Un gentleman a New York

Intervista al console generale d’Italia, Giorgio Radicati
03 Gennaio 2003 | di

NEW YORK

Il ministro Giorgio Radicati ha concluso da pochi giorni il suo mandato a New York come console generale d";Italia. Radicati, veterano diplomatico, è stato celebrato dalla comunità  italiana: un uomo compassionevole e sensibile ai bisogni degli italiani residenti nella circoscrizione consolare di New York, New Jersey e Connecticut. Infatti la sua dedizione e la sua personalità  di grande gentiluomo ha ispirato anche il nostro connazionale, noto poeta napoletano Nino del Duca a scrivere una poesia in occasione della sua partenza: «Saluto ad un italiano per bene».

Msa. Lei lascia gli Stati Uniti per la seconda volta: anni fa lei era stato a Washington. Com";è cambiata la comunità  italiana del Nordamerica?

Radicati. Avevo già  avuto un";esperienza diplomatica negli Stati Uniti, precisamente tra il 1984 e il 1990, anni in cui prestai servizio all";ambasciata d";Italia di Washington in qualità  di ministro consigliere, occupandomi di politica americana: Centro-America, America latina e Africa. Per me, fu un";esperienza molto formativa dal punto di vista dei contatti che ebbi modo di sviluppare, e dalla quale ho tratto grandissime conoscenze sulla politica americana e sugli Stati Uniti. Dieci anni dopo sono tornato negli Usa in qualità  di console generale a New York. Ovviamente in questa mia nuova veste, l";esperienza precedente è risultata fondamentale, fondamentale per capire la realtà  americana d";oggi, e per aver potuto approfondire la conoscenza che già  avevo della comunità  italiana. Quell";esperienza a Washington mi ha fatto vivere qui a New York un periodo nel quale i paragoni tra l";America di dieci, vent";anni fa e quella di oggi, mi hanno aiutato a capire dove va questo Paese e quali sono gli sviluppi che la comunità  italiana può avere in considerazione anche del nuovo cammino che ha fatto fino ad oggi.

I cittadini italiani residenti all";estero quando potranno partecipare alle elezioni italiane e votare in loco?

Attualmente ci troviamo in una fase avanzata di questo processo, nel senso che dalle prossime elezioni, che avranno luogo nel 2005, tutti i connazionali residenti all";estero che ne avranno diritto, potranno liberamente partecipare alle votazioni, esprimere il loro voto e contribuire così a formare il nuovo governo italiano.

A che punto è l";aggiornamento dell";anagrafe consolare?

Attraverso l";anagrafe consolare si potranno individuare gli aventi diritto al voto, cioè i connazionali che poi riceveranno la cartolina di voto. Per la fase di aggiornamento, il governo ci ha dato un grosso aiuto con uno stanziamento di fondi ad hoc per l";assunzione di personale e per il potenziamento del settore anagrafe.

Perché le elezioni del Com.It.Es. sono state rinviate?

Attualmente è in fase d";esame, al Parlamento italiano, un progetto di legge per rivedere il ruolo del Com.It.Es, per aggiornarlo alla luce dell";esperienza degli ultimi anni. Quindi si è ritenuto opportuno portare avanti questa rivisitazione per poter giungere all";elezione del prossimo anno con un testo migliorato che permetta di costituire organismi perfettamente funzionanti. E meglio di oggi.

Ci saranno altre possibilità , in futuro, per il riacquisto della cittadinanza italiana da parte di coloro che l";hanno persa per essersi precedentemente naturalizzati cittadini americani?

Credo di sì. Se n";è parlato. Secondo me, il problema è che a seguito della grossa crisi economica che affligge l";America latina, l";Argentina in particolare, c";è un";enorme richiesta di cittadinanze italiane, e questo pone qualche problema dal punto di vista dell";esame delle domande perché ovviamente il governo vuole favorire l";acquisizione di questa cittadinanza da parte di chi ne ha diritto, ma non può permettere che chi non ne ha diritto, acquisisca una cosa a cui non può accedere. E questo presuppone l";esame di una domanda con grande impegno, impegno che, ovviamente, rispetto al volume di domande presentate pone anche problemi organizzativi che occorre risolvere.

Lei ha vissuto a New York la tragedia dell";11 settembre 2001. Che cosa ha provato in quei giorni?

L";11 settembre 2001 abbiamo assistito ad una tragedia epocale. Il crollo delle Twin Towers ha rappresentato anche il crollo di qualche illusione: che gli Stati Uniti fossero invulnerabili a casa propria. Questo è per me il senso di quell";attacco; la sua conseguenza più forte. I cittadini di New York si sono resi conto che potevano essere attaccati e potevano essere feriti in quello che rappresentava il loro simbolo. Al tempo stesso devo dire che la popolazione e l";America hanno reagito alla grande. C";è stata una grande reazione, sia psicologica che politica. Psicologica, perché ancora oggi noi possiamo constatare come la comunità  newyorkese si sia ricompattata e abbia ricreato nella città  i presupposti per superare il fortissimo colpo ricevuto. Sul piano politico abbiamo visto come l";America abbia reagito contrastando il terrorismo internazionale.

Cosa ricorderà  di New York?

Ricorderò innanzitutto il calore umano che ho trovato. In questa città  che molti definiscono inumana e fredda, io ho trovato invece molto calore. Certo che questo mio giudizio è legato in gran parte al mio rapporto con la comunità  italiana: un rapporto estremamente complesso, articolato ma sostanzialmente molto forte. Questo calore è dovuto principalmente alla comunità  italiana che vive qui. Ricorderò il grande sindaco Giuliani che è sceso in piazza, si è rimboccato le maniche e non ha perso l";occasione per sottolineare l";importanza del suo ruolo, e il suo grado altissimo di partecipazione al lutto cittadino e a quello del Paese. E con particolare affetto ricorderò tutte le persone che mi hanno aiutato in quella circostanza a fornire alla comunità  i servizi richiesti. Ricorderò i 2.500 turisti italiani bloccati per una settimana a New York perché l";aeroporto era chiuso, che chiedevano di tutto al consolato. Ricorderò il personale del consolato che volontariamente ha accettato turni terribili: per una settimana è stato aperto ventiquattr";ore al giorno. Questo per quanto riguarda l";11 settembre. Poi ricorderò con affetto il programma culturale che ho lanciato: «Roma-New York alle soglie del terzo millennio», programma che si è sviluppato in due anni: per tutto il 2000 e 2001, e che ci ha permesso la realizzazione di oltre settanta importanti eventi culturali, fra cui una mostra sull";archeologia romana dei fori che ha avuto luogo nel gennaio del 2001 alla Columbus University, con le testimonianze di una grande civiltà  come quella di Augusto e dell";epoca augustea. New York è stata per me un";esperienza professionale tra le più notevoli nei miei ormai trentacinque anni di carriera.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017