Un Natale sotto il solleone
Piscina, partite di calcio e bocce, un ricco pranzo e poi tutti a godersi il sole di Natale. Un Natale diverso da come lo immaginiamo in Italia, avvolti nei nostri cappotti ma capace di suscitare lo stesso trasporto e le stesse emozioni.
«Gli italiani in Cile – spiega Marisela Gonzàles Massa – vivono con grande intensità le feste natalizie che per effetto climatico vengono organizzate con modalità diverse da quelle europee. Il nostro fulcro è rappresentato dalla Misa de Gallo, la messa di mezzanotte, che però spesso viene celebrata alle 19,00 o alle 20,00 per permettere anche agli anziani e ai bambini di partecipare con attenta devozione. È un appuntamento fondamentale per tutti gli italo-cileni, riuniti spesso intorno alle loro associazioni, cui fa seguito la cena che non inizia prima delle 22,00 e con il favore della frescura estiva. Si brinda con il Cola de mono o Pisco our, due liquori tipici del Cile e si apre con il Pan de Pascua un dolce simile al panettone e ripieno di uvetta, noci e frutta candita. La cena natalizia vera e propria vede un piatto unico formato da carne di tacchino condita in varie salse e poi da frutta e gelato. In ogni famiglia che rispetta le tradizioni italiane viene servito il piatto regionale tipico, ovviamente adattato alla stagione estiva. E a mezzanotte tutti intorno all’albero di Natale e al presepio per aprire i regali… emozione che ai bambini viene riservata la mattina di Natale dopo la visita di Viejo Pasquero ovvero il Vecchio uomo del Natale».
È strano abituarsi all’idea di vivere la Natività sotto il sole cocente di mezzaestate, ripercorrere i primi attimi di vita di Gesù indossando maniche corte e pantaloncini, eppure questo non cambia affatto il grande trasporto che tutta la comunità italiana nutre nei confronti di questa festività. Formata in gran parte da liguri, emiliano-romagnoli e lucani (ma anche gli abruzzesi vantano una nutrita rappresentanza) la comunità italiana in Cile è fedelissima alla celebrazione del Santo Natale e le chiese sono ovunque gremite.
Una delle comunità italiane più attive del Cile è Valparaíso. È qui che il Natale ha un sapore del tutto particolare. Tutto ruota intorno alla parrocchia di san Giovanni Bosco, fondata nel 1915, che è considerata il fulcro della tradizione natalizia italiana. Nella chiesa si alternano momenti di intimo raccoglimento a esibizioni del coro Giuseppe Verdi e degli ex allievi della Scuola Italiana di Valparaíso. È in questa occasione che le associazioni s’incontrano e festeggiano i loro membri storici.
L’anno scorso il riconoscimento speciale è toccato a Giulietta Costa per la sua lunghissima militanza associativa, iniziata con la fondazione dell’associazione ligure di Valparaíso, continuata con la direzione del sodalizio tra il ‘93 e il ’95 e proseguita fino al 2009 con incarichi di presidenza dei Liguri in Cile e come consigliera del Comites Cile. «Sono nata a Valparaíso, figlia di genitori originari di Chiavari – ha esordito nel suo discorso –, e ho partecipato attivamente alla vita della nostra comunità italiana. Come ex presidente della Comunità cattolici italiani della Parrocchia di San Giovanni Bosco, la festa natalizia organizzata dai liguri mi sta molto a cuore e ogni anno leggo con piacere il discorso d’augurio per tutti i fedeli che riempiono la nostra chiesa e intorno al quale si riuniscono anche le numerose attività associative italiane della città».
