Solidarietà, dono diffficile

Differenza di mentalità e modo di fare unita ai mali endemici dei paesi poveri quali guerre, crisi economiche e calamità naturali causano ritardi e variazioni dei progetti. Ecco perché a volte è difficile darvene un resoconto tempestivo.
11 Marzo 2001 | di


   
   
R                      ealizzare un progetto di solidarietà  per noi occidentali è un fatto razionale e schematico. Si contatta la realtà  di bisogno, si formula il progetto, se ne studia la fattibilità  e la sostenibilità , si individuano i responsabili, si calcolano i costi, si elargiscono i finanziamenti. Sembra facile. Fino a che non si prova. I paesi poveri hanno mentalità , tempi e priorità  diversissime. Quando ancora non sapevo, andavo puntuale agli appuntamenti con alcuni nostri collaboratori africani, salvo aspettare un paio d' ore con i nervi a fior di pelle. Poi spuntavano loro, che sembravano la tranquillità  fatta persona. Eppure nei loro paesi, tra la mia mentalità  efficientista e il loro modo di fare pieno di curve, di tempi morti, di spazi riempiti momento per momento erano loro gli indiscussi vincitori. Sono loro, infatti, che conoscono le pieghe più riposte delle culture e riescono ad utilizzarle a favore dello sviluppo.
         Nessun occidentale potrebbe mai farlo. Se a queste differenze culturali, aggiungiamo i mali endemici dei paesi poveri, guerre, carestie, terremoti, uragani, colpi di stato, crisi economiche, carenze strutturali e burocrazie pesanti, ci risulterà  facile capire perché all' improvviso i costi lievitano, le materie prime non si trovano, i progetti sono boicottati, subiscono rallentamenti o pesanti modifiche.
                 Per tutte queste variabili, diventa spesso difficoltoso informarvi tempestivamente sulla conclusione dei progetti, specie di quelli di giugno che sono i più costosi e i più difficili da gestire. Per esempio, a causa del ritardo nella realizzazione di uno dei tre progetti, possiamo darvi il resoconto completo della campagna di giugno del 1998 solo ora. Prossimamente lo faremo per quelli del 1999, ormai conclusi anch' essi. Quelli del 2000 sono ancora nel pieno della realizzazione. Crediamo opportuno informarvi su tutto questo, perché pensiamo che la trasparenza dei modi sia almeno altrettanto importante della trasparenza dei bilanci.

RESOCONTO PROGETTI DI GIUGNO 1998

GHANA - 200 milioni

Ankaful e Cocufu: riconversione di due lebbrosari in ospedali generali.
Nsawam: ristrutturazione del centro ortopedico per bambini.     

Cominciamo da questo progetto perché è quello che ha avuto maggiori difficoltà  di realizzazione e ha subito considerevoli variazioni. Il nostro referente è padre Giorgio Abram, un frate della basilica del Santo, famoso per aver sconfitto la lebbra in Ghana.
Difficoltà  burocratiche l' hanno costretto a congelare il progetto. Ma il male non è venuto per nuocere. «Nel frattempo - ci scrive - ho avuto contatto con altre due gravi urgenze del Ghana: l' ulcera del Buruli e la diffusione dell' Aids tra le ragazzine di strada».
L'ulcera del Buruli è un male recente: deriva dal disboscamento e dal degrado ambientale, è causato da un batterio che vive negli acquitrini, colpisce i bambini, specie agli arti. Appare con un nodulo che si ingrandisce e si ulcera fino alla perdita spontanea dell' arto o, se appare nel viso, allo sfiguramento dei tratti e alla perdita degli occhi. Nella zona interessata, Ga District, non ci sono servizi sanitari adeguati e la popolazione non ha i mezzi per recarsi al più vicino ospedale e mantenervi l' ammalato.
L'aumento dell' Aids tra le ragazzine di strada di Awiaso Junction, al confine meridionale tra Ghana e Costa D' Avorio, è dovuto all' estrema povertà  della zona. Non ci sono né scuola né lavoro per le piccole dai 12 ai 19 anni. Uomini senza scrupoli le invitano a recarsi in Costa d' Avorio con la promessa di un impiego, ma in realtà  le rendono prostitute schiave. Le rilasciano sole e più povere di prima, solo quando la malattia le ha consumate.
Vista la situazione di estrema urgenza, la Caritas antoniana ha consentito che i soldi dei progetti di giugno 1998, destinati al Ghana, 200 milioni di lire in tutto, fossero utilizzati in questi due ambiti. Ed ecco i risultati.
- Ad Amasaman, nel distretto di Ga, vicino all' unico ambulatorio medico già  esistente, sono stati costruiti una sala operatoria e un reparto di degenza per i bambini affetti da ulcera del Buruli. Gli unici modi per guarire la malattia sono: asportare i noduli prima che si ulcerino e curare pazientemente le piaghe fino alla guarigione.
- Ad Anyinasi, Awiaso Junction, su un terreno della missione cattolica di Eikwe, diretto da una congregazione di suore tedesche, è sorto l'Anyinasi vocational institute, un istituto di formazione professionale per ragazze. Quest' ultime, imparando un mestiere, non saranno più costrette ad emigrare, evitando la sorte della prostituzione. Alcune aule già  c' erano; la Caritas antoniana ha costruito il convitto per le ragazze, l' edificio con i servizi e i dormitori per gli insegnanti.

