Tony Manero compie trent’anni

1978: è l’anno de «La febbre del sabato sera». Film cult per un’intera generazione che proprio in quell’epoca abbandonava l’impegno politico per rifugiarsi nel privato.
26 Marzo 2008 | di

Sembra ieri, eppure è successo trent’anni fa. Un giovanotto americano lungo e magro, con una faccia un po’ da cavallo e un abito molto «burino», capelli appena abbondanti e fisico da gran ballerino, faceva esplodere attraverso gli schermi di tutto il mondo la disco music. Lui si chiamava John Travolta, il suo personaggio di perdinotti era Tony Manero; il film, La febbre del sabato sera. Certo, non era un’idea nuova la discoteca, né il fatto che i ragazzi a gruppi, anzi a branchi, in America come altrove vi si scatenassero ogni fine settimana. La novità fu un’altra: quel film segnò una svolta senza ritorno dall’«impegno» al «disimpegno». I «contenuti politici» che avevano spinto le follie sessantottine diventando poi l’ossessione dei plumbei anni Settanta, fecero «puf!» e si dissolsero come una bolla di sapone. Le cosiddette «masse giovanili» non ne potevano più di contestare e furono felici di scoprire il gusto di divertirsi senza coperture ideologiche: il ben noto «riflusso edonistico nel privato». Tony Manero cercava il riscatto dalla sua oscura vita di commesso non più impegnandosi per cambiare il mondo ma sgambettando agilissimo e felice nel clima surriscaldato della discoteca.
Per questo La febbre del sabato sera, pur essendo un film come tanti, divenne una specie di spartiacque nella cronaca e forse nella storia. Uscì in Italia nel 1978, cioè nello stesso anno in cui fu assassinato Aldo Moro, morirono Paolo VI e Giovanni Paolo I, il presidente Giovanni Leone fu costretto da una campagna infamante a dimettersi, l’assenteismo alla Fiat raggiungeva il 12 per cento. Ma, non dimentichiamolo, in quello stesso anno in Italia nasceva anche la tv commerciale. Sì, la storia stava proprio per cambiare.





Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017