Grande studiosa della storia cittadina e della comunità italiana in questo angolo di Cile (che vede relativamente vicine le città di Valparaiso, Viña del Mar e Santiago), Giulia Costa conferma la tradizione che fa perno sulla comunità ligure. «La Comunitá di Valparaíso – spiega Costa – è formata per circa l’85 per cento da liguri, che ogni anno celebrano attraverso l’associazione la Festa della Madonna della Guardia Dell’Orto e Montallegro, con una solenne messa celebrata nella Parrocchia italiana di Pompei, alla quale segue un gran pranzo nello Stadio italiano, con partecipazione della Squadra folkloristica ligure. Liguri sono l’attuale console e il presidente dell’associazione Pio Borzone. Fin dal 1923 è presente un consiglio dei liguri che opera nel campo delle iniziative sociali e culturali».
Valparaíso, che secondo alcuni storici è stata fondata dai marinai agli ordini del navigatore ligure Gian Battista Pastene (per la bellezza del luogo le diedero il nome di «Valle del Paradiso») è ricchissima di iniziative associative. La Società di beneficenza, fondata nel 1856 vanta la primogenitura, seguita a ruota dalla Sesta compagnia di pompieri volontari Cristoforo Colombo, fondata nel 1858 e nella quale si accede solo con il cognome italiano. La Dante Alighieri (nata nel 1905), il Circolo Italiano Los Andes (fondato nel 1895), la Società Canottieri (1908), la Società italiana d’Istruzione (1912), la Società sportiva italiana (1917), la Casa degli italiani di Quillota (1925) e la Scuola italiana Arturo Dell’Oro (fondata nel 1933) rappresentano lo zoccolo duro di un attivismo sociale che fa di questa città un caposaldo dell’italianità in Cile e che ha nel Consiglio della Comunità, italiana Regione Valparaíso (fondato nel 1923), il perno istituzionale.
«Il terremoto del 27 febbraio scorso – continua Costa – ha risparmiato la nostra parrocchia, di recente costruzione e antisismica, rovinando solo alcune immagini. La maggior parte delle chiese sono state danneggiate e ora hanno trovato una sistemazione provvisoria, noi invece festeggeremo senza problemi il prossimo Natale che prevede anche la consegna di doni ai bambini della parrocchia territoriale cilena. Ogni regione ha delle tradizioni particolari. Noi liguri da anni organizziamo un convivio natalizio augurale nella sala parrocchiale, festeggiando con la focaccia e il pane dolce genovese».
«Valparaíso è una vera fucina di attività sociali italiane – spiega Emilio Toro Canessa, un altro italo-cileno famoso da queste parti – e accanto alla messa di Natale vi sono molti momenti di festa. L’associazione ligure ad esempio celebra in settembre la messa in onore degli emigrati, mentre l’Associazione Professionisti di origine italiana organizza una conferenza ogni ultimo sabato del mese. L’Associazione giovani italiani in Cile, attivissima, promuove una fiera culturale e il “mese degli immigrati”, mentre gli ex alunni della scuola italiana, dopo aver partecipato alla messa celebrativa, organizzano il pranzo dell’amicizia il 21 aprile, giorno di fondazione del sodalizio. In occasione del 2 giugno tutte le associazioni partecipano alla settimana dell’italianità».
Bisnipote di liguri, Emilio Toro Canessa affonda le proprie radici nella città di Rapallo. Fierissimo delle proprie origini (anche a livello sportivo: ogni domenica, nei novanta minuti della partita, indossa la maglia del Genoa), Emilio è un professore di storia e da anni segue una particolare indagine sulla vita sociale della comunità italiana di Valparaíso.
«Sono convinto che gran parte della forte presenza della cultura italiana in Valparaíso sia nata dalla capacità di tanti italiani di aprire degli empori nella zona portuale della città. La vendita di generi alimentari e di altri oggetti ha rappresentato forse il miglior modo per integrarsi nel tessuto cittadino e per tenere uniti i tanti italiani che erano emigrati soprattutto in seguito alle guerre mondiali. Uno spazio particolarissimo di socialità che si è creato tra il 1900 e il 1930, che ho analizzato nella mia tesi e cercato di raccontare attraverso alcuni reportage pubblicati sul quotidiano El Mercurio».