Un Grillo per capello

Nessuno è perfetto. E Beppe Grillo non lo è. È solo un comico cui non piacciono i furbi. Fa ridere e fa pensare a un mondo diverso, più genuino e più pulito. Siamo andati a casa sua per conoscerlo da vicino.
06 Luglio 2000 | di

Guai a sottovalutare un comico, se quel comico è Grillo Giuseppe, in arte Beppe. Una delle sue ultime rivincite, alle quali lui comunque farebbe spallucce, è datata 30 maggio 2000. I principali quotidiani italiani riferiscono delle forti, decise, ottimistiche dichiarazioni del nobel Carlo Rubbia alla Conferenza di Bruxelles sulle fuel cell: «Il mondo andrà  a idrogeno. Finisce l' era del petrolio, arrivano le pile a combustibile». Le cronache descrivono il commissario europeo alla Ricerca, Philippe Busquein, che arriva alla conferenza a bordo di una Mercedes a idrogeno, che sarà  messa in produzione nel 2005.

 E Grillo Giuseppe? Cinque anni fa fece i suffumigi dal tubo di scarico del pulmino svizzero, a idrogeno, realizzato da un privato, testardo cittadino svizzero. Potete controllare rintracciando il filmato della Tsi, la televisione della Svizzera italiana. Ma allora la cosa fu accolta dalle alzate di spalle spocchiose degli irriducibili del petrolio, convinti che qualsiasi attacco alla sua illogica, irrazionale, onerosa dittatura fosse un attacco al cuore liberale dell' Occidente. Colossali sciocchezze, ma così era ed è ancora per molti. Risolini di scherno: suvvia, è un comico.
Grillo ha da poco terminato una trionfale tournée inverno-primavera. Pubblicità  zero, pienone ovunque. Un incipit biblico (una sintesi andò in onda a Capodanno su Telepiù): il Creatore crea; l' uomo, con l' ingegneria genetica applicata a piante e animali, ottimizza, accelerando i tempi dell' evoluzione. Prudenza, cautela, verifiche? Ma via, catastrofisti! Non sapete che il mercato, lasciato a se stesso, è di per sé virtuoso? La verità  è che viviamo tempi formidabili, in cui l' uomo si appresta a creare e ad abbattere, impadronendosi dei più reconditi segreti della vita. Padrone del cosmo. Lo diciamo? Diciamolo: l' uomo come Dio, con la mela del Giardino ben stretta in bocca.
Grillo che cosa fa? Individua le contraddizioni, le ingigantisce, ne fa la caricatura per sottolinearle; la risata è liberatoria, ma si ride di cose serie. Si ride del nostro modo di vivere, ossia di scegliere e acquistare beni, e dei beni che scegliamo, di come sono prodotti, del loro «prezzo» reale, delle cento assurdità  della nostra vita quotidiana, delle idiozie mascherate da benessere.

 Grillo ha una casa bellissima, come può sognarla il figlio del proprietario di un officina cresciuto nei carruggi di Genova, un diploma da ragioniere. Niente gli è piombato sul capo da sé. Tutto ciò che sa è andato a cercarselo. A volte parla e sembra un chimico, un biologo, un ingegnere. Con il gusto della battuta. Dietro ci sono solo curiosità  tenace e una rete fatta di amici, conoscenti, spettatori che gli inviano e-mail. E il suo autore, un chimico milanese che lavora a Stoccarda e di cui, per non rovinare il gioco, non riveleremo l' identità .
Una casa bellissima, altroché. Sulla collina di Sant' Ilario-Nervi, la Beverly Hills genovese, le ville dei ricconi con vista mozzafiato sul Golfo. Un ricco vero ti accoglierebbe nel salotto adorno di cineserie e ti mostrerebbe i quadri d' autore e la piscina. Grillo, invece, ti aspetta nella veranda, accanto a un colossale barbecue, a piedi nudi. Sul tavolo, i dolcetti di uno spettatore siciliano, un pasticcere grato per le risate. «Venga, le faccio vedere». Che cosa, i quadri e la piscina? Ma no. L' impianto fotovoltaico. E poi l' orto con le fave e i pisellini, precisando: «Non lo curo io, viene un ragazzo alla mattina».
E poi racconta. Un uomo di spettacolo e di successo che non si autocelebra: incredibile ma vero! Racconta della sua svolta «sociale», lui, fustigatore dei politici ladroni o soltanto noiosi e ridicoli, lui, comico in fondo tradizionale: «Comincia quando capisco che la politica, quella vera, è parlare di come vengono prodotti un' automobile o un litro di latte. Di come una cosa buona e semplice come uno yogurt alla fragola abbia alle spalle tremila chilometri su un camion in autostrada, con tutto quel che ne segue in scorie e incidenti. Allora sono nati i miei spettacoli. Ma ho anche cercato di cambiare qualcosa nella mia vita qui, anche se è impossibile sfuggire del tutto alla macchina tritatutto dei consumi. L' impianto fotovoltaico, l' orto... Qualcosa».

