Stati Uniti. Dalle vette trentine alle miniere Usa
Quando i rappresentanti dei Circoli trentini di Stati Uniti e Canada si riuniscono (lo fanno ogni due anni su iniziativa della federazione dei circoli del Nord America), rinsaldano i vincoli di un’amicizia mai spenta con la terra d’origine. Al tempo stesso riscoprono la memoria di quanti, con la dura esperienza dell’emigrazione, hanno dato benessere e sicurezza a intere generazioni. Quest’anno l’International Tyrolean Trentini Organization of North America (Ittona) ha fatto base nello stato del Minnesota, a Mountain Iron, ricordando il sacrificio di quanti hanno lasciato il Trentino fin da metà Ottocento per lavorare come minatori nella regione dell’Iron Range, Nord Minnesota.
Oggi ci sono miniere attive a cielo aperto, ma la storia di migliaia di minatori che lavoravano al buio dei pozzi, nella polvere e nel pericolo, rimane viva e affiora anche dalle narrazioni familiari. I trentini, molto apprezzati come minatori di ferro e carbone, lavorarono non tanto negli Usa quanto in Europa. Provenendo da aree montuose, conoscevano metodi di scavo, di estrazione del materiale e di contenimento delle gallerie. Lavoravano in squadra, tra compaesani, facendosi guidare dall’esperienza del più anziano e da quel dialetto che conoscevano bene: una salvaguardia per evitare incidenti. Anche le donne trentine lasciarono le vallate per seguire i mariti, sostenendo con coraggio lo sviluppo delle proprie famiglie in terre sconosciute, spesso inospitali e selvagge. In Minnesota, ma anche nello Utah, in Colorado, in Pennsylvania, nel Wyoming e in West Virginia crebbero i figli tra mille difficoltà. Alcune si ribellarono e preferirono tornare in patria. Dalle memorie familiari emerge il loro disagio, ma anche la volontà di reagire per il bene dei figli. Maria Valentini Moresco rammenta i ricordi di nonna Maria emigrata nel Wyoming dalla Val di Non all’inizio del Novecento. «Nonno Vittorio aveva una casetta di due stanze a Cheyenne, vicino alla riserva indiana. Lei aveva viaggiato da sola, con un biglietto di andata e un cartello sulla schiena con sopra l’indirizzo. La nonna raccontava che fuori di casa strisciavano i serpenti e di notte sentiva gli ululati delle iene. Lui lavorava tutto il giorno perché voleva comprare un ranch e la nonna restava sola. Quando nacque il primo figlio, si ribellò. “Dalla cucina entrano i serpenti – gli disse –, e non posso avere un po’ di sole sulla faccia del mio bambino. Se non mi porti a casa tu, vado da sola!”».
È anche per rinsaldare queste radici che il Circolo trentino del Minnesota, presieduto da Debbie Corradi, ha guidato i 200 convenuti alla visita di una grande miniera all’aperto tuttora attiva, e poi al Discovey Center di Chrisholm, dove sono raccolti i documenti sull’attività mineraria degli immigrati. Altro momento significativo, la Santa Messa presieduta da monsignor Luigi Bressan, arcivescovo di Trento.
La convention è stata realizzata col sostegno dell’Ufficio emigrazione della Provincia di Trento e dell’associazione Trentini nel mondo, diretta da Anna Lanfranchi e presieduta da Alberto Tafner, che ha augurato: «Il dialogo e l’incontro fra persone affratellate da una storia comune (…) contribuisca a costruire un domani più luminoso».