvador de Bahia a sua dimora artistica. Un anno dopo il suo arrivo, allestisce in questa città la sua prima mostra personale presso la Galleria Oxumaré. Salvador, all'epoca, è un centro catalizzatore d'arte. Qui risiedono pittori e scultori di grande talento. «Vivevo tra la casa di questo e di quell'artista "; ricorda Inos ";, e la città con la sua teoria di palme, spiagge, mare e riti afro-brasiliani, contagiò anche Jorge Amado con immagini indimenticabili». Contrario a chi vuole accostarlo ad una qualsiasi corrente artistica, Inos rileva che la sua opera deve essere vista con semplicità , senza cercare, come si dice in Brasile, «le corna sulla testa dei cavalli». Inos racconta i fatti della vita con inquietudine, rappresenta sogni e chimere, dando fisicità alla luce e alle ombre, con uno slancio primitivo, come se ravvisasse ovunque una presenza misteriosa nelle cose. Al di là delle figure e dei segni, emergono dalle profondità dell'inconscio, senza uno schema preordinato e in modo quasi alchemico, squarci di un mondo onirico, passioni segrete che esplodono in una tavolozza di colori intrisi di palpitante tensione. Per un certo periodo della sua vita, Inos lavora nella foresta tropicale. Fa il capo dei boscaioli. Allora l'economia era basata essenzialmente sul lavoro delle segherie che rifornivano di tavole le falegnamerie dello Stato di San Paolo. È responsabile del trasporto dei tronchi con i camion. Questi caricavano il legname nella foresta per poi trasportarlo nelle segherie. «Si percorrevano strade che non consentivano di stabilire orari o date di ritorno: se pioveva, bisognava fermarsi per giorni, ospitati in piccole baracche costruite strategicamente lungo i sentieri utilizzati come vie di comunicazione». E non dev'essere un caso se, come nota il critico Giorgio Segato, «al centro degli interessi di Inos c'è quasi esclusivamente l'uomo, inteso nella sua integrità sensitiva e spirituale. Pittura e grafica convivono sulla tela. Forme, figure e volumi plastici narrano storie di solitudine, delicate esperienze esistenziali. I personaggi di Inos sono tutti pregni di pathos, di emozione interiore: i giocolieri, gli arlecchini, le coppie, i bambini hanno negli occhi spalancati, nei gesti plastici, percezione esistenziale e natura. Resta sensibile e portante un velato humour, una dolce ironia che attenua la malinconia, e continua il gioco della vita». La pittura diventa così momento di riflessione, interpretazione e narrazione di contenuti esistenziali, della realtà osservata dentro e attraverso gli eventi e le cose, vissuta e lasciata decantare negli spazi elastici della psiche e della memoria. Ad Inos non risultano estranei i fermenti artistici della prima metà del Novecento che si arricchiscono delle calde e febbrili atmosfere brasiliane, sature di luci e colori vividi e intensi. Nelle linee schiette dai contorni marcati e precisi, emergono immagini che hanno saputo catturare la luce nelle sue tonalità più azzardate. «Inos Corradin "; ha scritto Ferdinando Camon "; riempie i quadri di purezza, incanto, contemplazione, lirismo perché ha dissolto i problemi del mondo. Il fascino dolcissimo delle sue opere è una suprema conciliazione con la vita perché rappresenta un estremo distacco dalla vita». Un distacco scritto fin dalle sue prime pennellate: pochi anni fa, accompagnando una coppia di amici brasiliani a vedere la sua vecchia casa di Castelbaldo, Inos trovò la parete umida e sgretolata su cui restavano ancora tracce del suo nostalgico sultano dipinto mezzo secolo prima con la tecnica dell'affresco. Forse una metafora della vita: l'uomo ritrova se stesso ma anche la grandezza, a volte effimera, dell'arte.