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KENYA - 200 milioni

Nairobi: progetto Kivuli per bambini di strada

Il curatore del progetto è padre Kizito Sesana, premio Raoul Follereau 1997, missionario e giornalista di Lecco, da oltre 13 anni in Kenya. Il progetto Kivuli, che significa «riparo, ombra» in lingua kiswahili, è nato per iniziativa di un gruppo di giovani giornalisti kenioti, preoccupati per il crescente numero di bambini di strada a Nairobi. Un fenomeno nuovo, causato dalla modernità . La priorità  dei valori economici ha sgretolato la tradizione della famiglia allargata, annullando la solidarietà  di clan. Come risultato più di 300 mila minori vivono soli o in condizioni di semiabbandono.
Prima dell' aiuto della Caritas antoniana,esisteva il primo nucleo del progetto: una casa di accoglienza per 30 bambini di strada, che avevano già  accettato un programma di recupero. Ma come fare in modo di estendere accoglienza, servizi e formazione alle migliaia di bambini abbandonati? Per rispondere a questa esigenza, la Caritas antoniana ha stanziato 200 milioni di lire per finanziare due fasi del progetto:
- la costruzione di un edificio di 240 metri quadrati per la formazione professionale;
- un programma di recupero aperto a tutti i bambini abbandonati. Tre assistenti sociali frequentano a tempo pieno i quartieri poveri, cercando di coinvolgere bambini e ragazzi nelle attività  formative e ricreative del centro.

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GUATEMALA 360 milioni

Antigua: progetto per bambini malnutriti e con gravi handicap fisici e mentali.

Il progetto è in mano a fra Giuseppe Contran, un coraggioso e mite francescano, direttore ad Antigua dell' «Obras sociales Hermano Pedro», unico rifugio in tutto il Guatemala per gli ultimi degli ultimi: bambini cerebrolesi e con gravi malformazioni, vecchi con Alzheimer o Parkinson, giovani paraplegici. Più di 500 persone con malattie invalidanti e incurabili.
I bisogni erano molti e non potevamo assumerci oneri esagerati rispetto alle risorse a disposizione. Così abbiamo chiesto a fra Contran di limitare il nostro intervento ai bambini. Servivano urgentemente dei macchinari salvavita, del personale specializzato, la ristrutturazione di un laboratorio e un intero reparto da destinare ai bambini denutriti, alla terapia intensiva e alle malattie infettive. Nonostante la scelta, il costo è stato ugualmente elevato: 360 milioni di lire. Ci sono stati anche ritardi a causa dell' uragano Mitch. Alla fine tutto si è concluso secondo gli accordi. Ecco cosa è stato effettivamente realizzato con la cifra stabilita:
- lo stipendio per un anno di un pediatra, un nutrizionista, una logopedista e un' infermiera;
- la ristrutturazione del laboratorio: materiale da costruzione, salari e materiale per il laboratorio;
- costruzione di un secondo piano di 240 metri quadri (su un edificio già  esistente) da destinare ai bambini denutriti, agli infettivi e alla terapia intensiva.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017