Spiritualità formato famiglia

Alla scoperta dei centri che aiutano gli sposi a comprendere la bellezza e l’originalità della vocazione coniugale.
23 Marzo 2012 | di

 «Buon travaglio!» esclama don Piero. L’augurio non è rivolto a una donna in prossimità del parto, ma a coppie di sposi e fidanzati che, ascoltata una catechesi sulla diversità nella famiglia, si accingono a meditare, prima da soli e poi a due. Il «travaglio» simboleggia la fatica del lavoro interiore che tocca tasti delicati, magari rimossi o arrugginiti, e al tempo stesso la nascita gioiosa di una nuova consapevolezza nel prendersi cura l’uno dell’altro. Siamo a Sant’Angelo in Vado, nelle colline dell’entroterra marchigiano tra Urbino e Sansepolcro. Su un rilievo isolato, che domina un bel tratto dell’alta valle del Metauro, sorge l’«eremo per famiglie» di Caresto (www.caresto.it). Il nome deriva dal minuscolo borgo sulle rovine del quale, nel 1972, un pugno di volontari guidati da don Piero Pasquini fondò questo speciale «rifugio» dove far prendere una boccata di ossigeno a tante relazioni famigliari, fornendo nutrimento spirituale al matrimonio.

L’esperienza di Caresto è solo una – la più «antica», probabilmente – tra le risposte che la Chiesa italiana offre alla crescente domanda di spiritualità coniugale. Infatti, nel corso degli anni, la gran parte delle diocesi si è attrezzata con servizi di pastorale famigliare più o meno attivi e propositivi; le associazioni cattoliche e i movimenti ecclesiali hanno espresso particolari iniziative di cura per le famiglie aderenti; sono sorti gruppi o movimenti specifici, come «Equipes Notre-Dame» o «Incontro Matrimoniale».
Di seguito proponiamo invece, senza pretesa di completezza, un itinerario più specifico tra i centri di spiritualità famigliare in Italia. L’obiettivo è offrire alle famiglie indirizzi utili per trovare ascolto, occasioni di preghiera e proposte formative mirate, luoghi dove alimentare la vocazione alla coniugalità, nel suo nascere, svilupparsi e nelle eventuali difficoltà.
 
Aria nuova nella Chiesa
Fino a qualche decennio fa, la situazione nel mondo cristiano era molto diversa e non solo perché i cosiddetti «corsi per fidanzati» non c’erano o non erano ancora obbligatori. Da qualche tempo, infatti, la sensibilità è mutata, e la ricerca di opportunità formative o di spiritualità si è fatta più pressante. Due i fattori che rinfocolano questa dinamica. Nel primo caso si tratta di una reazione a un quadro negativo: a livello sociale il modello famigliare non è più sostenuto, mentre proliferano le spinte alternative deresponsabilizzanti. Di conseguenza, chi sceglie o ha già scelto di sposarsi cerca di rafforzare la propria unione con occasioni di «formazione continua», in modo simile e parallelo a quanto avviene per il cammino di fede.

D’altra parte, ed è il secondo fattore, in positivo si registra un’attenzione crescente alla spiritualità della coppia, nel contesto di una rinnovata consapevolezza dei laici adulti che la vocazione al matrimonio è davvero una strada alla santità.
Ma non si tratta solo di un movimento dal basso, anzi. La Chiesa negli ultimi anni ha proposto la venerazione di figure come gli sposi Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini (beatificati nel 2001) e di Gianna Beretta Molla (canonizzata nel 2004), mentre Giovanni Paolo II e Benedetto XVI più volte hanno espresso il loro amore per la famiglia con pronunciamenti, discorsi e documenti, dalla Familiaris Consortio in poi.
 
Concretezza spirituale
Ma torniamo a Caresto. Di qui passano circa 1.300 famiglie l’anno, oltre a quelle che l’équipe dei formatori incontra «in trasferta» ogni fine settimana, nelle parrocchie che ne fanno richiesta. I temi sono molteplici: si va dal perdono al lavoro, dal conflitto alla sessualità... I testi degli incontri sono tutti pubblicati dall’editore Gribaudo. «I nostri esercizi spirituali nascono dall’ascolto delle esigenze delle famiglie – spiega don Piero –. Sono provocazioni che vogliono ottenere una reazione positiva, far capire la bellezza della relazione con Dio prima di tutto, per lasciarsi illuminare dalla gioia del Risorto». Lo stile è concreto, incarnato, il linguaggio usato è alla portata di tutti: dà nomi nuovi a esperienze già vissute. Scriveva nel 2002 monsignor Dante Lanfranconi, vescovo di Cremona e presidente della Commissione regionale per la famiglia e la vita: «Va riconosciuto a Caresto l’impegno, condiviso anche da altre istituzioni ed esperienze, di sfatare l’immaginario evocato spesso dal termine “spiritualità”, quasi fosse qualcosa di vago e inafferrabile, oppure di orizzonti eccedenti le comuni aspirazioni e possibilità, e pertanto riservati a pochi eletti».

