Un patrimonio da difendere

La presenza di oltre 4,2 milioni di cittadini italiani nel mondo e di 60 milioni di discendenti d'origine italiana, motiva la promozione del nostro patrimonio linguistico e il sostegno delle scuole italiane all'estero.
13 Gennaio 2011 | di

La decisione della Commissione europea di imporre il trilinguismo (inglese, francese e tedesco) anche nel progetto di brevetto europeo è inaccettabile. Purtroppo, le proteste espresse dai Governi italiani ogni qualvolta la Comunità Europea adotta decisioni riguardanti le lingue di lavoro – decisioni che spesso penalizzano l’italiano nonostante il nostro Paese abbia dato un contributo fondamentale alla nascita e alla costruzione dell’Europa unita e nonostante l’immensa e riconosciuta importanza del patrimonio culturale italiano – stridono paradossalmente con le politiche che gli stessi Governi adottano nell’ambito della diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo, soprattutto per quanto concerne la struttura portante e fondamentale di tale diffusione, vale a dire la rete delle scuole italiane all’estero. Rete per la quale, invece di provvedere a una sua implementazione, nell’intento di dare seguito e credibilità alle parole e alle posizioni appena su riproposte, assistiamo ad un progressivo smantellamento delle risorse a essa dedicate, in nome del risparmio e dei meri tagli ragionieristici. Così facendo arretriamo e perdiamo posizioni rispetto ai Paesi con i quali competiamo, che verosimilmente hanno compreso meglio dei nostri Ministri l’importanza capitale del «patrimonio culturale» nel complesso di aspetti che concorrono alla formazione di un sistema Paese.
Eppure l’Italia avrebbe innumerevoli ragioni per dare impulso a politiche che dovrebbero ridare vigore alla diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo e per rafforzare la rete di scuole italiane all’estero. Tra le tante ne vorrei citare cinque.
• Siamo tra i pochi Paesi al mondo che possono vantare una rete di presenze diffusa quasi sull’intero pianeta, un potenziale costituito da 4,2 milioni di cittadini italiani emigrati e da oltre 60 milioni di cittadini discendenti o di origine italiana. Una risorsa che in tanti ci invidiano e che ha preservato una sua dimensione comunitaria grazie alla lingua italiana, tramandata per generazioni, spesso frammista a forme dialettali.
Accanto a tale comunità possediamo una fitta rete relazionale a livello di rappresentanze istituzionali (Ambasciate, Consolati, Istituti Italiani di Cultura, 124 Comites e il Consiglio Generale degli italiani all’estero), di espressioni della società civile all’estero, quasi sempre a spiccata vocazione volontaristica (migliaia di associazioni, enti gestori, scuole italiane, 423 Comitati della Società Dante Alighieri, ecc.), di rappresentanze operanti nel quadro dell’internazionalizzazione (74 Camere di Commercio italiane all’estero, associazioni d’imprenditori all’estero, ICE, ecc.). Una rete imponente che sviluppa proposte culturali, economiche e commerciali, che offre opportunità di apprendimento a decine di migliaia di persone e che suscita una domanda fondamentale: questa pluralità di soggetti è sufficientemente tutelata per affrontare le sfide del presente e del futuro – in particolare per quanto riguarda la difesa dell’italiano nella Commissione europea – e per proporre soluzioni e programmi che consentano alle nuove generazioni di italiani nel mondo di accostarsi alla lingua dei loro padri?
• Nonostante questa rete di presenze vi è la certezza che la diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo ha lasciato campo libero ad altre lingue, pur detenendo un elevato capitale immateriale derivante dalla sua storia e dalla sua plurisecolare tradizione culturale. Se dovessimo stilare una classifica delle lingue più studiate al mondo, negli ultimi decenni l’italiano ha perso posizioni ed ha lasciato spazio ai Paesi emergenti, popolosi certo ma che non vantano sicuramente la nostra tradizione culturale.
• La lingua e la cultura accompagnano oramai in tutto e per tutto il sistema economico di un Paese e lo sostengono nella sua diffusione e promozione nel mondo.
