Storia di un Premio che promuove la pace

Ecco come è nato "Colombe d'oro per la pace", un riconoscimento che quest'anno è stato assegnato, assieme ad altri, anche alla nostra rivista.
24 Agosto 2004 | di

Questa è la storia, necessariamente succinta, del Premio internazionale Colombe d'oro per la Pace,  promosso dal benemerito (sul serio!) Archivio per il Disarmo. Quest'anno, nel suo ventesimo anniversario, è andato a Padre Luciano Bertazzo nella sua veste di direttore del Messaggero di sant'Antonio. In buona compagnia il Nostro, poiché con la Colomba d'Oro, opera di Fazzini, sono stati altresì premiati Giovanna Botteri del Tg3 e Robert Fisk, dell'Independent. Il protopremio è toccato ad Hans Blix, già  capo degli ispettori dell'Onu in Iraq, alla (vana) ricerca delle famose armi di sterminio. Due donne straordinarie si sono, infine, aggiudicato il premio speciale contro la pena di morte e la tortura, Cora Weiss e Tamara Chikunova. La cerimonia s'è svolta  in Campidoglio: solenne, un carosello di luci, molta commozione. Regia, come sempre, di Ornella Cacciò, Deus ex machina del Premio.
Nel lontano 1985, di ritorno da un viaggio di lavoro, trovai nella segreteria un messaggio dell'amico Luigi Anderlini, senatore della sinistra indipendente. Un ex partigiano, un marxista stupendamente non ortodosso, scrittore delicato, uomo di pace.
Due giorni dopo il mio ritorno, ci vedemmo alla Campana, il più antico ristorante di Roma, già  locanda-cambio-cavalli nel '400.

Nell'ambito della sua appassionata (utopica) campagna antiatomica, Luigi pensava di fondare un premio, il Colombe d'Oro per la pace. Il grande Fazzini aveva realizzato, cavandolo da una lamina d'oro, il contorno in controluce d'una colomba, non pochi erano i candidati alla sponsorizzazione e Luigi voleva da me un consiglio. Ivano Barberini e la sua coop mi sembra la scelta adatta. Anderlini accettò, felice, il mio suggerimento mettendosi subito all'opra. Poiché viaggiavo in continuazione per La Stampa, non potevo far da giurato ma promisi all'amico-senatore tutta la mia collaborazione. Che continua. Un gruppo di grandi elettori, seduti intorno alla tavola, prima del Pompiere, poi del Le Colonne, comincia a riunirsi periodicamente già  dalla primavera. I grandi elettori (i già  premiati e personalità  della Cultura) propongono una piccola personale rosa di candidati, avviando quella che col suo humour Anderlini chiamava lo sfoglio del carciofo. Le discussioni dei grandi elettori sono sempre state lunghe, serrate, non di rado polemiche, ma alla fine si passava alla Giuria tecnica una rosa importante di nomi. Non mancavano le pressioni, epperò non ne abbiamo mai tenuto conto. Rispettando la volontà  di indipendenza di Anderlini, uomo pulito nel senso più cristiano della parola, lui, un intellettuale di vera sinistra. Anderlini, laico per eccellenza, portò (nel 1986) un prete, il carismatico padre Alex Zanotelli, già  battagliero direttore di Nigrizia.

Nel 1989 decidemmo di premiare Gorbaciov, nel segno appunto, della filosofia di pace dell'Archivio Disarmo. Sulle prime Gorbaciov non realizzò l'alta valenza del Premio ma il collega Giulietto Chiesa, allora corrispondente da Mosca della Stampa, gli chiarì le idee e Gorbaciov si precipitò a ritirare il Premio dedicato alla Pace. Alla consegna disse parole bellissime concludendo con uno slava bogu, (sia lodato Iddio), che lasciò tutti di stucco. (Molti anni dopo scoprimmo che Gorby era stato battezzato).
Faccio notare al lettore come il Premio voluto da Anderlini, un Premio assolutamente laico, abbia premiato religiosi, non pochi, e molti mondani legati alla Chiesa, alla Religione: dalla Comunità  francescana di Assisi al Vescovo in Sierra Leone Biguzzi, dalla Comunità  (laica) di sant'Egidio (il cui fondatore e presidente, Andrea Riccardi, siede nella Giuria esecutiva) al Cardinale Etchegaray, presidente emerito di Justitia et Pax.
Viviamo un tempo boreale ma il Vecchio Cronista osa sperare che finché ci saranno giornali-laboratorio come questo Messaggero, cui mi onoro di collaborare, il lettore non sarà  truffato. La stampa non è più il Quarto Potere ma ha sempre il potere di far del bene e del male. Scrivendo il vero, nel primo caso, deformando i fatti, nel secondo. Se il giornalismo è una sorta di Arca di Noè posmoderna, che la Colomba dell'Archivio Disarmo ci porti il sospirato ramoscello d'ulivo.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017