SORELLA ARTE

Robert Carroll, pittore americano di origine scozzese-irlandese, ha illustrato con dieci incisioni il Cantico delle Creature di san Francesco. Ne ha dedicate due anche a sant’Antonio.
10 Ottobre 1998 | di

Robert Carroll sembra unire due anime: quella dell'arte e quella della scienza. È arrivato alla pittura dopo studi di fisica nucleare e dall'osservazione della natura trae spunti per il suo lavoro di pittore. La sintesi è perfetta, davvero inconsueta nel panorama artistico internazionale: una pennellata che dipinge con realismo gli esseri vegetali e animali in una cornice quasi informale, sicuramente magica. Anche il volto di Carroll, con un sopracciglio che si inarca più dell'altro, sembra suggerire l'idea delle due anime.

Carroll nasce a Painesville, nell'Ohio, nel 1934. Durante il servizio militare alterna lo studio dei missili alla compagnia dei più famosi nomi della beat generation, da Allen Ginsberg a Jack Kerouac. È stato molto amico di Willem De Kooning, uno dei maggiori pittori americani dell'impressionismo astratto, che lo introduce nell'ambiente culturale e artistico italiano quando, all'età  di 25 anni, Carroll lascia l'America per l'Italia. Arrivato a Roma, conosce, e dopo poco sposa, Simona Mastrocinque, allora giovane vedova con un bambino, figlio di Giusto e nipote di Elio Vittorini.

Dal 1983 Carroll dipinge solo la natura, e, per far questo, intraprende una serie di viaggi nei parchi naturali americani ed europei. 'Ci sono luoghi che mi danno una particolare carica - afferma l'artista - . Dinanzi allo stupefacente equilibrio della natura mi sono sentito estremamente umile. Ho sentito di dover, in un certo senso, annullarmi per essere del tutto appagato dalla sensazione di pienezza che un tale ordine mi dava e per essere in grado di tradurla'.

Quei boschi, riprodotti con occhio di scienziato e pennello d'artista, trasmettono naturalmente un senso del sacro, una 'coscienza del divino' che gli indiani Navajo chiamano hambedee. E, casualmente, fotografando il Grand Canyon, Carroll ha scoperto il 'punto del sole sorgente', cioè il luogo dove si entra nella terra (l'ombelico del mondo) per gli indiani d'America.

Proprio la natura ha condotto Carroll a san Francesco, che di essa fu il cantore per eccellenza. La suggestione è stata casuale: l'invito di un amico a realizzare una cartella sul Cantico delle creature. Cartella di incisioni maturata dieci anni dopo.

'San Francesco era - dice l'artista - uno dei pensatori più illuminati della sua epoca. Il suo pensiero, prima di Keplero e di Galileo, era veramente cosmologico, universale, straordinariamente innovativo per quell'epoca. Per questo mi ha affascinato. Penso che il mio credere somigli molto a quello che è stato l'impulso che ha spinto san Francesco a comunicare. La sua idea dell'universo è in qualche modo simile alla mia. Mi ha colpito l'umiltà  con cui lui accettava la manifestazione delle 'forze' della natura. Anche l'artista - continua Carroll - non può avere l'impulso creativo se non è umile, cioè se non rinuncia ad imporre la sua volontà  sugli altri. L'invidia fa perdere il senso del bello e fa giudicare le opere esclusivamente per il valore monetario che potrebbero avere. Mi rattrista molto che i critici migliori siano coscienti di questo, ma non cerchino di frenare l'avanzata del dio-denaro'.

La cartella sul tema del Cantico delle creature è composta da dieci incisioni realizzate con tecnica calcografica, incidendo due lastre trattate con cera e acidi e poi stampando con un torchio. Ogni immagine ha richiesto un mese di lavoro e la finezza del risultato lo testimonia. 'Per me - dice Carroll - fare un quadro è quasi come creare ordine dal caos. Non esiste la casualità , ogni piccolo segno è voluto proprio in quel modo. Nel caso dell'incisione, c'è quasi bisogno di creare il caos prima di creare l'ordine. Devo arrivare a delle cose impreviste, per ottenere la tensione delle immagini che è il giusto equilibrio tra il caos e l'ordine'.

La prima incisione rappresenta la morte: 'Laudato si' , mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente po' skappare', recita il Cantico delle creature. E il pittore ha disegnato un'enorme massa in cui tutte le creature vorticano verso il paradiso, tutte sono spinte naturalmente verso il nuovo. 'Sono partito da qui perché penso che la vita e la morte siano fondamentali. Anche la morte può essere il principio del nuovo'. La chiave di lettura di tutte le incisioni è infatti la ciclicità  della vita, perché nel mondo tutto muore e rinasce.

La seconda è dedicata al sole ('Laudato si' , mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo quale è iorno, et allumini noi per lui'). L'ispirazione per questa incisione gli è venuta da una foresta di cipressi calvi del Sud Carolina, negli Stati Uniti. La foresta, durante tutto l'anno, è impenetrabile e nei mesi invernali piove moltissimo: il terreno è ricoperto da un metro d'acqua, però a un certo punto si asciuga e proprio allora comincia a rinascere la natura. Nella palude più scura un raggio di sole aiuta a germinare la nuova foresta in quei brevi giorni di siccità  che precedono la primavera. 'Ho visitato questa foresta - dice Carroll - nel momento in cui stava scoppiando la vita, era un'esplosione di gemme e di nuovi rami'. Il sole dà  la forza principale per questa rigenerazione e anche la successiva incisione è dedicata al sole: 'Et ellu è bellu et radiante cum grande splendore; de te, Altissimo, porta significatione'. Questa grafica si ispira alla Florida: alla grande prateria ('everglades') a pelo d'acqua ('pa hee ochi' che per gli indiani significa 'mare d'erba') attraversata da grandi fiumi di acqua dolce e poco profondi, sulle cui sponde crescono le piante di legno duro che fanno da argine protettivo a quell'immenso mare d'erba. Il sole illumina questa prateria e gli animali nell'acqua dolce riescono a sopravvivere, riproponendo così il tema della ciclicità  della vita.

