Un network per il lavoro giovanile

La mobilità aumenta in tempi di crisi: si cerca il lavoro dov'è. Un'occasione di crescita professionale per chi espatria, ma anche di relazione con la multiforme presenza italiana nel mondo.
19 Febbraio 2009 | di

In questi mesi in cui le conseguenze della crisi finanziaria globale si fanno sentire in modo crescente sull’economia colpendo famiglie e imprese, si constata un allentamento delle norme e delle iniziative per assistere quanti sono rimasti senza lavoro e in situazioni di bisogno. C’è la sensazione che la crisi durerà a lungo, e molti sono quelli che ne hanno già risentito le conseguenze. In questo contesto vogliamo rivolgere l’attenzione ad alcuni dati che rivelano come il rapporto tra gli italiani che lasciano il nostro Paese e quelli che vi ritornano si è fatto nuovamente positivo. Sono infatti migliaia i connazionali che lasciano l’Italia per trovare lavoro o migliori prospettive di vita in Svizzera, Germania, Francia o Austria: Paesi dove maggiormente questo fenomeno si presenta più evidente.
Un recente sondaggio condotto dal presidente dell’Ispo, Renato Mannheimer, pubblicato dal Corriere Economia del 22 dicembre scorso, informa che «4 precari su 10 sono disposti a cambiare città, e 3 su 10 non escludono di trasferirsi all’estero anche per accrescere la propria professionalità». La necessità di trovare un lavoro all’estero coinvolge evidentemente chi non ha un lavoro stabile, ma si accentua anche tra i giovani assunti con un contratto a progetto o con contratti rinnovati da anni, di sei mesi in sei mesi, pur avendo un titolo di studio anche elevato. Alcuni aspetti positivi della mobilità spingono questi giovani a tentare un’esperienza fuori dall’Italia. «È entrato nel Dna delle generazioni più giovani il concetto che nei momenti di crisi si va dove c’è lavoro» ha detto Pietro Garibaldi, docente di Economia all’Università di Torino. Di fronte a questi dati, emerge un primo interrogativo: «vale la pena» contrastare l’esodo di giovani italiani dalla loro patria senza offrire loro sicure alternative? Sono cresciuti e si sono formati nelle nostre Università, e ora cercano sbocchi all’estero senza garanzia di risorse, di continuità di rapporti con le Università che li hanno formati, e senza la speranza che, dopo la loro esperienza all’estero, possano rientrare con un inserimento lavorativo-professionale corrispondente alla professionalità acquisita. Su questo problema trovo importante quanto ha affermato in un recente intervento al Parlamento italiano l’onorevole Franco Narducci: «lo Stato non deve svolgere soltanto il ruolo di regolatore, ma deve anche investire. È sicuramente doveroso aumentare il numero di ricercatori, prevedere contributi più sostanziosi per i dottorandi che vanno all’estero, nonché una collaborazione con le nostre rappresentanze all’estero, sostegno e agevolazioni sapendo che non sono spese, ma investimenti nel presente e nel futuro».
Riguardo al contributo che possono offrire le «rappresentanze» e le realtà italiane nel mondo a questo nuovo volto della mobilità che coinvolge soprattutto i giovani italiani, devono sentirsi coinvolti i Consolati, i Comites, i Patronati come privilegiati punti di riferimento per l’inserimento dei nuovi «migranti» nelle realtà territoriali. Ma devono sentirsi coinvolte anche le associazioni e i club culturalmente aperti e consapevoli delle nuove forme di mobilità. Soprattutto se, attraverso i nuovi strumenti d’informazione e di relazione, possono mettersi in contatto con questi connazionali offrendo loro, oltre all’accoglienza in un clima di coinvolgimento partecipativo, anche alcune risposte alle loro richieste. Nel mondo sono attive alcune importanti realtà sorte in seno alla creatività giovanile come Sons of Italy, Fieri, Italians of London, Italiansonline, ecc. Realtà virtuali che possono essere riferimenti privilegiati per quanti cercano oggi all’estero un lavoro o una migliore qualificazione professionale, e con cui porsi in rete sapendo che c’è un’«altra Italia» che ha già maturato esperienze nel settore, e che può fungere da concreto punto di riferimento.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017