Un cammino lungo cent’anni
Non è un caso che questo 2010 veda diverse occasioni dedicate a far memoria di quella tappa fondamentale nella dinamica di riconciliazione tra le Chiese cristiane: comprenderne l’importanza significa anche illuminare il presente del dialogo.
Chi volgesse solo uno sguardo distratto a quella Conferenza, rischierebbe di cogliervi soprattutto la distanza dalla realtà dell’ecumenismo quale lo intendiamo noi oggi. In fondo i 1200 partecipanti provenivano soltanto dalle diverse denominazioni protestanti e prevalentemente dal mondo anglofono: delegati delle diverse società missionarie evangeliche, radunati per una consultazione – non la prima – sulle forme dell’evangelizzazione. A rigore, insomma, più che di ecumenismo, per Edimburgo bisognerebbe parlare di «interdenominazionalismo» protestante.
Chi, però, guardasse con maggior attenzione a Edimburgo vi scoprirà un orizzonte di dibattito ben più ampio: un’istanza missionaria che intendeva «portare l’evangelo nel mondo intero entro la prossima generazione», ma anche la chiara percezione del suo rapporto con l’unità della Chiesa. Ai missionari evangelici radunati a Edimburgo apparve subito chiaro, infatti, che la divisione tra le Chiese era tra i maggiori ostacoli all’annuncio del vangelo: come annunciare la riconciliazione di tutti in Gesù Cristo, se la sua stessa comunità si presentava così frammentata? Furono, in particolare, i rappresentanti delle giovani Chiese delle zone di missione a sottolineare la loro difficoltà a comprendere divisioni legate a un contesto culturale così distante.
Non stupisce, allora, che uno dei gruppi di lavoro della conferenza fosse dedicato a «La collaborazione e la promozione dell’unità»: occorreva esplorare la possibilità di agire assieme in un ambito così delicato. A sottolineare, poi, l’esigenza di pensare tale prospettiva in un orizzonte ampio – che includesse anche il mondo orientale e quello cattolico-romano – provvedevano soprattutto quei membri della Chiesa anglicana che più erano vicini alla spiritualità cattolica (gli «anglo-cattolici»). Né va sottovalutato il fatto che tra le numerose lettere di saluto giunte in occasione dell’apertura dei lavori vi fosse anche quella del vescovo cattolico di Cremona, Geremia Bonomelli, che riconosceva nei partecipanti elementi di fede sufficienti per una base comune di accordo e per un dialogo teso a promuovere l’unità in Cristo. Tutti segni che mostravano lo sguardo in avanti della Conferenza, preludio a dialoghi che solo la seconda metà del Novecento avrebbe consentito in forma più ampia e articolata.
Già allora, però, prese forma una rete di relazioni preziose, solida base per le successive tappe del cammino ecumenico. Determinante in tal senso la scelta di dare continuità alla Conferenza, costituendo un comitato che proseguisse l’attività di coordinamento e cooperazione missionaria delle denominazioni protestanti. Fu una decisione difficile, presa solo al termine di un acceso dibattito: molti temevano che l’istituzionalizzazione indebolisse il vigore missionario. Al termine, però, il voto fu unanime e subito seguito da un inno di rendimento di grazie.
L’era dei pionieri
Un ruolo altrettanto importante fu quello di Joseph Oldham, laico anglicano, segretario esecutivo della Conferenza di Edimburgo e quindi dell’Imc. I suoi trascorsi missionari in India e i periodi di studi in Germania gli consentirono di coinvolgere nel cammino ecumenico diverse aree geografiche e confessionali. L’esperienza accumulata gli permetterà poi, a partire dal 1934, di operare efficacemente nel secondo ambito in cui verrà a esprimersi l’ecumenismo del primo Novecento: quello socio-politico. Oldham sarà tra gli animatori del movimento di cristianesimo pratico Life and Work, fino alla sua confluenza nel Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec) ad Amsterdam nel 1948.
I riferimenti al movimento missionario e alla dimensione sociale del cristianesimo potrebbero dare l’impressione che l’ecumenismo di Edimburgo fosse fortemente sbilanciato sulla prassi. In realtà proprio in tale occasione il vescovo anglicano Charles Brent – mentre esprimeva la sua approvazione per lo stile di lavoro della conferenza – presentò il suo progetto di un organismo destinato a esplorare anche le questioni dottrinali che dividevano i cristiani. Egli aveva compreso, infatti, che non bastava collaborare restando separati: occorreva esaminare e rimuovere le cause profonde della divisione, a livello delle teologie confessionali. È il primo abbozzo della Commissione Faith and Order – Fede e Costituzione – la terza grande traiettoria ecumenica che condurrà alla formazione del Cec. Impossibile esprimere in poche righe l’importanza del suo contributo allo sviluppo di una riflessione teologica capace di chiarire i gravi problemi su cui ancora i cristiani non possono parlare con voce comune; ci limitiamo a ricordare il documento su Battesimo Eucaristia e Ministero e il testo su Natura e missione della Chiesa.
Edimburgo, dunque, è un crocevia, uno snodo fecondo da cui si dipartono alcuni tra i percorsi più importanti del Novecento ecumenico. Percorsi che, a partire dagli anni Sessanta, si intrecceranno con l’apertura al dialogo della Chiesa cattolica e con la maggior disponibilità del mondo ortodosso, rendendo possibile la ricerca comune di una testimonianza di unità, «perché il mondo creda» (Gv. 17, 21). Possiamo già fare bilanci e anche godere dei primi frutti di quanto seminato a Edimburgo dai pionieri e dagli architetti dell’impresa ecumenica. Resta, tuttavia, ancora dinanzi a noi la grande sfida che là si poneva: come annunciare credibilmente il Signore della pace, se ancora i credenti non riescono a vivere l’unità della piena comunione?
Appuntamenti. Edimburgo oggi
Numerose le iniziative tese a ripensare Edimburgo, non per celebrare un evento passato,
ma per scoprirne il significato, per il presente delle Chiese cristiane.
A livello internazionale, da segnalare Edimburgo 2010, la conferenza mondiale degli istituti missionari promossa dal 2 al 6 giugno 2010 dalla Chiesa di Scozia e dal Cec. Prevista la partecipazione di un migliaio di delegati, per riflettere oggi sugli interrogativi del 1910 (www.edimburgh2010.org).
In Italia l’Istituto di studi ecumenici San Bernardino ha promosso un convegno su Il futuro di un cammino lungo cento anni. Edimburgo 1910 tra memoria, identità e progetto (Venezia, 25 marzo 2010).
Uno spazio di riflessione più ampio è la Sessione di Formazione del Segretariato attività ecumeniche, in programma a Chianciano (Siena), dal 26 al 31 luglio 2010, che quest’anno avrà per titolo Cento anni di speranza ecumenica. Sognare la comunione costruire il dialogo. Il riferimento ai diversi «inizi» del cammino ecumenico (Edimburgo, il Concilio Vaticano II, la lettera del Patriarcato Ecumenico Ortodosso del 1920) aprirà alla considerazione delle principali traiettorie ecumeniche (teologia; giustizia, pace e creato; missione; dialogo cristiano-ebraico-musulmano), per coglierne le prospettive future. Relazioni, lavori di gruppo, preghiera ecumenica e meditazioni bibliche scandiranno le giornate. Previste anche attività per bambini e ragazzi. Per informazioni:
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