Infatti a Caresto si incontrano le coppie più diverse: oltre ai giovani, ci sono coniugi maturi magari alle prese con la fase del «nido vuoto» dopo la partenza dei figli da casa, o con le difficoltà dei figli adolescenti o, ancora, con i problemi legati alla mancanza di lavoro di uno dei due coniugi… Ma, oltre ai tanti problemi concreti che bussano alla porta di questi centri, non mancano le novità positive: «Negli anni – conclude don Piero – abbiamo apprezzato il progressivo coinvolgimento maschile: gli argomenti familiari, di relazione, non sono più percepiti come esclusivamente femminili».
 
Le famiglie ad Assisi
Non sono molti i chilometri che separano Caresto da Assisi, in Umbria, in prima linea nelle proposte per famiglie e fidanzati. Ad esempio, con i corsi organizzati dai frati minori a Santa Maria degli Angeli, dai titoli come: «Agape: questo matrimonio s’ha da fare?»; «Aquila e Priscilla: come sopravvivere ai primi sette anni di matrimonio?»; «Difficoltà e sofferenze nella vita di coppia e di famiglia a partire dal Libro di Giobbe».
Nella vicina Casa Frate Jacopa sono le suore francescane alcantarine a proporre un fitto calendario di appuntamenti per giovani, tra cui «Cana di Galilea» e «I fondamenti dell’amore umano», specifici per fidanzati (www.alcantarine.org).

Per le famiglie entro i primi quindici anni di matrimonio, invece, è attiva, in centro ad Assisi, la fraternità «Casa Madonna della Pace», con il seminario «La casa sulla roccia», a marzo e settembre. Spiega suor Antonella Frisoli, responsabile dell’accoglienza: «Alla luce della Parola di Dio, rileggiamo le fondamenta del matrimonio cristiano. È dal 2009 che ci siamo impegnate in questo, a partire dalle sollecitazioni che le stesse famiglie ci lanciavano. C’è una grande sete di approfondire la vocazione sponsale». La pastorale familiare delle alcantarine si è sviluppata poi in un itinerario specifico chiamato «Progetto Nazaret», che ha i suoi centri propulsori a Loreto, Bari e Scafati, in provincia di Salerno.
Ma restiamo ancora nella città di Francesco e Chiara. Proprio mentre questo articolo va in stampa, si sta celebrando «Famiglie verso Assisi», la quattro giorni di convegno nazionale che da ventidue anni si tiene al Sacro Convento, in concomitanza con la domenica delle Palme. «Vivere la coppia e la famiglia sulle orme di san Francesco per servire, donare, e lodare Dio nella gioia» è il tema del 2012, a cura del Centro nazionale unitario di pastorale giovanile e vocazionale dei frati minori conventuali (www.cnpgv.it). Racconta il responsabile, fra Antonello Fanelli: «Vengono famiglie da tutta Italia. Con questa iniziativa, che vede la partecipazione anche di don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale della famiglia, si cerca di aiutare le coppie a mantenere vivo il percorso di fede». I bambini vivono alcuni momenti a loro dedicati, mentre altri li passano insieme ai genitori, in una grande festa che ha il suo apice nella cerimonia delle Palme, con la processione tra la Basilica superiore e quella inferiore. Un mese dopo, dal 21 al 25 aprile, è la volta dei fidanzati, con un convegno loro dedicato, anche questo alla ventiduesima edizione.
 
La Casa della Tenerezza
Spostandoci di qualche chilometro ancora, arriviamo a Perugia. Nel capoluogo umbro ha sede la «Casa della Tenerezza» (www.casadellatenerezza.it), centro familiare fondato nel 2000 da don Carlo Rocchetta – già docente di Sacramentaria alla Pontificia Università Gregoriana e alla Facoltà teologica di Firenze – per concretizzare la teologia della tenerezza, intuizione sviluppata nell’omonimo libro. Il centro oggi è, come spiega don Carlo, «una “famiglia di famiglie” comprendente, oltre a me, due consacrate laiche, nove coppie e i loro ventinove figli. Ogni nucleo vive per conto proprio, versa il 10 per cento delle sue risorse nella cassa comune e partecipa ai momenti di condivisione».

