Sul filo dei ricordi. Un santino per dire Natale

Il santino è insieme oggetto di protezione, di devozione e di istruzione catechistica. Semplice stampa o elaborato prezioso, ha segnato il mondo della fede. Tra i soggetti più raffigurati, Gesù Bambino.
04 Dicembre 1999 | di

Il «Bambino». Tanti bambini

Poteva esservi «regalo» più prezioso da offrire a Gesù «Bambino», in occasione del suo compleanno straordinario (2000 anni!), di tante stupende immaginette che lo raffigurano nei modi più simpatici e deliziosi?
Ecco il perché della scelta della nostra rivista per il numero del Natale 1999: la presentazione di «santini» raffiguranti, tutti, Gesù Bambino.
I «santini». Ha ancora senso offrire oggi, in epoca telematica e cibernetica, semplici immaginette sacre risalenti a quattro secoli fa? Non è un'operazione nostalgica, ingenua, addirittura banale?
No. Decisamente no! Ci pare che i «santini» conservino intatto tutto il loro diritto di cittadinanza anche nell'immediata vigilia del 2000.
Tralasciamo il fatto, non secondario, che il «santino» è un documento delle tradizioni e degli usi del passato; tralasciamo anche il fatto che le tante raffigurazioni sono come una mini enciclopedia della religiosità  popolare...; i «santini» conservano intatto il loro diritto di cittadinanza, oggi, perché sono un condensato di tanti valori. Mettiamo in capo a tutti la pazienza con cui sono stati preparati.
Aggiungiamo subito i valori della delicatezza, del garbo, della genialità , dell attenzione, dell armonia, della devozione, del buon gusto...
Grandi valori che non si possono mai sbeffeggiare, neanche quando si viaggia su Internet e si punta alla conquista di Marte.
Grandi valori che fanno umano l'uomo. Ecco perché i «santini» non hanno perso la loro vitalità , la loro attualità . Non era giusto tenerli in cassaforte.
Per questo, sottolineiamo, la nostra rivista, proprio per l'ultimo Natale del millennio, ha sentito come dolce dovere offrire a tutti i lettori una bella manciata di deliziose immaginette per incantare gli occhi e riscaldare i cuori.

Mezzo millennio di storia

Il probabile periodo in cui compaiono le prime immagini sacre, in piccolo formato, non è ancora ben chiaro.
Alcuni studiosi parlano del XII secolo, altri del XV, ma di certo sappiamo che ancora prima dell'invenzione della stampa a caratteri mobili (Magonza, 1454) erano già  diffusi, in alcuni paesi europei, fogli di carta con incisioni in legno (xilografie) raffiguranti immagini di Gesù Cristo, di alcuni Santi e della Madonna: un esempio è la «Madonna del Fuoco» venerata a Forlì sin dalla fine del 1400.
Nella seconda metà  del 1500, grazie a prove documentate, sappiamo di incisori-editori che producevano piccole immagini sacre, incise su legno o a bulino su rame, che potevano essere acquistate a buon mercato, da appendere nella casa o nelle stalle, a scopo devozionale e propiziatorio.
Grazie ai gesuiti, a partire dal 1600, queste piccole stampe ebbero un'ampia divulgazione soprattutto ad Anversa, nelle Fiandre, grande centro commerciale dell'impero spagnolo.
Ma, fin dai primi decenni del 1600, Parigi prende progressivamente il posto di Anversa, nel predominio delle immagini religiose.
Gli incisori-editori si riuniscono nella Rue Saint-Jac-ques, dove resteranno per oltre due secoli.
Il «santino», da oggetto esclusivo di devozione, assume gradualmente, a partire dalla fine del 1700, molte altre funzioni: annuncio, augurio, ricordo. Anche i conventi e i monasteri ricorreranno all'uso delle immagini, diventate immaginette, con l'obiettivo di far conoscere la vita, le virtù e i miracoli operati dai fondatori.
È proprio nei conventi che l'immaginetta, prodotta artigianalmente in esemplari unici, raggiunge risultati di impareggiabile bellezza e tecnica, come avvenne per i canivets.
È importante ricordare che soltanto alla fine del 1700, dopo ormai secoli di diffusione, la Chiesa si appropria del diritto di diffusione delle immaginette.
Dovrà , però, passare ancora del tempo prima che si giunga al cosiddetto i m -primatur, e cioè all'autorizzazione da parte della Chiesa sia alla circolazione dell'immaginetta, sia all'approvazione della preghiera riportata sul verso.
Ritornando alla manifattura dei canivets, bisogna dire che gradualmente la fabbricazione di questi venne, col passare degli anni, a modificarsi.
La pergamena venne sostituita dalla carta e al posto delle miniature vennero applicate figure ritagliate, dapprima da incisioni, poi da cromolitografie.
Indubbiamente è la Francia a detenere il primato nella produzione di immaginette per buona parte del 1800. Sofisticate tecniche di stampa o punzone permisero di produrre «santini» con un supporto costituito da un delicatissimo pizzo traforato, canivets mécaniques (canivets meccanici), che cercavano di imitare, nelle forme e negli elementi decorativi, quello manufatto dei monasteri.
Questa forma d'arte venne considerata arte minima, detta «art sulpicien», dal nome della strada parigina, Rue Saint Sulpice, dove avevano sede le varie case delle edizioni pontificie: Bovasse - Jeune, Bouasse - Lebel, Boumard, Letaille, Turgis.
I «santini» con il pizzo continuano a essere prodotti, nei vari paesi europei, fino ai primi del 1900, accanto a quelli, più a buon mercato, stampati su cartoncino, in cromolitografia.
Sempre in quegli anni, l'immaginetta conosce un'altra stagione di particolare bellezza: lo stile liberty influenza anche la grafica religiosa con la sua linea sinuosa, a spirale.
Lo scoppio e gli effetti devastanti delle guerre mondiali verranno registrati anche nella produzione del «santino» che, inesorabilmente, peggiora di qualità . Viene utilizzato un genere di carta sempre più scadente; la tecnica di stampa si mantiene su livelli esclusivamente commerciali: la fotolitografia a retino ha il sopravvento sulla cromolitografia.
A questo genere «povero» appartengono anche quei «santini» stampati a un solo colore, generalmente bruno o seppia, utilizzati fin al 1950.
Gli anni '60 segneranno la definitiva decadenza dell'immaginetta sacra nella diffusione e destinazione per le quali era stata creata.
Oggi le occasioni in cui le immaginette vengono utilizzate sono sempre più rare.
I «santini» moderni riproducono, nella migliore delle ipotesi, delle icone bizantine, ritenute ricche di spiritualità , ma forse troppo distanti dalla cultura occidentale e troppo lontane da coloro che amano l'immaginetta sacra non solo come fenomeno di devozione popolare, ma anche come espressione artistica.

