Tramontina. La regina dei coltelli è centenaria

A un secolo dalla sua fondazione, oggi l’azienda brasiliana specializzata nella lavorazione del ferro è un colosso industriale che produce 17 mila diversi articoli per la casa ed esporta in 120 Paesi del mondo.
15 Luglio 2011 | di

Se siete al ristorante, in qualsiasi angolo del mondo vi troviate, provate a controllare la marca del coltello con cui state tagliando la vostra bistecca. È molto probabile che vi sia impresso il marchio brasiliano «Tramontina», azienda centenaria che sulla produzione di coltelli ha costruito la sua fama mondiale.
Tutto ha inizio nel 1911 quando il diciottenne Valentin Tramontina, figlio di emigrati friulani, lascia Santa Barbara – nello Stato Rio Grande do Sul, a sud del Brasile – per la vicina Carlos Barbosa. Valentin immaginava, infatti, che la costruzione della linea ferroviaria Montenegro – Caxias do Sul avrebbe creato delle opportunità di carriera per chi, come lui, voleva emanciparsi dal lavoro sui campi. E così il giovane affitta un terreno e ci costruisce sopra una piccola officina di legno, dove inizia a lavorare come fabbro. Nei primi anni di attività la «Ferraria Tramontina» produce attrezzi agricoli, ferra cavalli, ripara macchinari e costruisce pezzi di ricambio per conto delle prime aziende e per il mattatoio di Arthur Renner, che all’epoca abbatteva 150 suini al giorno. Ma Valentin inizia anche a produrre quello che è ancora oggi il simbolo della Tramontina: un coltellino multiuso, con manico dapprima fatto in legno, poi in corno.
Verso il successo
L’attività rimane modesta fino ai primi anni ‘30, nel frattempo Valentin sposa Elisa De Cecco, che gli dà tre figli, due dei quali muoiono in tenera età. I soldi guadagnati in quei primi anni di lavoro consentono a Valentin di comprare un appezzamento di 300 metri quadri dove costruire una nuova officina, sempre in legno, ma più ampia della prima. Qui iniziano a lavorare i primi cinque collaboratori; altri sei danno una mano all’artigiano di origine italiana battendo il ferro a casa propria, nelle ore strappate al lavoro nei campi. Sono anni in cui acciaio e ferro vengono forgiati a colpi di martello e di mola, con la sola forza delle braccia. Forse è anche per via di questa vita faticosa che Valentin muore prematuramente, nel 1939, a soli 46 anni.
Per Elisa De Cecco, ritrovatasi vedova e con il piccolo Ivo da crescere, è il momento di rimboccarsi le maniche. Nella città di Carlos Barbosa c’è ancora qualche vecchio che ricorda quella donna tenace che da un giorno all’altro prese in mano le redini dell’officina messa in piedi dal marito. «Elisa era una donna di grande fibra – raccontava qualche anno fa la sua amica Dozolina Mantovani Bragagnolo –. Controllava il lavoro degli operai in officina, li incentivava e andava a vendere i suoi prodotti in molte città del Rio Grande do Sul. Senza la determinazione di Elisa, la Tramontina non avrebbe mai superato i difficili anni della Seconda Guerra Mondiale».
E così l’azienda cresce sotto la direzione di Elisa che nel 1944 acquista la prima pressa eccentrica. Cresce anche Ivo, che anno dopo anno entra sempre più nella gestione dell’impresa di famiglia. Nel 1961 Elisa muore, ma il suo esempio di donna-imprenditrice rimane impresso nel dna della ditta.
La svolta
C’è un anno, nella centenaria storia della Tramontina, che più di ogni altro segna un passaggio fondamentale: è il 1949, quando Elisa e il figlio Ivo fanno entrare in azienda Ruy José Scomazzon, un italiano di appena vent’anni, fresco di studi in scienze economiche alla Pontificia Università di Porto Alegre. A lui si deve il passaggio dell’azienda dal livello artigianale a quello industriale. Se prima dell’arrivo di Scomazzon il 90 per cento della produzione è rappresentato dai coltellini, l’inserimento di laminatrici, smerigliatrici, forgiatrici e presse consente di allargare la gamma ad altri articoli in acciaio. Ben presto Ruy Scomazzon diventa socio della Tramontina. Seguono l’inaugurazione della nuova sede nel 1956 e la nascita di altre fabbriche a Garibaldi e Farroupilha, nel sud del Brasile.
In poco più di un decennio i dipendenti passano da 30 a 600. Un risultato mantenuto negli ultimi vent’anni dalla guida di Clovis Tramontina, nipote del fondatore Valentin e figlio di Ivo, che ha alle spalle studi in diritto e amministrazione d’impresa.
A lui, in qualità di presidente del gruppo, è toccato l’onore di traghettare l’azienda nel suo primo centenario di vita. Lo ha fatto partecipando a una serie di eventi e commemorazioni ufficiali, in cui ha ricordato i tratti distintivi della Tramontina: qualità dei prodotti, innovazione tecnologica, diversificazione e credibilità del marchio. Ma al centro di tutto questo ci sono i collaboratori dell’azienda: «Siamo passati indenni attraverso periodi di crisi grazie alla gente che lavora per noi: dai dirigenti agli impiegati, dai tecnici agli operai, nessuno escluso. In questi cento anni – spiega Clovis Tramontina – posso affermare con orgoglio che non abbiamo mai mandato a casa nessuno dei nostri dipendenti per tagli ai bilanci». E la città di Carlos Barbosa, con 25 mila anime, non può che essere grata a questo colosso industriale che dà lavoro al 70 per cento dei suoi abitanti. Non a caso si suole dire scherzosamente che la città ha due sindaci: uno è Clovis Tramontina, l’altro è il sindaco eletto dai cittadini, Fernando Xavier da Silva, che il 2 giugno scorso ha organizzato una festa per i cento anni dell’azienda brasiliana.
«Oggi la Tramontina è in tutto il Brasile e in molti Paesi del mondo. Ma abbiamo l’orgoglio di affermare che la “nostra” Tramontina è nata qui, vive qui e vivrà qui». Queste le parole del primo cittadino durante la presentazione di una scultura in bronzo che riproduce il coltellino «Santa Barbara», uno dei primi realizzati nel laboratorio artigianale di Valentin.
Oggi il gruppo Tramontina è formato da una decina di aziende che danno lavoro a sette mila dipendenti e producono 17 mila diversi articoli per la cucina, oltre a utensili, attrezzi per il giardinaggio, per il tempo libero e per l’arredo domestico. Ogni giorno il gruppo brasiliano – che  esporta in 120 Paesi del mondo e fattura quasi due miliardi di euro – «sforna» 200 mila coltelli, 85 mila pentole antiaderenti e 12 mila pentole inox.
Nel frattempo le nuove generazioni avanzano. Elisa, la figlia femmina di Clovis che porta il nome della bisnonna, ha studiato design ed è già inserita nei quadri dell’azienda. Anche i due figli maschi, Marcos e Ricardo, stanno studiando per portare avanti il sogno di Valentin ed Elisa Tramontina: quello di continuare a crescere.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017