La Casa della Tenerezza è quindi una comunità di vita, ma anche di servizio. Si studia la teologia della famiglia, pubblicando i risultati in una collana edita dalle Dehoniane. Si testimonia la spiritualità della tenerezza con incontri e iniziative nelle diocesi. Si accompagnano coppie in difficoltà «con circa 150 colloqui al mese – precisa il sacerdote –. Un buon 60 per cento di loro riesce a superare la crisi. Infine siamo “scuola di tenerezza”, mediante attività per fidanzati, sposi, separati, incontrando un migliaio di coppie l’anno». Un impegno del genere coinvolge a diverso titolo tutta la comunità, come sottolinea don Carlo: «Credo molto nella corresponsabilità tra pastori e sposi. È uno degli aspetti fondamentali del Concilio e del futuro della Chiesa. Proprio per questo la Casa della Tenerezza è mista: vivono insieme diverse vocazioni, e speriamo che col tempo altri presbiteri, diaconi e consacrati possano entrare».
 
Sant’Antonio di Boves
Di spiritualità familiare si parlerà anche a Milano, nel prossimo Incontro mondiale delle famiglie. In particolare, nel pomeriggio dell’1 giugno, con la tavola rotonda «La famiglia e il bisogno di spiritualità: figure ed esperienze», cui parteciperanno tra gli altri don Carlo Rocchetta e i coniugi Maria Grazia e Umberto Bovani. Questa famiglia piemontese anima un centro di spiritualità domestica che almeno nel nome ci riguarda da vicino, visto che è dedicato al Santo di Padova. Parliamo del Santuario di Sant’Antonio di Boves (www.santantonioboves.it), non lontano da Cuneo. Racconta Umberto Bovani: «Sognavamo di recuperare una struttura abbandonata dalla nostra chiesa locale e di farne un luogo dove proporre percorsi di spiritualità laicale.

Nel 1996, mentre eravamo ancora fidanzati, l’allora vescovo Carlo Aliprandi ci diede fiducia, concedendoci per quarant’anni in comodato d’uso il Santuario, che era in avanzato stato di degrado. Ce ne siamo presi cura, venendoci ad abitare e proponendo poi attività di formazione spirituale legate all’esperienza di sant’Ignazio». Oggi il centro offre corsi ed esercizi spirituali per coppie o per gruppi, ma anche per singoli. «L’aggettivo “domestico” dice la “domesticità” che si respira qui, sia perché noi per primi viviamo una normale dinamica di famiglia, lavorando entrambi come insegnanti e avendo tre figli, sia per lo stile delle nostre proposte». Nel tempo la casa si è radicata, si è creato un ampio giro di famiglie, è cresciuto l’impegno ma anche la fatica, «tant’è che stiamo riflettendo su come conciliare le diverse esigenze e su quale sviluppo potrà avere la nostra esperienza. Confidiamo che il Signore ci indichi la via».
Se c’è una cosa che la spiritualità famigliare insegna è che davvero il «travaglio» non finisce mai.
 
Camposampiero
 
I Santuari antoniani hanno adottato un originale stile pastorale caratterizzato dall’attività di «fraternità familiari», dove vivere e approfondire la spiritualità coniugale.
 
Con la famiglia in nome di Antonio

Sant’Antonio ha sempre avuto a cuore il bene della famiglia. Per capirlo basta recarsi sulla sua Tomba e osservare gli altorilievi in marmo che la circondano: i miracoli narrati riguardano le relazioni tra moglie e marito, con i figli, la vita domestica e via dicendo. Ma anche l’iconografia del Santo con il Bambino Gesù, quasi in braccio a un nuovo san Giuseppe, non racconta forse di un’amorevole familiarità? È risaputo: questa immagine dipende da un fatto prodigioso avvenuto nella cella della Visione, cuore dei Santuari antoniani di Camposampiero (PD).