     

Nella tradizione ottocentesca
Auguri di cuore

Nell'Ottocento il santino - specie quello cuoriforme - , variamente decorato e infiorettato, veniva spesso usato per gli auguri natalizi. È il cuore il presepio più prezioso.

di Elisabetta Gulli Grigioni

La fine di un anno e il principio di uno nuovo hanno, fin dall'antichità , segnato un momento forte di passaggio esistenziale, protetto dall'uomo pagano con riti di esorcismo e di augurio. L'avvento del cristianesimo impresse un'orma profonda anche nel modo di scambiarsi gli auguri e già  alla fine del Medio Evo è presente un'iconografia che associa all'evento l'immagine del Bambino Gesù. Si tratta di xilografie tedesche, in una delle quali, conservata al Louvre e realizzata verso il 1467, il Bambino Gesù con la croce, in piedi dentro un grande fiore dai petali curvilinei, regge il lembo di un cartiglio decorato con la formula d'augurio, in caratteri gotici e in lingua tedesca, per un anno «buono e benedetto». La tensione augurale si spostava, quindi, verso la nascita di Gesù e verso il mistero e le promesse dell'Incarnazione e della Redenzione.
Nel corso di una storia lunga, complessa e ricca di sincretismi (mescolanza di varie religioni e tradizioni, n.d.r.) si delinearono linguaggi augurali, quello sacro e quello profano, diversi o addirittura contrapposti (l'uno teso ai beni spirituali, l'altro a edonistiche felicità ; l'uno fiducioso nella Provvidenza divina, l'altro ancora blandamente memore di astrali e magici favori), ma sempre esposti a un reciproco scambio di immagini e di parole che è possibile cogliere soprattutto nell'Ottocento, quando nuove e rapide tecnologie permisero di moltiplicare la produzione di carte decorate, povere o lussuose, destinate a presentare l'augurio scritto.
Anche il settore dell'immaginetta devozionale, comunemente chiamata «santino», ne risultò coinvolto e si arricchì, in Europa, di nuove tipologie: gli antichi temi della Natività  o dell'Adorazione dei Magi furono proposti in grafiche specificamente augurali.
Una tipologia augurale italiana, della litoleografia S. Giuseppe di Modena, ma proposta anche da altri editori, negli ultimi decenni e verso la fine dell'Ottocento, presenta immaginette ornate di cartigli augurali e di fregi dorati disposti attorno a una minuscola fotografia color seppia riproducente qualche quadro, noto o venerato, della Natività  o del Bambino Gesù.
Sacro e profano. Alcuni «santini» condividono con l'immaginario profano decorazioni simboliche, che in Italia trovarono popolarità  negli ultimi decenni o verso la fine del secolo, quali il vischio o l'agrifoglio. Quest'ultimo, però, usato dai romani nei saturnali come portatore di salute e di felicità , nell'interpretazione cristiana simboleggia la corona di spine e, con le bacche rosse, il sangue di Cristo. Il sacrificio della croce è presente in molti modi nelle immaginette natalizie, che riflettono la sensibilità  tragica del romanticismo: il Bambino tiene in mano una piccola croce o su di essa, grande come una culla, riposa circondato dagli strumenti e dagli oggetti simbolici della Passione, sparsi attorno a lui come sacri e presaghi giocattoli.
Accanto alla botanica simbolica si trova, nelle immaginette, una botanica reale: i «fiori di Betlemme», cresciuti nei luoghi santi, raccolti e appoggiati alla mangiatoia del presepio, essiccati e delicatamente confezionati (nella seconda metà  dell'Ottocento e ancora oggi) su un cartoncino decorato, ornano minuscole cromolitografie raffiguranti il Bambino Gesù e il loro valore carismatico è intensamente augurale.
