Sos acqua

Gli italiani sono tra i più spreconi al mondo di un bene che comincia a scarseggiare: il basso prezzo ne facilita un uso improprio. Ora l’Italia è impegnata a promuovere una campagna per creare una cultura dell’acqua, perché senza acqua non ci sarà vita.
11 Gennaio 2000 | di

Quanta acqua pensate di consumare in un anno? Per quanto vi sforziate, molto probabilmente non arriverete mai ad avvicinarvi, neanche lontanamente, alla cifra reale: minimo, ce ne vogliono 500 metri cubi l'anno, il che significa la bellezza di 500 mila litri! Ma è il minimo appunto, perché poi ci sono gli spreconi (tra cui noi italiani) che in realtà  ne utilizzano più del doppio. In Italia si arriva a 1000 metri cubi, negli Stati Uniti e in Canada, addirittura, a 1800-1900.
A noi, cui basta aprire un rubinetto, l'acqua sembra talmente a portata di mano e talmente scontata che ci viene naturale considerarla una risorsa praticamente illimitata. E invece no: già  oggi, 28 milioni di persone nel solo bacino del Mediterraneo vivono al di sotto di quella soglia minima dei 500 metri cubi l'anno prima indicata. Nel contempo, gli esperti demografici ci preannunciano che da qui al 2025, sempre nell'area del Mediterraneo, la popolazione crescerà  almeno di altri 90 milioni di abitanti. Il che significa che il problema è destinato ad aggravarsi.

 È un problema complesso, certo legato al clima (è evidente che nei paesi caldi l'esigenza di acqua è superiore), ma anche alle cattive abitudini e, in parte, pure al costo bassissimo. Giusto per capirci, in Italia l'acqua la paghiamo appena 1512 lire al metro cubo. Solo in altri tre paesi al mondo, tra quelli sviluppati, si spende di meno: in Corea, dove ci si ferma addirittura a 612 lire; in Canada, dove si è a quota 1260; e in Ungheria, dove la tariffa è di 1476 lire.
Consumiamo acqua per svariati motivi, compreso il dar da bere al giardino o il lavare la macchina. Ma anche se ci limitiamo ai soli usi domestici (quindi ai consumi legati all'alimentazione e all'igiene), noi italiani ci riveliamo tra i più spreconi: arriviamo, infatti, a 213 litri al giorno, e siamo i secondi al mondo dietro alla sola Australia (dove siamo a 268 litri). In Gran Bretagna, per fare un paragone con realtà  a noi vicine, ci si ferma a 153 litri, in Francia a 137, in Germania a 129.
In futuro ci sarà  sempre più bisogno di acqua, tanto che qualcuno l'ha già  ribattezzata «oro bianco». E proprio in virtù di questa convinzione, 27 paesi europei e del bacino mediterraneo si sono messi assieme per predisporre un piano in grado di affrontare al meglio il previsto grande deficit della risorsa idrica, non solo sotto il profilo della quantità , ma anche sotto quello della qualità  delle acque e del fenomeno della desertificazione, che ogni anno sottrae grandi aree all'irrigazione, al verde, alle coltivazioni, alle foreste.
Si tratta di uno sforzo economico ingente, se solo si pensa che la Banca europea per gli investimenti ha destinato, negli ultimi cinque anni, poco meno di 2 mila miliardi di lire a progetti per la gestione delle risorse idriche nei paesi del Mediterraneo, mentre la Commissione europea ha stanziato circa 10 mila miliardi nello stesso periodo per sostenere lo sviluppo dei paesi partner del Mediterraneo. Dal canto suo, la Banca mondiale, negli ultimi tre anni, ha concesso prestiti per 300 miliardi a progetti nei settori delle risorse idriche e della depurazione.
L'Italia si è candidata ad assumere un ruolo di traino in questa operazione, in particolare attraverso la promozione e lo sviluppo di una vera e propria cultura dell'acqua, affidata a una campagna di sensibilizzazione che raggiunga non solo chi gestisce la risorsa idrica, ma anche e soprattutto chi ne fa uso. Cioè, tutti noi: se manca l'«oro nero», vale a dire la benzina, bene o male a piedi ci si può comunque spostare; ma se viene meno l'«oro bianco», appunto l'acqua, è il motore-uomo che fa cilecca. E a quel punto, non c'è meccanico che tenga.