Proprio qui, in continuità con l’azione di Antonio, ci si prende cura della famiglia. Animatore di questa attenzione privilegiata alla spiritualità coniugale è padre Oliviero Svanera, docente di Teologia morale sessuale e familiare all’Istituto teologico sant’Antonio dottore e alla Facoltà teologica del Triveneto, oltre che rettore dei Santuari antoniani di Camposampiero. «Ho avviato il progetto di spiritualità coniugale e familiare francescano – spiega il religioso – nel 1999, facendo tesoro degli incontri con chi frequentava i nostri ambienti. Da noi una coppia trova due filoni di proposte. Innanzitutto, la formazione, nella quale è attiva la Casa di spiritualità, con un percorso che si sviluppa in due anni di approfondimento dei temi della famiglia, per sposi e per animatori della coppia». L’ultimo appuntamento in programma è per il 13 e 14 aprile, quando i relatori presenteranno vari aspetti della teologia coniugale.

«L’altro ambito di impegno – dice ancora padre Svanera – è più dichiaratamente pastorale. Invitiamo i fidanzati a prendere in mano il loro vissuto di coppia, in un tempo congruo, facendo discernimento della qualità dello stare insieme, e sviluppando il valore cristiano della relazione». Non si tratta solo della preparazione prossima al matrimonio: si cerca anche di favorire la formazione remota, con un percorso che si dipana lungo due anni. Le attività, con l’aiuto degli animatori, si svolgono in piccoli gruppi di circa sette coppie. Nel corso dell’incontro mensile (il pomeriggio o l’intera giornata di domenica) ci si confronta con la Parola di Dio, personalmente, a due, infine tutti insieme. Attualmente frequentano l’itinerario venticinque coppie al primo anno e quindici al secondo. Commenta padre Oliviero: «Nel biennio si ha la possibilità di maturare la scelta di sposarsi con una consapevolezza diversa. Lo dicono le coppie stesse che si sono “date il diritto di sedersi”, di fermarsi a discutere su determinati temi che li riguardano da vicino, mettendosi nelle condizioni di andare in profondità».
 
Ma il percorso non si chiude con la stagione del fidanzamento, come precisa il nostro interlocutore: «Uno degli obiettivi dell’accompagnamento è far uscire il matrimonio dalla sfera privatistica in cui è collocato. Evitare che gli sposi si trovino isolati. Con il sacramento non “finisce tutto”, anzi, si aprono tante nuove prospettive».
È così che si propone alle coppie di continuare a incontrarsi, formando quella che viene definita una «fraternità familiare». Gli appuntamenti sono ancora a cadenza mensile, più un ulteriore momento nelle zone di provenienza. Si alternano temi biblici e francescani, la condivisione e la preghiera, la preparazione e l’ascolto. Dal 1999 a oggi sono nate così sei fraternità, due delle quali seguite da padre Giulio Cattozzo, direttore della Casa di spiritualità, le altre da coppie di animatori e da padre Svanera, che chiarisce: «Se una famiglia è interessata a questo percorso, le viene proposto di inserirsi in una delle fraternità, a seconda degli anni di matrimonio».

Ma a bussare alle porte di Camposampiero sono anche tante persone che stanno vivendo la sofferenza della separazione o del divorzio. Per loro è pensata la «Fraternità dei legami spezzati», un itinerario di accoglienza e accompagnamento spirituale che aiuta a leggere il proprio vissuto alla luce della Parola di Dio anche di fronte al fallimento matrimoniale, ricostruendo un nuovo tessuto di fede e di speranza.
 

Notes
 
Nazaret
 

Nel nome della famiglia, un filo rosso unirà Milano – dove si terrà l’Incontro mondiale delle famiglie – a Nazaret, la città dell’Annunciazione e dell’infanzia di Gesù. Lo ha affermato il cardinal Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia, in occasione della presentazione dell’appuntamento milanese, quando particolare risalto verrà dato all’erigendo «Centro internazionale della Famiglia» di Nazaret. Si tratta di un progetto, affidato ora al movimento «Rinnovamento nello Spirito Santo», lanciato a suo tempo da Giovanni Paolo II e proseguito dall’attuale Pontefice, che l’anno scorso ha benedetto la prima pietra dell’opera.

«Il Centro – ha spiegato il cardinal Antonelli – è pensato come un osservatorio permanente di studio sulla pastorale della famiglia nel mondo. Si comporrà di un auditorium di circa 500 posti; una chiesa della stessa capienza; sale di incontro e di studio; un albergo di circa 100 camere e un ristorante. Vi troverà spazio, inoltre, un centro pastorale diocesano, perché i primi fruitori della struttura saranno i cristiani del Medio Oriente».

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017