Tanti microprogetti per arrivare agli ultimi
Eccezionale il bilancio Caritas antoniana del 2004! Non tanto per l'ammontare dei fondi, circa 2 milioni e 250 mila euro - cifra di tutto rispetto visti i tempi di crisi - quanto per il numero e la varietà dei progetti: 173 in 37 Paesi diversi. Uno sforzo di idee, di contatti, di controlli fuori dall'ordinario, per una struttura leggera, fatta di pochissime persone, con spese limitate e burocrazia ridotta all'osso. Al centro del nostro mondo - spiega padre Luciano Massarotto, direttore della Caritas antoniana - ci sono le persone: quelle che ci affidano soldi, magari tolti a fatica dal bilancio familiare, pur di fare qualcosa per gli altri e quelli che con dignità ci chiedono aiuto. Per gli uni e per gli altri non possiamo concederci sprechi o di-strazioni.
Dietro un numero così alto di progetti si nasconde una filosofia: Se si va al cuore del bisogno, specie in Paesi dai bassissimi standard di vita, si capisce che a volte piccoli o piccolissimi progetti possono operare miracoli - spiega padre Luciano -. Un solo pozzo può migliorare la vita di un intero villaggio: le donne non dovranno fare chilometri per un secchio d'acqua, le bambine potranno andare a scuola, l'accesso all'acqua potabile limiterà le malattie, parte dell'acqua, quella meno pregiata, può essere utilizzata per gli animali o qualche piccolo orto. E, infatti, quasi il 90 per cento dei 173 progetti sono microrealizzazioni, di questi circa il 65 per cento ha un costo uguale o inferiore ai 10 mila euro. È la legge del massimo risultato con il minimo sforzo economico per raggiungere quante più persone possibile, ma è anche e soprattutto il modo francescano di fare solidarietà : Attenzione agli ultimi degli ultimi, fino a raggiungere la singola persona: il vecchio, il bambino, l'ammalato. Insomma, non disperdere la vita ovunque essa si trovi. Piccoli progetti non per fare assistenza ma per cambiare la condizione di centinaia di persone, badando che siano a portata della gente e secondo il loro stile di vita. Per questo il continente d'elezione è l'Africa, seguito a ruota dall'Asia: insieme totalizzano il 65 per cento dei fondi della Caritas antoniana 2004. Al centro, l'attenzione per i bisogni primari: acqua, salute e scuola. Di rilievo i progetti per creare attività economiche familiari: piccoli allevamenti, attività agricola o artigianato. Molti i corsi di formazione per avviare soprattutto donne e giovani a professioni particolarmente richieste nella zona. Ma l'attenzione va soprattutto ai bambini: a loro sono destinate le più grandi energie, per toglierli dal giogo dell'ignoranza, dell'abbandono, della malnutrizione e della malattia. Sono ancora i bambini i protagonisti dei progetti di giugno del 2004. Tutti in Iraq. Stavolta il nemico è la guerra, che ha ucciso e purtroppo continua a uccidere migliaia di civili, in molti casi bambini. Di solito non interveniamo in situazioni di emergenza - spiega padre Luciano, perché sono ad alto rischio. In Iraq volevamo piantare un seme di speranza perché proprio quella terra, culla del cristianesimo, sta diventando il simbolo del conflitto tra i popoli e tra le religioni. Rispondere con la pace alla guerra, in nome di questi piccoli, è l'utopia di Francesco.
Due parole su un'altra emergenza che ha invaso la cronaca lo scorso dicembre, lasciando l'Iraq sullo sfondo: il maremoto nel Sud Est asiatico. Questa regione era già nel nostro cuore prima che la tragedia accadesse: una ventina di progetti sono stati finanziati nel 2004 proprio nello stato indiano del Tamil Nadu, una della zone più colpite dallo Tsunami. Cinquantasei progetti in tutta l'India. Abbiamo missioni di frati francescani conventuali in India e in Indonesia. Questa tragedia ci appartiene e ci chiama in prima linea. Per questo noi ci saremo, con lo spirito e con i fatti, anche quando i riflettori dei media si spegneranno, e la gente rimarrà sola con le sue povere cose, stretta attorno ai suoi missionari, senza distinzione di razza e religione, così come avrebbe voluto Antonio.