Stati Uniti. La pittura avvicina a Dio
Come si fa a non perdersi nel giallo squillante dei Girasoli di Van Gogh? È possibile trattenere l’emozione di fronte alle nature morte firmate da Paul Cezanne? Chi almeno una volta nella vita non è rimasto ipnotizzato dal sorriso enigmatico de La Gioconda o dalla solennità de L’ultima cena di Leonardo Da Vinci? Se anche all’occhio meno esperto la pittura fa un effetto inebriante, figuriamoci come deve sentirsi chi il quadro lo esegue.
Il mestiere del pittore è uno dei più belli al mondo, e Domenico Di Pietrantonio ne è consapevole. Nativo di Gallomatera, in provincia di Caserta, fin da piccolo questo campano ha dipinto per passione soggetti che gli erano familiari; dalle scene di vita domestica ai soggetti sacri, come santi, chiese e processioni di fedeli. Laureatosi in arte all’Università di New York, con l’aiuto della sua famiglia Domenico ha aperto uno studio a Manhattan e, qualche anno dopo, anche a Milano. Sposato e padre di una bambina, oggi l’artista vive tra Usa e Italia, mantenendo i contatti con amici, colleghi e clienti grazie alla rete web. Quando è a New York, Di Pietrantonio visita spesso la scuola di Saint Mel di Flushing, nel quartiere Queens, di cui è parrocchiano. Agli alunni che vi frequentano i corsi di pittura spiega così il segreto del proprio mestiere: «Quando dipingo mi lascio ispirare dalla natura, dalla famiglia e dalla Chiesa – confessa il pittore casertano –. Tre elementi che, figurati o astratti, ricorrono sempre nelle mie opere e che sono stati fondamentali per maturare una visione d’insieme del mondo».
Domenico Di Pietrantonio dipinge su richiesta di familiari, amici e parrocchie. Se non è impegnato ad affrescare pareti o a programmare esposizioni, ama lavorare nel proprio studio, avvalendosi dell’aiuto di qualche giovane studente d’arte che, di tanto in tanto, lo assiste preparando i colori o realizzando gli sfondi. Nella sua bottega la tecnologia è una presenza superflua: «Utilizzo strumenti in parte identici a quelli del passato, come il telaio, la cornice, le tele, la tavolozza e il cavalletto».
Del resto, per l’artista di origini italiane, la pittura non è solo questione di tecnica.
«Per me fare arte significa partecipare alla creazione di Dio, un Dio che ha creato l’universo e l’uomo a sua immagine – conclude Domenico –. Io mi sento un artista solo quando collaboro con Lui e sento che la mia opera d’arte è bella solo quando è una manifestazione della bellezza di Dio».