Stati Uniti. Un sostenitore dei nativi
«Go West». Potrebbe essere questo il motto che accompagna Marcello Maviglia nella sua avventura professionale americana. Con la sostanziale differenza che lui non ripercorre le piste polverose solcate dalle navi della prateria, ma cerca invece tracce di un disastro causato dal silenzioso genocidio operato da cinque secoli di colonizzazione bianca nel Nordamerica e che ha spinto ai margini della società migliaia di nativi. Nato ad Avezzano (AQ) nel 1955, Marcello Maviglia è figlio di un noto commerciante e nipote di due combattenti partigiani. La madre (Claudia Rico) nacque invece a New York e si trasferì in Italia da piccola. Cresciuto in una famiglia italo-americana, Marcello si è laureato in medicina e ha deciso di specializzarsi in psichiatria presso la New York State University di Buffalo. Il suo percorso professionale lo ha portato a una nuova specializzazione in tossicodipendenze presso la Case Riserve University di Cleveland e, infine, al perfezionamento professionale in medicina forense e nella gestione della qualità del servizio sanitario.
Il Master in Pubblic Health completa un quadro professionale che fa di Maviglia uno dei più autorevoli esperti americani nello studio del danno psicologico e fisico. «Filosoficamente, il mio modo di intendere la psichiatria – spiega Maviglia – e la tossicodipendenza è stato sempre dettato da un paradigma che si rifaceva a problemi sociali e culturali e quindi credo di essere stato sempre in controtendenza rispetto a un approccio puramente biologico giudicato da me molto restrittivo».
Professore nel dipartimento di base presso l’Università del New Mexico, Marcello Maviglia lavora oggi ad Albuquerque, a stretto contatto con il Center for Native American Health, condividendo i suoi studi sul trauma storico con un gruppo di ricercatori nativi americani. Sposatosi con Tassy Parker, sociologa nativa americana (Tassy appartiene alla nazione Seneca, una delle sei sorelle della confederazione irochese), Maviglia ha attinto proprio al ricco humus della storia nativa la propria ispirazione per il lavoro di ricerca. Il professore ha inoltre partecipato al progetto di ricerca nel campo della tossicodipendenza e a uno studio sulla Fas (Fetal Alcohol Sindrome) in collaborazione con il dipartimento di Alcologia, guidato da Mauro Ceccanti dell’Università La Sapienza di Roma. «Ho pubblicato – aggiunge Maviglia – su diversi argomenti: dalla tossicodipendenza ai cambiamenti della struttura sanitaria negli Usa. Attualmente sono redattore per la rivista “Psychiatry on line Italia” e revisore di articoli scientifici per diverse riviste nel campo della salute mentale. La conoscenza della storia umana dei nativi mi ha portato a esplorare linee di ricerca che anni fa potevano definirsi alternative. Adesso grazie al lavoro effettuato stanno riscuotendo il dovuto riconoscimento. Il mio principale interesse di ricerca è il fenomeno del trauma storico, cioè il danno psicologico e fisico, culturale e sociale subito dai nativi americani durante il processo di colonizzazione e post-colonizzazione.
Un impegno che continuerà negli anni futuri e che presto si concretizzerà in un volume.