Stati Uniti. Palladino, il calligrafo di Jobs
A vederlo all’opera, padre Robert Palladino sembrava uno di quegli amanuensi medioevali che ricopiavano i testi antichi, con devota e minuziosa precisione, preservando secoli di cultura e civiltà dalla distruzione e dall’oblio. Oggi, se il mondo intero scrive con gli eleganti font della Apple, lo deve anche a lui. L’ex monaco trappista, scomparso di recente a 83 anni, era nato ad Albuquerque, in New Mexico, nel 1932. Suo nonno Gaetano era uno scalpellino italiano emigrato negli Stati Uniti, e reclutato per costruire la cattedrale di San Francesco, a Santa Fe.
Palladino praticò per anni la calligrafia studiando l’alfabeto ebraico e fenicio, e le epigrafi greche e romane, e non solo. Fino ad arrivare a insegnare l’arte della scrittura al Reed College di Portland, in Oregon. All’epoca, padre Robert era già tornato a essere «solo» Robert. Infatti il tramonto di una certa vita monastica, della messa in latino e dei canti gregoriani, come effetto del Concilio Vaticano II, lo aveva spinto a lasciare il saio nel 1968. Ottenuta la dispensa papale, si era sposato con la clarinettista dell’Orchestra Sinfonica di Portland, Catherine Halverson, che gli avrebbe dato anche un figlio.
Al Reed College – divenuto, proprio grazie ai suoi insegnamenti, un centro d’eccellenza per grafici, designer e tipografi di tutti gli Stati Uniti – avvenne uno di quegli incontri casuali ma fortunati di cui spesso la storia si compiace. Tra i suoi studenti c’era, infatti, un ragazzotto dai capelli lunghi, pieno di sogni e con le tasche vuote, ma con la passione per il computer. Quel ragazzotto era un certo Steve Jobs. E il loro incontro sarebbe stato decisivo. Almeno per Jobs, visto che Palladino, in vita sua, non ha mai posseduto né usato un computer. Trent’anni dopo, quando l’Università di Stanford consegnerà la laurea a Jobs, il papà della Apple non esiterà a magnificare quanto rimase affascinato dal carisma e dall’insegnamento di Palladino, dalla bellezza e dall’eleganza della calligrafia, dal significato della spaziatura tra le lettere, dal design della pagina. Non a caso l’Apple Macintosh di Jobs e Wozniak, quando nacque, si fece subito notare per l’originalità dei suoi font elettronici, belli da far impallidire anche Gutenberg, il tipografo tedesco inventore della stampa a caratteri mobili. Ma i capricci del destino cambiarono ancora una volta la vita di Palladino. Sua moglie morì. E lui riprese il suo cammino sacerdotale dedicandosi al servizio di alcune parrocchie dell’Oregon, e continuando a insegnare e a praticare l’arte della calligrafia. Perché in fondo, nel silenzio «monastico» del suo studio, il fruscio preciso ed elegante della penna sulla carta, gli restituiva un po’ il mistero divino delle Scritture.