Talenti nascosti messi a frutto
È duro dar da mangiare ai tuoi figli quando sei un Dalit indiano, un intoccabile. È duro anche solo sopravvivere, evitato da tutti, additato come indegno. Eppure, la rigida divisione in caste è stata formalmente abolita dalla Costituzione indiana più di cinquant'anni fa. Ma nella realtà , è tutt'altro che scomparsa.
Lo sanno bene gli oltre 160 milioni di Dalit indiani, i cosiddetti fuori casta, talmente infimi nella scala sociale da non meritare nemmeno di essere formalmente inseriti nel sistema castale.
Lo sanno bene anche le cinquecento famiglie Dalit che vivono a Muttukadu, un piccolo villaggio nel sud dell'India, nello Stato del Tamil Nadu, 40 chilomentri a sud di Chennai (la vecchia Madras). Duemila persone povere, affamate, socialmente intoccabili, politicamente arretrate. Duemila persone private della speranza di un futuro per sé e per i propri figli.
Almeno fino al 2004, quando padre Gabriel, parroco della chiesa di Nostra Signora di Fatima, a Muttukadu, decise di dar loro una mano e, per farlo, chiese aiuto alla Caritas antoniana.
«La gente del villaggio - raccontò all'epoca padre Gabriel - vive, a fatica, di pesca o di altri lavori a giornata strettamente dipendenti dalle condizioni del tempo: se è brutto non lavora e quindi non guadagna e non mangia. Non esistono ditte o imprese nel raggio di 100 chilometri in grado di garantire un lavoro ed entrate certe per mantenere la famiglia. Le persone sono spesso vittime di usurai ai quali devono ricorrere per poter avere di che sopravvivere in modo appena dignitoso. Non possiedono davvero nulla. Penso che ricorrendo a un sistema di microcredito si possa far molto per il loro futuro: ma ho bisogno del vostro aiuto».
Con una cifra per noi quasi simbolica
Seimila euro, questa la cifra richiesta da padre Gabriel. Pochissimo per i nostri standard europei (con 6 mila euro noi ci rifacciamo, sì e no, il bagno di casa...), ma una somma sufficiente, in India, a garantire una vita dignitosa a quaranta famiglie. Grazie al microcredito, cioè a quello strumento di sviluppo economico che permette anche ai poveri, esclusi in genere dai circuiti di credito perché non offrono garanzie, di accedervi, venendo educati, al contempo, all'uso del denaro.
«Abbiamo fatto una serie di incontri - racconta, infatti, padre Gabriel in uno dei successivi report inviati alla Caritas - nel corso dei quali abbiamo spiegato alle famiglie che cosa fosse il microcredito. Poi, insieme e con il consenso della Commissione parrocchiale per i progetti, abbiamo scelto i quaranta beneficiari del programma. Abbiamo in seguito invitato alcune persone che avevano già approntato nei loro villaggi iniziative simili: grazie a questo incontro, ci siamo resi conto di quali attività si potessero più facilmente avviare con il microcredito e ciascun beneficiario ha scelto quella che sentiva più vicina ai propri interessi, talenti e necessità ».
Un fondo di rotazione
Il progetto prevede l'utilizzo di un fondo di rotazione, vale a dire che, non appena una persona ha iniziato l'attività per la quale ha ricevuto il finanziamento, comincia a restituire il debito, dando così la possibilità ad altri di avviare nuove attività .
Ciascun beneficiario ha garantito inoltre che rimborserà il debito entro il periodo stabilito, alla presenza di due testimoni che si sono assunti la responsabilità di restituire il denaro in sua vece, nel caso lui non riuscisse a farlo.
Molteplici le attività avviate: c'è chi ha messo in piedi un banchetto per la vendita di ortaggi e frutta; chi ha preferito acquistare una mucca da latte con la quale sfamare la famiglia e vendere il surplus di latte o i formaggi da esso ottenuti; chi si è dato all'allevamento di pecore; chi ha aperto una macelleria, una pescheria o un punto vendita di pesce essiccato; chi, ancora, ha acquistato dei buoi da tiro per arare i terreni altrui in cambio di un compenso; chi si è dato al commercio di abbigliamento, alla rivendita di dolciumi o chi ha preferito aprire una piccola drogheria.
«Il progetto, che al momento interessa quaranta famiglie Dalit - prosegue padre Gabriel - ne coinvolgerà complessivamente cinquecento, per un totale di 2 mila persone che, grazie alle attività avviate, riusciranno a raggiungere l'indipendenza economica e otterranno il giusto riscatto sociale. Anche le donne, emarginate tra gli emarginati, prive di ogni autonomia e rispetto, troveranno finalmente un po' di dignità ».
«Vi ringraziamo molto - conclude padre Gabriel nell'ultima lettera spedita alla Caritas - perché avete preso a cuore la sorte di questa povera gente. Il vostro aiuto ha dato una spinta alla loro vita. Ora sono autonomi e indipendenti. Grazie di cuore, possa il buon Dio benedirvi tutti». Una benedizione che, ne siamo certi, giungerà a tutti voi, lettori, che ogni mese contribuite con generosità ai nostri progetti.