Un ospedale oltre l’odio tribale

Kalongo è tra le città più bersagliate dalla guerriglia: esecuzioni sommarie, Aids e altro stanno distruggendo le nuove generazioni. Contro l’isolamento e la disperazione oggi c’è solo l’ospedale dei comboniani, che stiamo finanziando con il vostro aiuto.
05 Aprile 1999 | di

Dimenticati dal mondo, straziati dai continui saccheggi della guerriglia, falciati dall'Aids, costretti a una perenne condizione di profughi: è questa la vita di migliaia di achioli, popolazione residente nella parte nord-orientale dell'Uganda, al confine col Sudan.
Sopportano da 13 anni una guerra che non è la loro, frutto di contrasti occulti tra il governo dell'Uganda e quello del Sudan. I guerriglieri ugandesi, altrimenti noti come «Esercito di resistenza del Signore» (Lra), sono sostenuti dal regime islamico sudanese di Hassan El-Turabi che vuole vendicarsi per l'appoggio che il presidente ugandese, Yoweri Museveni, offre all'«Armata popolare di liberazione del Sudan» (Spla). Un gioco di ripicche e di convenienze che per gli achioli si traduce in estenuanti attacchi ai villaggi e lungo le vie di comunicazione, uccisioni sommarie, furti, continui rapimenti di giovani per costringerli a impugnare le armi e perpetrare l'assurda guerra fratricida. «Chi tra di noi non ubbidiva - racconta John, 12 anni, ex guerrigliero veniva ucciso senza pietà . Ho visto bambini di 9 anni fatti a pezzi con il machete solo perché, piangendo, imploravano di rivedere i genitori». L'Unicef ritiene che siano spariti in questo modo 10 mila ragazzi tra gli 8 e i 16 anni.
In questa terra straziata, a Kalongo, opera il Dr. Ambrosoli memorial hospital, attualmente retto da padre Egidio Tocalli, medico e missionario comboniano. Un ospedale che ha migliorato notevolmente l'assistenza sanitaria alla popolazione, con un occhio di riguardo per le partorienti e i loro bambini. Per questo è sorta accanto all'ospedale anche una scuola di ostetricia, tuttora punto di riferimento per l'intero paese.
L'ospedale dei comboniani è l'unica presenza sul territorio capace di infondere alla gente, ormai allo stremo, un po' di speranza nel futuro. I padri vivono la loro missione in piena condivisione, sperimentando ogni giorno le ansie e i pericoli della popolazione. Racconta padre Luciano Massarotto, segretario della Caritas antoniana, che è andato in Uganda qualche mese fa per controllare alcuni progetti: «Si respira un'aria tesa, quasi irreale. Il pericolo è sempre dietro l'angolo. Ci vuole molto coraggio per resistere in quelle condizioni».
Quando la guerriglia attacca, i soldati governativi, quelli che dovrebbero salvaguardare l'incolumità  della popolazione, sono spesso ubriachi e drogati: cominciano a sparare all'impazzata su qualsiasi cosa si muova. Spesso una manciata di guerriglieri tiene in pugno un'intera squadra di soldati governativi; lo schiacciante numero di questi ultimi fa nascere nella gente la sensazione sempre più marcata che il governo di Museveni non s'impegni davvero a mantenere l'ordine. Forse fa comodo tenere in quelle condizioni quella parte di paese che si è opposta alla sua elezione.
Tutto questo si legge nel volto tirato dei missionari: «I padri comboniani sanno che ogni giorno potrebbe essere l'ultimo - continua padre Luciano Quando vanno a Kampala, la capitale, per rifornirsi di viveri e di medicinali, il rischio di essere colpiti è elevatissimo. I guerriglieri non vanno per il sottile. Padre Tocalli mi ha raccontato che quando ti sparano ad dosso, le pallottole hanno una velocità  tale che prima vedi il foro sul parabrezza e poi senti il rumore dello sparo e magari ti accorgi che ti hanno mancato di pochi centimetri».
L'ospedale, forse perché è sempre stato dalla parte dei poveri, è oggi un'oasi stranamente rispettata dai saccheggi e dalle violenze. La gente vi trova finalmente un po' di umanità  e di accoglienza. Ma le atrocità  della guerra si fanno comunque sentire: vi arriva gente ferita, mutilata, colpita a morte. A volte manca l'anestetico per limitare le sofferenze. E spesso ciò che non fanno il machete e i proiettili, lo fa l'Aids, lento e inesorabile come una condanna. «Una settimana fa - scrive padre Tocalli nella sua ultima lettera - 40 studentesse della scuola magistrale di Kalongo sono state rapite di notte dai loro dormitori ad appena due chilometri da noi. Che tragedia! Pensare che sono destinate a diventare mogli, schiave forzate, di gente crudele, affetta da malattie veneree e probabilmente dall'Aids... In questo momento vagano nelle foreste... carne umana senza più diritti, molte, se riusciranno a scappare, ritorneranno infette».
Immani bisogni per 300 posti letto e tanta buona volontà . È tutto quello che può offrire oggi l'ospedale e intanto aumentano i malati di Aids e di tubercolosi e i parti a rischio delle ragazze sieropositive.

Per tutto questo, già  da alcuni anni, la Caritas antoniana finanzia partite di medicinali e di attrezzatura medica . Nel 1995 sono stati inviati 10 milioni per il reparto di ostetricia, nel 1998 ne sono stati mandati altri 25 per rifornire l'ospedale di farmaci per i malati di Aids. «La grave situazione di insicurezza rende tutto molto difficile afferma padre Tocalli - La guerra è la causa di tutto: semina morte, malattie, povertà . Nonostante ciò, io tocco con mano ogni giorno la bontà  della divina provvidenza. E anche il vostro aiuto è un suo segno. Vi ringrazio a nome dei malati. Dio vi ricompensi per la vostra generosità ».

   
   
UGANDA      

Superficie: 241.133 chilometri quadrati.
Abitanti: 20.604.874.
Densità : 85,4 per chilometro quadrato.
Capitale: Kampala.
Ordinamento: Repubblica presidenziale.
Religioni: cristiana 66 per cento, musulmana 16 per cento, religioni indigene 18 per cento.
Vita media: 39,3 anni per gli uomini, 40,1 per le donne.
Mortalità  infantile:
98 su 1.000 nati vivi.
Alfabetizzazione: 62 per cento.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017