La quarta è dedicata al fuoco ('Laudato si' , mi' Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte: et ello è bello et iocundo et robustoso et forte'). Non un fuoco distruttivo, bensì protagonista di una storia affascinante: la riproduzione delle sequoie, gli alberi più grandi della terra che possono raggiungere i 120 metri di altezza e i 15 di diametro e possono vivere fino a 4 mila anni, ma per rigenerarsi hanno bisogno del fuoco. Infatti i fulmini sono attratti dalla loro imponente massa nelle alte cime della Sierra Nevada in California e, incendiando la cima, fanno cadere le pigne sul suolo. Il fuoco si spegne da solo perché la corteccia è intrisa di una sostanza ininfiammabile. Ma intanto le ceneri calde e le pigne si aprono una breccia nel suolo innevato, gettando così le premesse per la rinascita della vita.

Un altra è dedicata al vento ('Laudato si' , mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dà i sostentamento'). Per il vento, Carroll ha pensato al Cap Cay, una piccola isola nella baia del Messico, rifugio ideale per uccelli migratori che con i loro escrementi aumentano la fertilità  del suolo. Il vento arriva in forma di fortissime tempeste e uragani e distrugge le foreste di mangrovie, piante con una forza vitale incredibile. L'acqua copre il suolo fertilissimo e le tempeste di vento distruggono tutto. Ma questa distruzione porta poi a una crescita ancora più rigogliosa.

Per la terra ('Laudato si' , mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba'), Carroll si è ispirato al delta del Po, con Ferrara sullo sfondo. Tra l'altro a Carroll è stata affidata la realizzazione di una multivisione (diverse immagini proiettate da più proiettori) per la torre del parco della Mesola, per cui l'artista ha già  realizzato degli acrilici deliziosi nei quali fonde - come dicevamo - il realismo degli animali alla magia onirica dello sfondo.

Con la luna e le stelle ('Laudato si' , mi' Signore, per sora luna et le stelle: in celu l' ai formate clarire et pretiose et belle') c'è anche san Francesco, tra pantegane, lepri, topi, civette, leoni, una mucca, delle gru... Il santo, quando ha composto il Cantico, era sofferente, ma, nonostante i tormenti terreni, ha potuto immaginare l'universo in tutta la sua immensità . È proprio un esempio della grandezza del suo pensiero. 'Una volta uno scienziato mi ha detto che l'intelligenza dell'uomo si può misurare conoscendo la sua immagine dell'infinito - dice Carroll - . Spesso lo sforzo mentale che si deve fare per superare una situazione di sofferenza spinge a considerazioni universali. Come è possibile che Keplero, senza nessuno strumento, abbia potuto indovinare l'orbita di Marte? Sono pensieri giganteschi, quasi sovrumani. Come quelli di san Francesco'.

Per l'infermità  e la sofferenza ('Laudato si' , mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore et sostengo infirmitate et tribolatione') l'artista ha voluto ricordare Liza, una schiava africana morta a 118 anni. Nell'incisione si vede la capanna in Georgia dove la donna ha vissuto per oltre un secolo. Rapita a 12 anni dalla sua tribù in Africa, poté portare con sé solo due simboli: la ciotola, un segno di abbondanza, e il simbolo della fertilità . Dopo la guerra civile e la liberazione dalla schiavitù, Liza ha deciso di continuare ad abitare nella stessa capanna e dopo la sua morte venne sepolta lì davanti con la ciotola in frantumi (i parenti la rompono quando il proprietario muore).

Elemento fondamentale per la riproduzione della vita è l'acqua ('Laudato si' , mi' Signore, per sora acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta'). Siamo ancora a Cap Cay, le tempeste che distruggono le foreste di mangrovie spargono i germogli che nelle calde acque del golfo rinascono più forti di prima.

L'ultima incisione è dedicata alla pace. 'Beati quelli ke'l sosterranno in pace ka da te, Altissimo, sirano incoronati'. L'osservazione di Waldon Pond, nel Massachusetts, dove Emerson meditò il suo poema Foglie d'erba, ha suggerito a Carroll la pace.

'Io non ho voluto - spiega alla fine Carroll - illustrare il Cantico delle creature, ho voluto portare le persone che vedranno queste immagini al pensiero di san Francesco. Trasferire in situazioni nuove il pensiero del santo di Assisi'.

E una volta entrato in confidenza con il tema, Carroll si è rivolto ad Antonio, seguace e confratello di Francesco. 'Forse per stemperarne un poco la grandezza o forse perché mi sento più vicino a sant'Antonio che a san Francesco, nel senso che Antonio, indole tormentata, è arrivato a Francesco attraverso gli studi'. Ad Antonio è ispirata un'incisione con un giglio, nato nel giardino di casa a Ronchi, in Toscana. Un giglio cresciuto spontanea-mente come naturalmente sono nate queste bellissime incisioni.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017