Arriva Parvin, la moglie. Ha un bel pancione tondo (il bimbo, quando leggerete queste righe, dovrebbe essere appena nato). Si prendono in giro. Più tardi, tornando a valle sulla sua Porche (appunto, a certe tentazioni del mercato neanche lui sa resistere), Grillo confiderà : «È la mia salvezza. In casa tutti mi prendono in giro, di continuo. Così evito di prendermi troppo sul serio e di perdere la testa. Io e Parvin? - sorride - . Il nostro amore è fondato sull' ironia». Un famiglia bella larga e postmoderna: due figli a testa da precedenti matrimoni, due di nuovi, in totale sei. Una bella botta alla denatalità .
La chiacchierata? Comincia dai giornali. Siccome giù in città  (anni luce, eppure è lì sotto) il biotech accende gli animi fino a diventare pretesto per i soliti, insopportabili scontri ideologici (cosa non si farebbe per un voto, un fotogramma, un titolo in più), parliamone con un insospettabile come lui.
Ha appena dichiarato Christian Morin della Novartis: «Abbiamo avuto la conferma che la gente è disposta ad accettare un certo livello di rischio, se i prodotti assicurano un reale beneficio». Che candore. Quanto sarà  un «certo livello»? E poi la gente, per accettare il rischio, dovrà  prima conoscerlo... «Mi viene in mente la storia del triptofano». Di che? «Triptofano, un aminoacido prodotto normalmente da un batterio. Ma costa. Finché i soliti giapponesi scoprono che una sua versione modificata geneticamente è molto più economica. E viene usata come ingrediente di un blando sonnifero 'naturale', una di quelle cose che vengono vendute anche nei supermercati. È naturale e fa bene». E allora? «Negli Usa ha fatto una trentina di morti e centinaia di invalidi». Sicuro? Mai letto da nessuna parte. «Sicurissimo, ho qui anche una pagina del 'Daily Mail'. È successo che la versione geneticamente modificata conteneva un' impurità  tossica, in dosi così minime da non essere rilevata in laboratorio, ma così tossica da ammazzare. E poi ci tocca ascoltare fior di scienziati che allargano le braccia: biotech? Finora non è successo nulla. E ci danno degli allarmisti».
Va bene, questo è il rischio. In fondo non è l' unica storia del genere. Negli Usa gli effetti collaterali indesiderati dell' aspirina provocano 16 mila 500 morti all' anno, tanti quanti il virus dell' Aids. Il «vero» problema non sono quei morti. Ma il fatto che chi assume aspirina non conosce i rischi che corre. E i benefici, ad esempio del triptofano? «Indubbiamente c' è chi si è goduto sonni tranquilli».

Mercato mercato mercato. Il mercato, per far circolare i prodotti e creare ricchezza, deve omogeneizzare. Di recente Massobrio, nella rubrica De gustibus su «Avvenire», a proposito della mozzarella di bufala, una delizia, ha scritto: «Ma se provate a farla assaggiare ai figli, statene certi che la rifiuteranno. Tutto si sta semplificando, perfino il gusto che non è più gusto. Eppure anche il gusto ha un valore...».
Grillo si fa pensieroso: «Mi fa venire in mente una ditta che si chiama Iff. Sta in una palazzina rosa di Manhattan, con graziosa targhetta d' ottone sulla porta. Realizza un fatturato annuo di un miliardo e mezzo di dollari. Una cosa mostruosa. Che cosa produce? Aromi. Se chiedi come sono fatti, ti rispondono che è un segreto. Ma qualcosa sappiamo. Le piacciono i gelati, le caramelle, le bibite al sapore di fragola? Buone, vero? Ebbene, il 95 per cento di gusto di fragola si ottiene dal pioppo marcio australiano. La nostra mente, tramite il naso, avverte l' aroma e segnala allo stomaco: ehi, arriva la fragola! Giù si preparano: buona la fragola. Il gusto riconosce la fragola e manda giù. E là  sotto si sentono piovere in testa il pioppo marcio, e non lo riconoscono, non dopo migliaia di anni di fragole vere: poverini, non se l' aspettano, non ci sono abituati. Ma che significato ha, oggi, 'commestibile'?».
Lei, Grillo, è fortunato: ha l' orto e si fa il pesto da sé... «Macché. Il mio basilico cresce male, d' inverno dovrei metterlo in serra. Sa da dove arriva il basilico? Dal Vietnam. L' aglio dalla Cina e i pinoli dalla Spagna. Non oso pensare a quanti morti fa il pesto globale sulle strade di due continenti».