 

   
   
«APOLLO 11»: ATTIVISSIMO      

Apollo è vivo e vegeto: il numero 11, per la precisione, cioè la sonda che trent'anni fa fu protagonista della spedizione sulla Luna. Dopo tutto questo periodo, continuano ad arrivare sulla Terra dati preziosi dalle apparecchiature a suo tempo installate dagli astronauti sulla superficie del nostro satellite. Tra la massa di informazioni, c'è in particolare l'indicazione che la Luna si sta allontanando dalla Terra di quasi quattro centimetri - anno, e che il nostro pianeta sta cambiando forma a causa del peso dei ghiacciai sui continenti nel corso dell'ultima era glaciale.
L'attivismo di «Apollo 11» è merito di un sistema laser progettato per riflettere gli impulsi luminosi inviati dalla Terra, e quindi riuscire a determinare il tempo che essi impiegano a raggiungere la Luna e tornare indietro. In questo modo, si può anche stabilire l'esatta distanza tra i due corpi celesti. Come altri esperimenti lunari, non richiede potenza, il che spiega perché il sistema sia ancora in piena attività  di servizio.

 


   
   
SOTTO IL MARE A CACCIA DI NEUTRINI      

F inora se ne erano visti un po' dappertutto, ma non in acqua. Adesso anche questa lacuna è colmata: verranno installati sotto il mare, a migliaia di metri di profondità , speciali telescopi in grado di captare la presenza dei neutrini, le misteriose particelle che da anni sono oggetto di studio da parte dei ricercatori di tutto il mondo. Nel Mediterraneo, i telescopi sottomarini saranno due: uno sui fondali vicino a Catania, e l'altro a sud-est di Marsiglia.
Questa scena insolita è dovuta al fatto che il mare svolge un'azione di rivelatore e, al tempo stesso, di schermo per cogliere, grazie all'impiego di sofisticate apparecchiature, la presenza delle particelle. Infatti, quando i neutrini entrano a contatto con la Terra, si generano i cosiddetti muoni, cioè particelle cariche come gli elettroni, ma più pesanti, che irradiano luce. Inoltre, la massa d'acqua fa da schermo per tutti gli altri raggi cosmici, e ciò che arriva al telescopio sotto il mare sono per l'appunto i neutrini. La conoscenza più approfondita di queste particelle dovrebbe aiutare gli scienziati a svelare misteri dell'universo non ancora decifrati.

 

   
   
MARI INQUINATI: 3 MILIONI DI ANNI FA...      

L'inquinamento dei mari?
Certo, è colpa delle petroliere, dei fuoribordo, degli scarichi industriali, di tutto l'accidente che vogliamo. Ma non solo: un gruppo di ricercatori europei ha scoperto che ben 3 milioni di anni fa, nel Mediterraneo orientale si era verificato un processo inquinante da cui era stato generato idrogeno solforato, una sostanza velenosa di cui sono state rinvenute tracce nel sottosuolo marino, a una profondità  compresa tra i 50 e i 100 metri.
Secondo gli studiosi, il fenomeno sarebbe stato legato a una serie di drastici mutamenti del clima verificatisi nel Pliocene, appunto 3 milioni di anni fa, in seguito al cambiamento della posizione del Sole rispetto alla Terra. In quell'epoca, il clima era molto umido, e grandi quantità  di acqua e di nutrienti venivano immesse nei mari dai fiumi che vi sfociavano; questo accentuava il processo di crescita delle alghe che, a causa della ridotta circolazione, morivano in fretta. Quindi il materiale organico si decomponeva, esaurendo l'ossigeno e liberando, appunto, idrogeno solforato.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017