Svizzera. Architetto per le città del mondo
Giovane e già protagonista di importanti progetti a livello internazionale. Nel suo studio di Zurigo (Svizzera) vengono, infatti, ideati spazi urbani per diverse città del mondo.
Gianmaria Socci, 31 anni, architetto, di Offagna (Ancona) parla con la competenza di un professionista affermato e la cordialità tipica del suo Paese d’origine.
Scegliere di uscire dall’Italia e confrontarsi con un mondo nuovo pieno di incognite, ma anche ricco di opportunità, è stata una tappa importante: «Lavoravo in un piccolo studio ad Ancona – afferma –. Ma c’era bisogno di guardare più lontano». Non ci ha, allora, pensato due volte quando, con una borsa di studio, è approdato in Svizzera. L’ha aiutato il forte desiderio di vedere, conoscere, sperimentarsi.
La sua grande passione è sempre stata quella di cambiare fisionomia alle metropoli, renderle più vivibili e trasformare così la vita di chi ci abita. Dopo la laurea in Architettura all’Università di Ferrara, conseguita nel 2010, segue, grazie al programma Erasmus, i corsi di Master in Sustainable Development alla Chalmers University di Göteborg sviluppando, in questo periodo, una strategia urbana per la decadente città di Detroit. Per tre anni lavora in diversi studi professionali italiani e collabora con la ONG LiveInSlums in progetti di cooperazione e sviluppo internazionale. Nel 2012 ottiene il Master of Advanced Studies in Urban Design presso il «Swiss Federal Institute of Technology» (ETH) di Zurigo dove lavora a soluzioni di recupero urbano delle favelas di Rio di Janeiro e dove insegna all’Università di Architettura e Urbanistica. Nel 2013 vince il terzo premio ex-aequo, insieme a un team internazionale, per la ricostruzione della principale via di Atene e il concorso per la progettazione di Rogoredo (Milano) come «Social Market», città di interscambio, nuovo polo attrattivo, creativo e di produzione. Suo anche il progetto di abitazione collettiva per la comunità di San Patrignano (Rimini) e altri progetti in Danimarca, Svezia, Cina. Non tanto un «cervello in fuga», ma un professionista intenzionato a vivere il mondo. Lontano dall’Italia, ma non dal suo essere italiano. «Gli italiani – dice – hanno una particolare capacità di risolvere problemi, inventarsi nuove soluzioni e ottenere fiducia». Certo non è semplice lasciare la propria terra: «Mi mancano gli amici – aggiunge Gianmaria –, l’aperitivo al bar, il caffè, il cibo, la bellezza dell’Italia».
La vita in Svizzera? «Mi trovo bene, anche se entrare nella mentalità degli svizzeri non è semplice. C’è, comunque, rispetto e considerazione per la nostra professionalità». Gianmaria guarda al futuro, e all’Italia. «Pur mantenendo il mio insegnamento in Svizzera, mi piacerebbe costruire in Italia progetti riconosciuti a livello internazionale. Per poter essere davvero architetto “cittadino del mondo”».