Sotto il peso del mondo

09 Giugno 2000 | di
       
   

Un genocidio silenzioso ha ucciso 100 milioni di donne nel mondo. Il 70 per cento dei poveri e i due terzi degli analfabeti appartengono al sesso femminile. Eppure alle donne è affidata la conservazione e la cura della vita nonché il peso economico del funzionamento della società . Ecco perché la loro emancipazione economica e     sociale può essere la chiave di volta contro povertà  e sottosviluppo.   

 

   

Indice dei progetti
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     India:
Bambine di strada
  Principessine tristi         
               

Uganda:
  La parola alle donne
  Microcredito in natura
                

Timor Est,
un anno dopo
Sulle orme di madre Erminia            

  I l più povero ed emarginato popolo della terra non vive in un solo paese né parla la stessa lingua. Attraversa dolente tutte le latitudini e tutte le culture. Ha alle spalle secoli di silenzio, di abbandono e di omertà . È il popolo delle donne e delle bambine. Cifre delle Nazioni Unite tracciano un quadro impietoso: il 70 per cento dei poveri e i due terzi degli analfabeti nel mondo sono donne. Ma ci sono altre cifre,       cifre terribili, che fanno pensare al genocidio: secondo l`€™economista indiano Amartya Sen, premio Nobel per l`€™economia 1998, sarebbero circa 100 milioni, cioè quasi il corrispondente di due Italie, le donne «mancanti» in India e in Africa, cioè le donne che statisticamente ci dovrebbero essere ma nessuno sa dove sono, con ogni probabilità  morte prematuramente, uccise o addirittura mai nate per il solo fatto di appartenere al sesso femminile. Sì, perché in vaste regioni del mondo nascere donna è una condanna. In India su un campione di 8 mila aborti registrati, 7999 riguardavano feti femmina.

Così deboli, così importanti
Un dato scandaloso che da solo testimonia la tragica verità  sulla condizione femminile nel mondo. Condizione che ha in sé un`€™incredibile contraddizione: da un lato, le donne non hanno accesso alle minime risorse, dall`€™altro, sulle donne grava la maggior parte del peso economico del funzionamento della società . Secondo stime delle Nazioni Unite, 828 milioni di donne svolgono nel mondo i due terzi del lavoro ricevendo in cambio 1 decimo del reddito mondiale e possedendo solo 1 centesimo dei beni disponibili.
Ma non è l`€™unico vantaggio per l`€™umanità : il lavoro domestico, secondo le Nazioni Unite, rappresenta dal 10 al 35 per cento del prodotto interno lordo del mondo.
Sulle spalle delle donne c`€™è tutto quel lavoro non riconosciuto, ma fondamentale, che va dall`€™educazione e il sostentamento dei figli alla cura dei malati e degli anziani.
Nei paesi in via di sviluppo, le donne che lavorano in casa si fanno carico del 70, 80 per cento dell`€™assistenza sanitaria e garantiscono i tre quarti del cibo prodotto annualmente.
Così emarginate eppure così indispensabili, le donne pagano lo scotto di vivere in culture basate sull`€™atavica predominanza del sesso maschile. La discriminazione si intesse con l`€™ignoranza, con la consuetudine, con la riduzione delle donne a oggetto di possesso.
Ne è una prova eclatante la pratica delle mutilazioni genitali femminili comuni a molte culture, una specie di iniziazione all`€™età  matura che è invece un controllo sulla sessualità  femminile. Le mutilazioni sono fatte in tenera età  senza anestesia e senza sterilizzazione, causano gravi malattie e parti a rischio. Oltre 120 milioni di donne le hanno già  subite mentre due milioni di bambine ogni anno rischiano di subirle.
Ma spesso la disuguaglianza travalica le consuetudini tribali e diventa addirittura legge dello stato. Per esempio in Nepal la donna non sposata non ha il diritto di registrare il proprio figlio all`€™anagrafe. In Pakistan una donna violentata può ottenere giustizia solo se quattro maschi musulmani testimoniano di aver assistito al fatto. In Afganistan le donne non possono lavorare e studiare per legge.

