Stati Uniti. Dall’Abruzzo a San Diego

21 Febbraio 2014 | di

Racconta Sonia Di Rocco: «San Diego (California)  da oltre dieci anni è la mia gabbia dorata. Quando mi chiedono perché, dico che sono qui per seguire l’uomo che amavo e anche perché mi è sempre piaciuta l’America. Da quando ero bambina non vedevo l’ora che d’estate tornassero le mie zie dagli Usa, ero sempre affascinata da loro e dal posto da cui provenivano. Ero molto interessata alle lingue straniere e avevo imparato facilmente l’inglese. Così, fin dall’età di 14 anni ho sempre saputo che sarei finita qui. L’aver conosciuto un ragazzo che guardava nella mia stessa direzione, a ponente, è stato ciò che mi ha spinto definitivamente sull’aereo, il 4 aprile del 2002. L’America – prosegue Sonia – è “tanta”. È una grottesca ma invitante esagerazione di tutto. Allo stesso tempo è silenziosa e organizzata con meticolosità: quella calma reale, poi, è maledettamente attraente».

Sonia Di Rocco, mamma di Giulio (12 anni) e di Luca (nato 8 mesi fa), ha costruito la sua famiglia nella città che si affaccia sul Pacifico. Figlia di ristoratori, ha portato con sé la passione per questo lavoro e si è inserita nel settore grazie a una catena di ristoranti italiani: «Cerco di mantenere viva la mia italianità tramite il lavoro. Mi sentivo a casa quando potevo parlare la mia lingua e, soprattutto, quando potevo vantarmi delle mie origini con i clienti. Mi sono sempre rifugiata nel campo professionale: anni fa insegnavo italiano in una scuola superiore privata. Sto cercando di trasmettere le mie origini e i miei valori al figlio più grande, Giulio, che parla e scrive correntemente sia l’italiano che l’inglese. In casa si cucina all’italiana tutti i giorni e le tradizioni si mantengono sempre, ma stando attenti a restare aperti ai modi di fare diversi tipici di un Paese straniero che a volte, dobbiamo ammettere, può essere più efficiente e adatto ai ritmi di oggi. Un immigrato intelligente non è né troppo chiuso né troppo aperto. Deve essere attento a non dimenticare le sue radici, ma anche a non sottovalutare l’importanza di imparare da un sistema e un modo di fare totalmente diversi».

Per la giovane professionista nata a Pescara (Abruzzo), il legame con l’Italia è come quello di un figlio con una madre abbandonata. «Un po’ sei contento di non starci, perché conosci bene i suoi difetti, e allo stesso tempo un po’ ti manca. L’Italia è tanto criticata e tanto amata da tutti. Non mi sento né italiana né americana. In Italia mi sento americana, in America mi sento italiana».

Durante i primi anni di permanenza in America, Sonia dice di non aver sentito nessun bisogno di socializzare con altri connazionali, volendo immergersi completamente nel «nuovo mondo». Solo dopo cinque anni ha iniziato a provare il desiderio di chiacchierare con qualcuno che potesse capirla meglio, a livello di valori e abitudini. «La storia di un emigrante – conclude Sonia Di Rocco – non è mai facile da raccontare... e non è mai una sola. Perché quando lasci il tuo Paese, non sei più una persona sola. Sei due persone in una: quella di prima e quella di adesso». 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017