Mercato e via. Ad esempio, il problema delle carceri, su cui i vescovi hanno chiesto un intervento «giubilare» di clemenza per mettere argine a una situazione ormai disperata: «Vogliamo il mercato, ma per davvero? Allora le soluzioni possibili sono due. La prima è tornare al passato: punizioni corporali e lavori forzati». Meglio passare alla seconda. «Allora facciamo come negli Usa, privatizziamo. Il carcere diventi un' azienda, e i carcerati una risorsa dell' azienda. In Pennsylvania la Pan Am impiega i carcerati per le teleprenotazioni dei voli. Li compensa con 60 cents all' ora. Però i carcerati devono pagarsi il vitto e l' alloggio, se no sarebbe troppo bello: fanno 10 dollari al giorno. Va da sé che se un detenuto non è ricco di suo esce indebitato, fa una rapina e torna dentro». Nota: negli Usa i carcerati sono cinque milioni. Una cifra astronomica. «Difatti non c' è disoccupazione».
Via, Grillo, non sta esagerando? «Chi, io? Le dico che cosa è successo in un bar, ligio alle regole del mercato. C' era chi voleva giocare a carte, e desiderava silenzio per potersi concentrare. E chi invece voleva ascoltare la musica del juke-box a tutto volume». Una situazione paradigmatica dei nostri tempi, con le sue esigenze contrastanti: produrre e arricchirsi provoca inquinamento, chi produce e si arricchisce desidera aria pulita... Che fare? «Nel bar sono stati coerenti con le leggi del mercato. Hanno inserito nel juke-box tre dischi muti. Chi vuole il silenzio inserisce la moneta e se lo compra».

Tutto comprato e venduto. Almeno l' amore e la fede rimangono gratuiti, non crede? «Ah, la Chiesa. Ogni tanto vado a messa e la gente non sa più rispondere. Sarà  una mia impressione, ma queste liturgie sono così tristi, tutto dolore ed espiazione, e poca gioia. Perché? Sento i preti parlare tanto dell' al di qua. Mi piacerebbe sentirli parlare di più dell' al di là . Con la morte facciamo i conti tutti, presto o tardi. E un po' di speranza ci vuole, è terribile non credere in nulla. E poi si muore male. Male. Una volta morivi fissando tua madre. Oggi un povero anonimo infermiere a fine turno».
Dopo l' estate, siatene certi, Grillo tornerà  in tournée. Altri pienoni, frutto del passaparola. E magari la Rai tornerà  a riproporre disordinati spezzoni di Grillo d' annata per rubacchiare quattro milioni di ascolto a mezzanotte. O a spacciare replicanti di Grillo in romanesco, stessi identici testi che, cambiate faccia e voce, suonano grotteschi. Il pubblico, chi va da Grillo? «Di tutto, c' è proprio di tutto». E ridono. Ma è una risata che provoca presa di coscienza o rimozione dei problemi? «Ridono delle cose che li circondano, della propria vita assurda. E immediatamente provano un senso di liberazione. Poi si rendono conto di aver riso di cose serie. Infine, se ne dimenticano. Ma poi...». Poi? «Viene il momento in cui incontrano oggetti o circostanze di cui hanno riso, e il ricordo riemerge. E con esso l' inquietudine. Lo so, ne sono sicuro».


   
   
GRILLO IN NOVE BATTUTE      

Beppe Grillo, qual è l' ultima volta che ha provato un' emozione forte, molto forte?

Quando è morto Fabrizio (De André, ndr ). Eravamo molto amici. Ma questa è un' emozione negativa. In positivo, a ogni nascita di un figlio. Un bambino poi ti sconvolge la vita: si ricomincia da capo. Sono come degli sciamani, tutt' uno con l' universo. Poi se li mangia la scuola e addio, invecchiano di colpo.
E l' ultima volta che ha provato paura, tanta paura?
Quando hanno dimesso Cuccia. L' avevano ricoverato in coma ed è uscito saltellando. Mi ha preso il panico.
L' ultima volta che ha riso di gusto?
Rido di continuo. È mia moglie. Il nostro amore è fondato sostanzialmente sulle reciproche prese in giro. Qui a casa nessuno mi prende sul serio. Se appena provo a prendermi sul serio io, cominciano a sfottermi, e mi calmo.
La domanda più imbarazzante che si sia sentito rivolgere di recente?
Da mio figlio Rocco, 6 anni, davant a una normale vetrina: «Papà , noi siamo ricchi o ricchissimi?».
L' ultima volta che avresti desiderato essere altrove?
Non saprei. Posso dire invece dove sono stato rgogliosissimo di esserci?
Certamente.
All' assemblea della Telecom. Avevo comprato due azioni, per un dividendo di, se non ricordo male, 85 lire. E mi sono presentato regolarmente all' assemblea degli azionisti. Mi sono iscritto a parlare. Mi hanno dato la parola. Mi ero conciato come Michele Greco detto il papa: giacca a quadroni, cravatta color ocra corta e larga, un filo di brillantina. Un verotamarro.
La tentazione a cui non sa resistere?
La risata provocatoria. La battuta. Potrei giocarmi tutto per una battuta.
Si può ridere di tutto, o c' è qualcosa davanti a cui anche il comico provocatore deve fermarsi?
Di tutto. Ma tutto, appunto, dipende dallo stile.
Ma lei è ricco o ricchissimo?
Ricchissimo (ride).

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017