   
   

   

Il mea culpa della chiesa
«P reghiamo per tutti quelli che sono stati offesi nella loro dignità  umana...; per le donne troppo spesso umiliate ed emarginate, e riconosciamo le forme di acquiescenza di cui anche i cristiani si sono resi colpevoli».
Preghiera pronunciata dal cardinale Francis Arinze in  occasione della «Purificazione della memoria», giorno in cui la Chiesa ha  chiesto perdono per i peccati che i cristiani hanno commesso nel corso dei  secoli.
  Donne chiavi di sviluppo
T ra tutti i mali che le donne  stanno subendo nel mondo, due sono particolarmente gravi perché inficiano non soltanto l`€™oggi ma il futuro d`€™intere generazioni di donne e quindi il futuro di generazioni di bambini. Sono la scarsa attenzione per la salute e il non accesso all`€™educazione scolastica e professionale.
I due aspetti non sono che la faccia di un`€™unica     medaglia.
   
   
P artiamo dalla salute: ogni giorno 1600 donne muoiono per cause collegate alla gravidanza o al parto, per ogni deceduta almeno 13 donne vedranno la loro salute seriamente compromessa dalla gravidanza. Le mlattie sessualmente trasmesse colpiscono le donne in una misura cinque volte maggiore rispetto agli uomini. Impressionante l`€™esplosione dell`€™Aids: per ogni ragazzo che ha contratto Hiv ci sono sei ragazze contagiate. La maggiore vulnerabilità  alle malattie non è un fatto genetico.
Anzi ormai è dimostrato che le donne sono biologicamente programmate per vivere più a lungo degli uomini. Anche in questo caso la differenza è tutta culturale: le società  attribuiscono minor valore alle bambine, facendo sì che le famiglie non spendano risorse per nutrirle o urarle. Frequentissime le anemie, alla base di molte morti per parto. Si aggiunga a ciò il clima di violenza, gli stupri, le botte, lo sfruttamento sessuale, un numero altissimo di ore di lavoro e di parti.
Oltre alla alute, l`€™altro grave problema è l`€™analfabetismo e la mancanza di formazione professionale. Due analfabeti su tre sono donne e ciò ha conseguenze pesantissime.
Anche in questo caso, sono spesso i genitori che scelgono di mandare a scuola i figli maschi perché le femmine sono più utili in casa nei lavori domestici o nella cura dei fratellini più piccoli. In altri casi le regole culturali costringono le adolescenti a stare in casa per non compromettere l`€™onore della famiglia.
Ciò le spinge a sposarsi il più presto possibile. L`€™età  media del matrimonio per le ragazze è 14 anni in Bangladesh, 16 anni in Senegal, 17 in Nigeria e 19 in Egitto. In altri casi ancora, le discriminazioni all`€™interno delle classi scolastiche portano le bambine ad abbandonare più facilmente la cuola.
Spesso sia i maschietti sia le bambine sono costretti a lavorare, ma persino in quest`€™ambito di emarginazione, le bambine hanno `€™ultimo posto. I ragazzi, svolgendo un`€™attività  fuori casa, hanno la       possibilità  di allargare i loro orizzonti, le ragazze, obbligate a mansioni domestiche o impiegate come serve, maturano esperienze molto limitate.
In più la ragazza sente sulla sua pelle il poco valore che la società  le attribuisce e s`€™insinua in lei, insieme alla docilità  forzata, la disistima.
La scarsa scolarità  è causa di gravi problemi non solo per la donna.
Una donna ignorante e inconsapevole non avrà  conoscenze sufficienti per educare i suoi figli, prevenire le malattie, preparare i cibi, avere un lavoro più qualificato e remunerato e dare valore alla scuola. Atteggiamenti che perpetrano inconsapevolmente non solo l`€™assurda discriminazione delle donne, ma il sottosviluppo di intere popolazioni in vaste zone del mondo.
     
               
                   

                   

                   

Ogni giorno seimila ragazzine subiscono la mutilazione ai genitali, mentre ogni minuto muore una donna per complicazioni legate alla gravidanza. Il 75 per  cento dei rifugiati nel mondo sono donne.
Durante i conflitti             donne e bambini sono costretti a servitù forzata o venduti come  schiavi.
Il 90 per cento della forza lavoro rurale femminile è catalogata come «casalinghe». Eppure le donne producono l`€™80 per cento del cibo del pianeta.

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017