Un mulino per «Cicetekelo»

A Ndola, nello Zambia,è arrivato un mulino per i ragazzi coinvolti in un progetto dell’associazione Papa Giovanni XXIII.
28 Ottobre 2009 | di

La Repubblica dello Zambia si trova nell’Africa centro-meridionale e prende il nome dal fiume Zambesi che dà origine a imponenti cascate. Ma a tanta ricchezza della natura non corrisponde purtroppo altrettanta prosperità economica. Lo Zambia non ha sbocchi sul mare ed è uno dei Paesi più poveri del mondo, con l’87 per cento della popolazione sotto la soglia della povertà, situazione aggravata da aids, malaria e tubercolosi. La seconda città del Paese, dopo la capitale Lusaka, è Ndola, dove si svolge la nostra storia.
Proprio lì infatti l’associazione Papa Giovanni XXIII nel 1997 ha piantato un grande seme di solidarietà che si chiama «Cicetekelo» ed è un modello di intervento rivolto a ragazzi di strada e bambini orfani che nello Zambia sono oltre un milione. Molti ragazzi abbandonati a se stessi senza «Cicetekelo» non avrebbero avuto alcuna alternativa se non quella di rifugiarsi nell’abuso di alcol e droga o di una vita violenta.

Stefano Maradini, che fa parte dell’associazione Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, vedendo le condizioni di vita dei ragazzi nelle discariche di Ndola, decide, insieme a padre Umberto Davoli, frate minore conventuale, e all’amico Patrick Mulenga, di fare qualcosa.
«Nel 1996 – scrive padre Umberto – Stefano e io cominciammo a visitare le fatidiche discariche di Ndola e Kitwe, dove decine e decine di ragazzi (e bambini, spesso picchiati dai rivali più grandi) cercavano plastiche e ferraglie per sbarcare il lunario. Con la Bibbia in mano, provammo a scuoterli. Una trentina di giovani accettarono di seguirci. Per grazia del Signore, un certo numero di loro è tuttora con noi, anche con casa, famiglia e figli e con un diploma ottenuto alla Trade School».
Nel 1997, dunque, Stefano, con pochi fondi e molto entusiasmo, apre il primo centro a Nkwazi dove i ragazzi tolti alla discarica hanno la possibilità di mangiare e studiare. Il secondo centro viene aperto a Misundu dove i ragazzi più grandi possono andare a scuola, fare sport, imparare un mestiere.
Nel giugno del 2008 da «Cicetekelo» arriva alla Caritas Antoniana la richiesta di un mulino, «per diventare sempre più autosufficienti». Viene acquistato e spedito in Zambia, in un container, nella primavera del 2009. Si tratta di un mulino classico, di quelli che una volta si vedevano sulle Alpi o nell’Appennino e che funzionavano con la forza dell’acqua… Questo mulino compie 150 giri al minuto: la farina esce tiepida e calda e ha la poesia del pane buono. «Abbiamo aumentato la produzione – dice Stefano Maradini –, infatti ora produciamo circa cinque tonnellate al giorno di farina di mais che viene utilizzata nelle nostre mense (ogni giorno offriamo circa 400 pasti tra lavoratori e ragazzi). Vendiamo la farina in sei punti vendita in città, a un prezzo più basso degli altri mulini e questo dà la possibilità ai poveri di comprarsi anche un po’ di verdura. Attualmente abbiamo diverse attività (falegnameria, autofficina, scultura in pietra saponaria) che coinvolgono sia ex ragazzi di strada che lavoratori qualificati. L’agricoltura e l’allevamento di bovini da carne, polli e maiali procurano quasi tutto il necessario per le due mense. Sosteniamo 263 ragazzi, ma entro il 2010 vogliamo aiutarne 360 insieme con i loro familiari. Il nostro obiettivo finale è il recupero e la reintegrazione dei ragazzi nelle famiglie di origine».


Vivere in Africa vivere per l’Africa


Nelle parole di Maradini, la passione del missionario. «Sono molti i “segni” che riceviamo da Dio: il fatto che io e Gloria ci siamo sposati, ad esempio; le realtà di condivisione in cui siamo coinvolti: un vero miracolo per tutte le persone che accogliamo. Ogni giorno cerchiamo di fare spazio al Signore perché sia sempre più Lui a fare le cose e noi uno strumento nelle sue mani. Diceva bene Madre Teresa: “Sono una matita nelle mani di Dio”. Questo cerchiamo di essere, con tutti i nostri limiti e miserie umane».
«Quest’anno – continua Stefano – alcuni ragazzi italiani del gruppo giovani della nostra associazione hanno vissuto per un mese un’esperienza di condivisione con i giovani zambiani. I ragazzi europei hanno bisogno di quelli dello Zambia e vice­versa».

Sono tutti semi di speranza per l’Africa «perché – afferma ancora Maradini – la speranza sono tutte le persone che cercano di fare qualcosa con la gente del posto. La maggior parte dei governanti non ama il proprio popolo, ma pensa solo ad arricchirsi. I Paesi occidentali da una parte fingono di essere sensibili ai problemi dell’Africa, dall’altra, con la complicità dei governanti locali, stanno uccidendo questo Continente. Si pensi allo Zimbabwe, al Congo, in particolare al Sud e Nord Kiwu; a come sono state fatte le privatizzazioni nello Zambia durante la presidenza di Chiluba. Miniere svendute con la consulenza della Banca mondiale alle multinazionali che si stanno sempre più arricchendo. Negli ultimi anni i cinesi hanno fatto contratti in tutta l’Africa per lo sfruttamento delle materie prime. Dei soldi guadagnati dalle multinazionali, nulla viene investito in loco. Mi dispiace, perché questo Paese ha tantissime potenzialità, sia umane, sia naturali che purtroppo non sono utilizzate al meglio».


Il progetto in breve

- Progetto: Acquisto di un mulino per il progetto «Cicetekelo» a Ndola, Zambia

- Tempi: giugno 2008 - aprile 2009

- Contributi: 35 mila euro
 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017