I mistici rituali passati dagli ambienti monastici alle scuole catechistiche o nella famiglia stessa (alcuni forse ancora oggi seguiti), che scandivano il periodo dell'Avvento esprimendosi gioiosamente la sera della vigilia o il giorno di Natale, trovavano spesso espressione figurativa nei «santini»: le novene, gli esercizi pii (una «via Betlemitica» proponeva la meditazione sulle dodici stazioni dell'infanzia di Gesù), gli «orologi della notte di Natale», recavano messaggi implicitamente augurali. Le prescrizioni rammemorative dei «fioretti», piccoli sacrifici, spesso trasformati in elemosina, che dovevano servire alla confezione spirituale di un «corredino» per il Bambino Gesù (vincere la pigrizia equivaleva a confezionare un camicino, essere prontamente obbedienti equivaleva a confezionare le fasce), venivano scritte su foglietti o cartoncini, semplici o abbelliti con festose tecniche decorative, a metà  strada tra il «santino» e il biglietto augurale. Una tradizione che conosciamo dai «santini» francesi (à€ la cour du roi Jésus) sviluppava il concetto della «regalità » del Bambino Gesù attraverso gli «uffici», svolti come alla corte di un sovrano, con la servizievole immedesimazione in uno degli elementi del presepio - la paglia, il bue, l'asinello - toccati in sorte al devoto perché esercitasse la virtù corrispondente, sorta di lotteria spirituale della vigilia che, prima di arri vare nei l uoghi dell'educazione infantile, fu praticata nei monasteri femminili e le cui radici gli studiosi ricercano in suggestioni esercitate dalla nascita del Delfino di Francia, il futuro Luigi XIV.
L'icona cuoriforme. Ma il grado più intenso di partecipazione ai misteri del Natale si esprimeva attraverso un linguaggio figurato che trovava nell'icona cuoriforme il simbolo ideale dell amore divino e dell'amore umano. Tra l'anima devota e Gesù Bambino si svolgeva un dialogo di immagini e parole dolcissime: il dono più gradito a Gesù era la strenna del proprio cuore e l'anima supplicava il piccolo Re, nel donarglielo - lo troviamo in un santino francese di fine Ottocento - perché lo rendesse tutto d'«oro» in carità , tutto di «mirra» in mortificazione e tutto di «incenso» in orazione.
Il cuore, infatti, dice una vasta letteratura devozionale, è il presepio più prezioso: lo mostrano anche molti santini manufatti composti da un cuore in carta intagliata, o ritagliata, su cui è posato il Bambino, con il faccino ritagliato da incisioni o cromolitografie, «vestito» di un portinfante di velluto o di seta con ricche decorazioni di stagnole dorate, di paillettes o di canutiglia, oppure da un cuore raddoppiato, in cartoncino laboriosamente ornato, in cui Gesù Bambino può entrare con la sua croce se si fa scorrere un nastrino di raso colorato. Che fossero opera perfetta di monastica dedizione o impreciso prodotto di infantile catechistico impegno, queste immaginette, talvolta piccoli doni con dedica manoscritta, offrivano, esplicitamene o implicitamente, un augurio sincero e devoto.

 

   
   
IDEE       REGALO      

Due idee per un regalo natalizio intelligente: Frammenti di cometa , Pino Pellegrino, Edizioni Mario Astegiano, pagine 160, lire 40.000 (per ordinazioni: Litostampa Mario       Astegiano, via G. Marconi 94b, 12030 Marene, CN; tel. 0172-742544).
Carte intagliate, ritagliate e punzecchiate , Elisabetta Gulli Grigioni, Edizioni Essegi, pagine 80, lire 26.000 (Essegi, via XII giugno 1, 48100 Ravenna; tel.   0544-218849).

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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