Un Mistero che spinge alla solidarietà

Natale è ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano. Natale è ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.
11 Novembre 2011 | di

Celebrare il Natale significa rimanere coinvolti dall’annuncio della benignità e umanità manifestati da Dio con la sua nascita. Scrive san Bernardo: «Se egli non fosse venuto in mezzo a noi, che idea si sarebbe potuto fare di Dio l’uomo, se non quella di un idolo, frutto di fantasia? Sarebbe rimasto incomprensibile e inaccessibile, invisibile e del tutto inimmaginabile. Invece ha voluto essere compreso, ha voluto essere veduto, ha voluto essere immaginato. Dirai: dove e quando si rende a noi visibile? Appunto nel presepio, in grembo alla Vergine».
Ammirando quel divin Bambino nel presepio, non possiamo sottrarci da quanto il mistero di quella nascita suscita in noi: come rinnovamento di vita, come intimo bisogno di riconciliazione; come recupero di comunione gioiosa in seno alla famiglia e nell’ambito dei nostri rapporti e contatti quotidiani. Madre Teresa di Calcutta ci offre, a tale riguardo, una poetica e profonda riflessione:
«È Natale ogni volta che sorridi a un fratello e gli tendi la mano.
È Natale ogni volta che rimani in silenzio per ascoltare l’altro.
È Natale ogni volta che non accetti quei princìpi che relegano gli oppressi ai margini della società.
È Natale ogni volta che speri con quelli che disperano nella povertà fisica e spirituale.
È Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza.
È Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri».
Il messaggio della beata madre Teresa pone nuove prospettive alla celebrazione del Natale, che diviene non solo occasione per scambi d’auguri e di doni, ma anche momento privilegiato per valorizzare sentimenti di solidarietà, magari da tempo non espressi. «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» annuncia Giovanni nel prologo del suo Vangelo (Gv 1,14). Venne ad abitare nei contesti della vita umana, anche quelli più problematici e difficili, per realizzare progetti di pace e di riconciliazione.

Un forte invito a realizzare un Natale di solidarietà ci è stato dato visivamente dall’ultimo film di Ermanno Olmi, Il villaggio di cartone. Il regista ci dona un inno alla carità, con un singolare riferimento anche al mistero del Natale, quando il protagonista, un vecchio prete ammalato, trova la sua chiesa, dismessa e privata d’ogni simbolo religioso, occupata da un gruppo di immigrati sbarcati sulle coste della penisola italiana. Nella notte, in quel centro d’accoglienza spoglio e insolito, una giovane migrante partorisce un figlio. È un natale, e il sacerdote, portando in chiesa dalla sua camera un povero crocifisso, unico interlocutore con cui si confidava, canta l’Adeste fideles, l’inno più antico della tradizione natalizia, cercando di dare vigore all’invocazione Venite, Venite in Bethlehem. La scena è carica di commozione: forte è il monito all’esercizio dell’accoglienza e dell’aiuto morale e spirituale verso quanti vivono situazioni di povertà materiale e mancanza di orientamento per il futuro.
La fede cristiana si caratterizza per il suo vivo rapporto con Dio e per l’inscindibile condivisione con i fratelli, verso i quali dovremmo sentire il bisogno di esprimere dei segni di vicinanza, nelle emergenze e non solo. Probabilmente non esiste momento più opportuno del Natale per arricchire la nostra fede con segni di amore e di solidarietà.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017