Storia di Piera: la sfida della vita
Una delle interpretazioni più intense della sua lunga carriera teatrale, Piera degli Esposti l'ha offerta la scorsa estate, nella suggestiva cornice storica dei Mercati Traianei, a Roma, con la Rappresentazione della Passione per la regia di Antonio Calenda.
L'artista interpretava il ruolo di Maria. «Un'esperienza che mi ha coinvolta sia come attrice sia come donna - racconta -. L'ho considerata una sorta di privilegio, professionale e spirituale. All'inizio ne ero quasi spaventata: credevo di non essere all'altezza, poi è successo qualcosa, e sono entrata nel personaggio spontaneamente. Questo mi ha fatto riflettere, in un momento particolare della mia vita, pieno di lutti e sofferenze, e mi ha fatto ridimensionare tutti i miei guai personali».
L'interpretazione, così partecipe e profonda, oltre al commosso coinvolgimento del pubblico, le ha guadagnato anche i complimenti del cardinale Ruini: «Poche come lei sanno trasformare un verso in pura emozione».
Da sempre, Piera degli Esposti si misura con ruoli sia drammatici sia comici, privilegiando quelli non convenzionali, perché ha una passione per il teatro impegnato e non prevedibile». L'attrice, infatti, è contro quello che definisce scherzosamente: «teatro del sonno», forse perché viene dall'Avanguardia storica degli anni Sessanta, quella che faceva spettacoli per far riflettere su temi sociali ed esistenziali. Oggi Piera è una delle interpreti più acclamate e apprezzate non solo in campo teatrale, ma anche nel cinema e nella fiction per la tv. Un successo raggiunto nonostante mille difficoltà e lunghe pause di lavoro forzate dovute alla salute cagionevole. Ci sono vite che non vengono intaccate da grandi disgrazie - racconta l'attrice - altre che subiscono prove continue: la mia appartiene alla seconda categoria. E si riferisce alla morte dell'amatissima madre, della sorella Carla, del compagno, più giovane di lei, scomparso in un incidente stradale, del tumore che l'ha colpita qualche anno fa e che ha affrontato con coraggio, riuscendo a sconfiggerlo dopo cure estenuanti.
Un'anima forte e decisa
Ma l'incontro più traumatico con gli ospedali, Piera degli Esposti l'ha avuto da bambina, quando ha subito il primo pneumotorace. I polmoni sono sempre stati il suo lato debole e ha sempre sofferto di gravi problemi respiratori: un fattore invalidante fisicamente e psicologicamente per una che dovrebbe usare la voce per mestiere. Eppure, anche se nel susseguirsi degli anni ha dovuto subire ben nove interventi di questo genere, e persino un'operazione ai polmoni, Piera non ha perso di vista il suo obiettivo: fare l'attrice a tutti i costi.
«Da bambina, quando per la prima volta ho sentito quel dolore ai polmoni così lancinante, ho avuto paura. Ero spaventata, credevo di morire. Non avevo più voglia di giocare, mi chiudevo in me stessa nell'attesa di un nuovo attacco. Mia nonna cercava di aiutarmi, raccontandomi di Giobbe e di come, con pazienza, avesse affrontato le tante prove che Dio gli aveva mandato. E io, immedesimandomi nel personaggio, pensavo: Signore, non mi mandare altre prove, non so se ce la farò a sopportarle, sono troppo piccola. Poi, per farmi coraggio, immaginavo che i medici e le infermiere fossero come la mia famiglia: tanti papà e tante mamme che mi coccolavano e mi amavano. Questo è andato avanti per anni, fino a che tutto si è risolto con un'operazione definitiva, in età adulta. E malgrado l'incubo degli attacchi della malattia, non ho mai voluto smettere di studiare e recitare».
È sempre risorta, Piera, grazie alla professione tanto amata, ma anche alla fede, che l'ha sempre sostenuta: «La salute del corpo è importante. Ma conta di più la salute dell'anima, perché quando l'anima è forte, una persona anche menomata da una malattia, riesce a realizzare i propri sogni».
Così, la coraggiosa piccola Piera ha vinto tante battaglie: si è iscritta all'Accademia d'arte drammatica, ha studiato e lavorato con una forza d'animo invidiabile, pur con un fisico debilitato. All'esame d'ammissione all'Accademia, a quel tempo molto duro, è stata bocciata, ma neppure quella volta si è persa d'animo. Ha proseguito studiando in privato, con vari maestri, e collaborando con grandi come Gigi Proietti, Paolo Stoppa, e compagnie dell'Avanguardia come quella di Julian Beck, Manuela Kustermann e Giancarlo Nanni; ha frequentato intellettuali come Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Ferdinando Bussotti. Nel cinema ha collaborato con grandi nomi, che hanno riconosciuto subito in lei la stoffa, come i registi Luigi Zampa, Lina Wertmuller, Marco Ferreri, Marco Bellocchio, per citarne solo alcuni.
Di recente le è stata offerta anche la partecipazione a una fiction televisiva, che ha dovuto rifiutare per mancanza di tempo: «Mi è molto dispiaciuto - racconta l'attrice - perché avrei dovuto interpretare madre Teresa di Calcutta, un personaggio che ho ammirato e amato tanto. Ma purtroppo non ho ancora il dono dell'ubiquità !».
Un investigatore nel «cassetto»
Dopo una carriera piena di tanti successi, Piera degli Esposti ha ancora un «sogno nel cassetto»: interpretare il ruolo di un grande investigatore, un Poirot, o un Colombo in versione femminile, tanto per intenderci. Ma, intanto, la sua sfida personale continua: tanto lavoro, fatto con passione e dedizione, e tanta fede. «A volte mi trovo anch'io a stupirmi per la mia forza. Mi chiedo: Forse sono presuntuosa? Forse credo di risorgere ogni volta come Gesù?. Eppure il pensiero del Cristo Risorto dopo tante tribolazioni, mi dà il coraggio di andare avanti. E sono contenta quando posso trasmettere qualcosa della mia esperienza ai giovani che vogliono fare questo mestiere». Un mestiere duro quello dell'attore, fatto di formazione e studio continui. La cultura, secondo l'attrice, è infatti fondamentale per interpretare bene un personaggio: per riuscire a trasmettere emozioni con il volto e con la vocalità , ci vogliono anni di studio.
«Il successo vero si realizza con tanto studio e sacrificio, e non partecipando a qualche reality-show o facendo la velina, come credono alcuni giovani. I grandi attori non smettono mai di studiare: Marcello Mastroianni o Vittorio Gassman, per esempio, hanno studiato sino alla fine. Ma anche Gigi Proietti o Robert de Niro continuano a studiare».
E quando le chiediamo quale sia la dote più importante che un attore dovrebbe possedere, ancora una volta ci stupisce rispondendo: «L'umiltà , perché è la dote dei grandi: quella che ti fa durare nel tempo e nel cuore della gente».