Tre progetti per il 1998. Nel nome del Santo
Guatemala, Ghana, Kenya: le iniziative del 'Messaggero' per tenere viva la speranza di chi è stato abbandonato da tutti. Prevenzione, riabilitazione, cura, assistenza. Servono quasi ottocento milioni di lire per non lasciare orfana la solidarietà .
Chi sono i più poveri fra gli stessi poveri? Ce lo siamo chiesto molte volte prima di scegliere i progetti da presentarvi per questo 13 giugno. Dopo aver esaminato le varie proposte, non abbiamo avuto dubbi: i più deboli e i più vulnerabili sono i bambini abbandonati, e ancor più quelli che per varie ragioni soffrono di un handicap fisico o psichico. A loro favore batte oggi il cuore della solidarietà antoniana.
Una solidarietà che si traduce in un impegno concreto che andrà ad affiancare l'opera dei missionari e dei volontari della Caritas antoniana. Da loro, infatti, sono giunti i drammatici appelli a cui siamo chiamati a rispondere con tutta la nostra generosità . Non è solo una questione di coscienza ma anche di impegno civile; la consapevolezza che in un mondo ormai senza confini non possiamo ignorare i bisogni di chi ci vive quasi accanto. Lasciamo a voi ogni ulteriore considerazione.
Guatemala
Le opere dell'amore
Fra Giuseppe Contran bussa alla porta della Caritas antoniana. Dopo tanti tentativi, la speranza in un aiuto per i suoi poveri è ormai al lumicino. È proprio lui a parlare dell'opera di cui è direttore ad Antigua, in Guatemala: 'Si chiama 'Obras sociales Hermano Pedro'; ospita più di cinquecento persone con gravi handicap fisici e psichici, la maggior parte sono bambini e adolescenti. Li accogliamo, li curiamo, li amiamo: sono i fratelli che nessuno vuole'.
L'edificio che accoglie le opere è un vecchio ospedale rimasto abbandonato per 10 anni dopo il terremoto del 1976 e poi ricostruito alla meglio. Qui arrivano malati e handicappati gravi di tutto il Guatemala che hanno nelle Opere sociali 'Hermano Pedro' l'unico punto di riferimento.
La povertà è tale che l'opera si deve occupare non solo degli ospiti interni ma anche di 13.500 pazienti esterni che non possono accedere al servizio sanitario. L'opera, inoltre, aiuta circa 600 famiglie distribuendo loro alimenti e accudendo, durante il giorno, 50 bambini in età prescolare, figli delle venditrici del mercato o di madri sole che hanno bisogno di lavorare.
Uno sforzo enorme per il personale e i volontari, che però non riesce a coprire i crescenti bisogni. Spinto da tutte queste necessità , fra Contran è venuto in Italia. Da solo non ce l'avrebbe fatta. L'opera si mantiene per un terzo con fondi governativi; gli altri due terzi dipendono dalla provvidenza: donazioni, offerte, adozioni a distanza dei piccoli disabili.
Comprendendo tali difficoltà , la Caritas antoniana ha approvato un progetto di 360 milioni di lire, per far fronte alle urgenze che riguardano i bambini: apparecchiature mediche e diagnostiche, restauro del laboratorio, costruzione di un locale di 240 metri quadrati al secondo piano di un edificio già riservato ai bambini disabili. Fanno parte del progetto l'acquisto di un'autoambulanza e gli stipendi, per un anno, di un pediatra, un nutrizionista, un'infermiera specializzata e una logopedista.
Ghana
Riconvertire i lebbrosari in ospedali
Bisogna andare indietro di almeno vent'anni, quasi alle origini della Caritas antoniana, per ripescare e dare una nuova veste a uno dei progetti più efficaci e più sostenuti dai lettori del Messaggero: la lotta contro la lebbra in Ghana. Oggi che la malattia è quasi vinta - 2000 casi all anno contro i 50 mila di 20 anni fa - si presenta il problema di riconvertire le strutture, per affrontare nuovi bisogni senza perdere d'occhio un'eventuale recrudescenza della malattia.
