Stati Uniti

17 Gennaio 2012 | di

 «Io, stregato dal computer»

Chi pensa che il detto «Unire l’utile al dilettevole» – specie nel campo del lavoro – sia pura illusione dovrà ricredersi. Certo, venire pagati per un lavoro che saremmo disposti a fare gratis è un lusso riservato a pochi. Quando però talento e determinazione non mancano, prima o poi l’obiettivo viene raggiunto. Il mio amore per l’informatica risale all’inizio degli anni ’80, quando in Italia cominciò a diffondersi il Commodore 64, uno dei primi home computer accessibili al pubblico. Ben distante da un normale strumento di gioco, quel misterioso apparecchio poteva eseguire migliaia di calcoli al secondo: l’unico limite era dato dalla fantasia. Ricordo che passavo notti intere a generare immagini digitali di sfere trasparenti che si riflettevano su un pavimento a scacchi. Altre volte rimanevo incantato di fronte ai disegni astratti, creati da certe formule trigonometriche iterate migliaia di volte.
I miei genitori si domandavano se fosse davvero necessario sprecare energie in cose tanto astratte, invece di investirle nello studio. Naturalmente dal loro punto di vista avevano ragione. Ciononostante, si sono sempre fidati del mio istinto, supportando anche le scelte più strane. Del resto, chi avrebbe detto che quell’esercizio così superficiale mi avrebbe condotto a uno dei più affascinanti mestieri che esistano oggi, il visual effect artist?

Romano di nascita (classe 1972), ma genovese di adozione, mi trasferii nella capitale ligure con la famiglia a otto anni. In età universitaria optai per la Facoltà di Ingegneria. Cinque anni più tardi, uno studio di videogiochi, dopo aver notato alcuni miei esperimenti di computer grafica, mi commissionò la realizzazione del video di un gioco sul calcio. Seguirono altre collaborazioni, quindi l’assunzione in uno studio di Tortona. L’anno successivo prestai servizio civile, per poi trasferirmi a Lugano, dove una piccola casa di produzioni televisive mi assunse con un contratto a tempo indeterminato. Fu un vero trampolino di lancio. Grazie a questa esperienza durata cinque anni, mi avvicinai al mondo della pubblicità: se lo spot Ceres Chen vinse il premio Key Awards nel 2006 il merito, in parte, è anche mio. Ma l’avventura che più di tutte ha rivoluzionato la mia carriera rimane quella australiana: a Sydney ho lavorato al film Happy Feet (vincitore del Premio Oscar come miglior film di animazione nel 2006). Da lì sono volato a Londra: due anni intensi in cui mi sono diviso tra le pellicole Batman, the dark knight (secondo classificato agli Oscar per i migliori effetti speciali nel 2008), Le avventure del topino Despereaux, e La bussola d’oro (Premio Oscar per i migliori effetti speciali nel 2007). L’esperienza accumulata negli anni mi ha permesso nel 2008 di approdare alla casa di produzioni DreamWorks animation, a Los Angeles, dove ancora oggi – grazie al fedele supporto del computer – traduco in immagini la mia fantasia.
A.P. 

 
Mamme, lavoratrici e «maestre di religione»

Che si tratti della chiacchierata in famiglia o della lezione di religione a scuola, il risultato non cambia: di fronte al giovane che cerca risposte sulla vita, su Dio e sulla fede, l’adulto rimane quasi sempre spiazzato. Ecco perché Anna Maria Fortunato, una sarta che vive nel New Jersey, e Dina Sacco, impiegata residente nel Queens, hanno deciso di ripartire dagli insegnamenti del Vangelo, condividendoli in famiglia, al lavoro e nelle parrocchie dove prestano servizio. Se educare significa sollevare domande, evitando risposte precostituite, queste «educatrici» hanno raggiunto il loro scopo.
 
«Giovani, non temete il dubbio»
Di professione sarta, Anna Maria Fortunato (nella foto ) è mamma di due figli – Orazio e Gianpaolo – avuti da Giovanni, deceduto recentemente. Sia a Castelvetrano, il suo paese natale in Provincia di Trapani, sia a Ridgewood – nel New Jersey –, dove vive da più di trent’anni, è sempre stata coinvolta nei gruppi di preghiera di sant’Antonio e di Padre Pio. Ogni mese organizza messe, pellegrinaggi e raccoglie offerte per missionari, poveri e malati. Si occupa, in modo particolare, di coordinare i gruppi di preghiera: agli anziani così come ai giovani Anna Maria
spiega che, oltre alle domande semplici e a quelle che richiedono riflessione, ci sono quelle cui nessuno riesce a dare una risposta definitiva. «Col passare degli anni i ragazzi si pongono le stesse domande che si fanno i loro genitori, i loro amici, i filosofi, i capi di Stato e anche il Papa», spiega Anna Maria. Perché la vita? Da dove arriviamo? Perché tutte queste guerre di cui la televisione parla ogni sera? Sono domande che Anna Maria solleva spesso negli incontri di preghiera. Incitando gli «allievi» a porsi sempre nuovi interrogativi, questa «maestra di religione» è convinta che dubbio e fede in Dio possano coesistere senza problemi: «La fede non cancella tutti i dubbi, così come i dubbi non cancellano la fede», sentenzia Anna Maria Fortunato.
 
Maria, la più grande santa
Sposata con Francesco e mamma di Valeria, Pietro e Gaspare, Dina Sacco (nella foto) non si accontenta di fare l’impiegata in uno studio legale di New York. Coordinatrice della società in onore di Maria Santissima del Soccorso – patrona di Castellammare del Golfo, in Provincia di Trapani –, con sede nel Queens, è attiva nella parrocchia di San Pancrazio, dove mira a diffondere la devozione ai santi. «Quando leggiamo la vita della Madonna e dei santi restiamo meravigliati – commenta Dina –. Eppure non stiamo parlando di superdotati, ma di persone normali. Come a loro, anche a noi Dio rivolge l’invito a seguirlo; nessuno è escluso».

Nei gruppi di preghiera a cui partecipa, Dina chiama spesso in causa una lunga schiera di santi più o meno «specializzati»: Tarcisio, Pancrazio e Domenico Savio proteggono i giovani; Agostino, Tommaso d’Acquino e Caterina da Siena i sapienti; Monica, Rita da Cascia e Giovanna de Chantal vegliano sulle mamme; Luigi di Francia, Elisabetta di Portogallo e Stefano di Ungheria su tutti i re e le regine; Cornelio, Sebastiano e Ottavio sui soldati. «Ma la più grande santa è Maria, la mamma di Gesù, la donna che l’ha tenuto tra le braccia e l’ha aiutato a crescere», conclude Dina. «Era con Lui quando Gesù operava miracoli, conosceva i suoi amici. L’ha seguito fino ai piedi della croce e l’ha visto morire. Maria indica il cammino a tutti coloro che cercano Dio».
A.B.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017