TEMPO DI PASSAGGI

Per rendere possibile un mondo diverso e migliore, ognuno deve fare la sua parte, portare il suo contributo, cioè diventare lui stesso migliore
01 Aprile 1998 | di

La Pasqua che ci accingiamo a celebrare è la penultima del secolo, anzi di questo millennio. Una coincidenza che ci induce a riscoprire e a ribadire il significato-chiave - spirituale ed esistenziale - della Pasqua, che è il 'passaggio': passaggio da una situazione di disagio, di angoscia, di morte a una di serenità , di speranza e di vita.

Gli ebrei, quando celebrano la loro Pasqua, ricordano il passaggio dalla schiavitù dell'Egitto alla terra promessa, compiuto attraverso l'esperienza dura, ma esaltante e decisiva, del deserto. I cristiani, invece, fanno memoria e rivivono il passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, che Gesù Cristo, 'primogenito di quelli che risorgono dai morti' (Col 1,18), ha reso possibile appunto risorgendo dopo l'esperienza della morte di croce: un evento che ha aperto all'umanità  un'era nuova, dominata dalla vita, dalla luce, dalla speranza.

Certo, i morsi della fatica del vivere, del disagio, del peccato, delle ingiustizie, della malattia e della morte continuano a tormentare la carne dell'uomo, ma dietro l'angolo non c'è più il baratro dell'ignoto, ma la reale possibilità  di guardare al futuro in una prospettiva meno angosciante. Perché Cristo è risorto, ha vinto la morte. In questo senso la Pasqua esprime un'attesa che travalica i confini del mondo cristiano che la celebra, e interpreta le aspirazioni di tutti gli uomini per un mondo nuovo, dove a dominare non siano più l'egoismo e l'individualismo.

Ci sono periodi storici in cui queste attese emergono maggiormente e si fanno più vibranti. Il nostro è uno di questi. A dar corpo ad esse è proprio l'approssimarsi del nuovo millennio: il terzo della storia dell'umanità , dopo l'avvento di Cristo. Qualcuno, suggestionato da profeti di sciagure, vive questi momenti in modo drammatico, come se il mondo, deluso, infiacchito da una millenaria stanchezza, possa d'improvviso afflosciarsi e sparire, oppure venire fatto esplodere da un dio irato e stanco delle malvagità  che in esso si compiono.

Giovanni Paolo II, invece, forte della speranza e dell'amore di Gesù Cristo, convinto che un mondo migliore è non solo sperabile ma possibile, ha letto l'evento come un segno dei tempi, come un occasione di salvezza da non perdere. E ha invitato cristiani e non cristiani, credenti e non credenti a coglierla, a collaborare perché le attese che sono nel cuore di tutti si possano realizzare. Però per rendere possibile un mondo diverso e migliore, ognuno deve fare la sua parte, portare il suo contributo, cioè diventare lui stesso migliore.

Si sa che processi così complessi non si realizzano in tempi brevi, dall'oggi al domani, e non avvengono per un tocco di bacchetta magica. Il primo mattino del nuovo millennio non ci renderà  d'incanto tutti migliori, meno egoisti, più disponibili. A certe tappe si giunge attraverso un lungo cammino: la spiritualità  lo chiama 'conversione', che implica ancora una volta un 'passaggio', una trasformazione radicale di noi stessi, un cambiamento profondo del cuore, perché è dal cuore, come dice Gesù, che 'escono i propositi del male: impurità , furti, omicidi, adulteri, avidità , malvagità , inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza' (Mc 7,21-22). Solo da un cuore rinnovato, convertito, verranno allora le intenzioni buone: l'amore, la solidarietà , il rispetto, l'umiltà , la verità , il pudore, la fedeltà , la sobrietà , la mitezza, la pace... E se a operare questa conversione si sarà  in tanti, le possibilità  che quelle attese si realizzino aumentano fino a diventare, magari in esperienze per ora ridotte, anche realtà .

Certo, si tratta di un percorso non facile che, come quello degli ebrei, si compie attraversando il deserto, con tutte le rinunce e i sacrifici che questo comporta, o, come quello dei cristiani, che deve passare attraverso l'esperienza della morte. Ma non si conoscono alternative per giungere alla 'terra promessa': risorgere con Cristo a un mondo nuovo, di luce, di giustizia e di verità . Chi ha creduto in altre vie, quella della magistratura e delle manette, ad esempio, per estirpare dalla nostra società  la piaga della corruzione o dell'usura, è rimasto deluso, perché cuori non 'convertiti' hanno continuato a produrre ingordigia, raggiri, truffe e inganni. Qualcuno dirà  che sono solo parole, buone intenzioni, che alla fine saranno i furbi ad avere la meglio. Può darsi, ma noi dobbiamo ugualmente fare la nostra parte e invocare la dirompente forza della grazia con la preghiera perché anche quei furbi si ravvedano. Con questi sentimenti e questi propositi, auguriamo una felice Pasqua in Gesù risorto.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017