La lotta alla lebbra fu durissima e fu combattuta con grande determinazione dal promotore del progetto, padre Giorgio Abram, un frate minore conventuale, missionario in Ghana. Furono costruiti 4 ospedali; i due più importanti si trovano uno al sud del paese, ad Ankaful, e uno al centro, a Cocofu. Oggi che i casi di lebbra sono pochissimi, una struttura sanitaria così ben architettata da padre Giorgio Abram, può e deve essere usata per altre emergenze. In particolare i due ospedali più grandi possiedono le sale operatorie più attrezzate del Ghana. Il personale è tutto ganese, ma ha studiato in università europee o americane. La condizione della sanità in Ghana è disastrosa. L'unico ospedale che davvero funziona, si trova nella capitale, Accra, ed è riservato alla gente importante. Gli altri ospedali, che si trovano nelle grandi città , sono piccoli e fatiscenti. I degenti devono portarsi da casa la biancheria, il cibo, le medicine e devono pure pagare il medico.
Di fronte a tutte queste esigenze, padre Abram ha chiesto alla Caritas antoniana un aiuto di 200 milioni di lire per portare a termine le seguenti opere:
1) La riconversione dei due grandi ospedali per lebbrosi di Ankaful e Cocofu in ospedali generali, dove vengano curate tutte le malattie. In questi ospedali è prevista anche una sezione di leprologia.
2) Ristrutturazione drastica del laboratorio, e costruzione di una sala per fisioterapia nel centro ortopedico di Nswan. I casi di lebbra in stato avanzato, che richiedono l'applicazione di una protesi, sono drasticamente diminuiti da tempo. Ormai la lebbra si cura precocemente. Per cui il centro ha già iniziato a fare protesi e riabilitazione per bambini poliomielitici, con deformazioni congenite o vittime di incidenti stradali.
Kenya
'Progetto Kivuli' per bambini di strada
Immaginate di essere ai piedi di un grande albero africano: la sua ombra vi raccoglie, vi solleva dal caldo, vi protegge. La rassicurante immagine, presa dalla natura, deve aver ispirato l'ideatore del 'Progetto Kivuli', che in lingua Kiswahili significa ombra, riparo. Siamo in Kenya, nei sobborghi di Nairobi, dove da qualche anno sta crescendo con ritmo inquietante un fenomeno insolito in Africa, quello dei bambini di strada. Il curatore del progetto è padre Renato Kizito Sesana di Lecco, giornalista e missionario in Kenya da 10 anni. Il progetto è stato ideato da un gruppo di 11 giovani kenioti che vivono nella comunità di Koinonia.
A Nairobi ci sono dai 50 mila ai 300 mila bambini di strada. Il motivo fondamentale è la povertà : in 10 anni il potere di acquisto di una famiglia media è diminuito di un terzo, manca il lavoro e spesso i mariti sono assenti lasciano alle donne il peso della famiglia. Tradizionalmente in campagna il bambino era una risorsa perché veniva inserito in piccoli lavori; in città invece è un peso. Il fenomeno dei bambini di strada colpisce solo i Kikuyu, la tribù più cattolica e più numerosa del Kenya. Padre Kizito chiede ai lettori del Messaggero di appoggiare un progetto pari a circa 200 milioni di lire che si articolerà in due fasi:
1) La costruzione di un edificio di 240 metri quadrati per ospitare due laboratori artigianali, uno di panetteria e l'altro di carpenteria, gli uffici e le abitazioni dei volontari. Si sono offerti di collaborare una coppia di italiani e una piccola comunità di suore locali.
2) Un programma di riabilitazione che prevede l'impiego a tempo pieno di tre assistenti sociali, specializzati nel recupero dei bambini di strada, che frequentino assiduamente le vie e le piazze, e cerchino di coinvolgere i bambini nelle attività del centro. Una parte della donazione servirà a finanziare nuove attività ricreative e formative.
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Questi tre progetti promossi dal 'Messaggero di sant'Antonio' e realizzati dalla Caritas antoniana, proseguono una tradizione avviata nel 1988, in concomitanza con le celebrazioni di giugno. Quanti desiderano partecipare alla realizzazione dei progetti possono inviare il loro contributo attraverso la busta o il bollettino di conto corrente allegati a questa rivista. |