• Se l’interesse per le nostre scuole e per la diffusione della nostra lingua deve coinvolgere, accanto ai cittadini stranieri, le comunità italiane all’estero sorge spontanea una domanda: con quali strategie lo Stato intende dare risposta alle sfide che si pongono e c’è una politica organica per promuovere la diffusione della nostra cultura nel mondo? Osservando e valutando gli atti concreti prodotti dai nostri governanti si ha la sensazione che si debba parlare di un pericoloso ripiegamento, come per altro la politica dei tagli attivata negli ultimi due anni conferma. In ogni caso non stiamo operando con politiche strategiche – confrontabili, per esempio, con quanto sta facendo ultimamente la Francia – per offrire risposte concrete alla crescente domanda di lingua italiana che si registra tra le nostre comunità.
Ecco io credo che sulla scia di queste cinque ragioni si possano focalizzare le difficoltà che frenano anziché incentivare gli interventi culturali; difficoltà che non consentono di avviare un progetto di più vasto respiro per promuovere la lingua e la cultura italiana quale strumento di dialogo, sapendo che la conoscenza di più culture apre le porte del mondo. Ce lo chiedevano i giovani italiani all’estero nel 2008 in occasione della loro prima Conferenza mondiale, nella quale invocavano più lingua e più cultura per non essere condannati a diventare, nel tempo, residuali e quindi invisibili. A questi giovani italiani residenti all’estero bisognerebbe dire di non ridimensionare le loro ambizioni, le loro esigenze, i loro sogni di fronte alla mediocrità del momento; di non sentirsi delusi e di avere fiducia poiché le cose più interessanti si costruiscono nel confronto tra società e società, tra comunità locali e comunità d’origine, tra ambiti scolastici e formativi, cercando di capire l’anima o le logiche dei processi in corso e la direzione che possono prendere la nostre storie personali e collettive. A patto però che lo Stato dia risposte organiche, operi con chiarezza le scelte da compiere e indichi a queste nuove generazioni una prospettiva per essere parte di quella rete degli italiani nel mondo che dovremmo rafforzare con il concorso di tutti.
La posta in gioco è la creazione di un «sistema Italia» finalmente rinnovato! Ma forse c’è di più: proprio perché sono giovani non è giusto rinchiuderli nel recinto della sola «italianità». Italiani ma europei. Italiani ma cittadini del mondo, impegnati nella universalizzazione dei diritti umani, nel dialogo interculturale e interreligioso, nelle logiche della pace e della cooperazione internazionale, nella risoluzione politica dei conflitti. Per la diffusione della cultura italiana nel mondo è necessario passare attraverso una lingua unitaria che abbia anche un lessico omogeneo in cui gli italiani si riconoscano, pur nel rispetto delle identità dialettali. Dice bene il Presidente Giorgio Napolitano: «La lingua italiana, parlata e scritta, rimane un fattore essenziale del processo unitario del Paese». E si potrebbe aggiungere una lingua che, a differenza di molti altri Paesi, non è purtroppo contemplata dalla nostra Costituzione. Vorrei rilevarlo perché all’estero si stanno progettando, in molte nazioni, le manifestazioni che ci porteranno a celebrare il prossimo anno la ricorrenza del 150mo anniversario dell’Unità d’Italia.
I festeggiamenti per il 150mo anniversario dell’Unità d’Italia sono un momento propizio per ricordare il ruolo e il contributo che hanno dato le comunità italiane emigrate in ogni parte del mondo alla costruzione, allo sviluppo economico e all’affermazione della nostra nazione. Un ruolo evidenziato ancora una volta dal Presidente Ciampi nel discorso tenuto alla II Conferenza Stato-Regioni-Province autonome-CGIE: «I nostri connazionali sono un ponte prezioso con culture diverse, mantenendo intatti i valori e i tratti distintivi dell’italianità: gli affetti familiari, l’amore per la terra, la dignità nel lavoro, una profonda umanità, la tenacia, l’ingegnosità. Condividono con gli italiani in Patria la consapevolezza di essere parte di un’unica Grande Nazione, indipendentemente dai confini geografici».
I francesi hanno un Ministro dell’Identità nazionale mentre nel nostro Paese ogni occasione è buona per indebolire anziché rafforzare il senso di quella “unica grande nazione” evocata dal Presidente Ciampi.
Si rischia così di ignorare che le comunità italiane nel mondo sono ancora una potenza e che soltanto esse possono coniugare il vecchio con il nuovo, le nuove generazioni d’italiani e le nuove mobilità, di creare sinergie in linea con i processi di globalizzazione culturale ed economica che stiamo vivendo.
 
* Franco Narducci, Presidente Unaie, Vicepresidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati Scuole e Corsi di lingua italiana nel mondo.

Zoom
Le scuole italiane all’estero

 
La rete delle scuole italiane all’estero può essere ricondotta a tre tipologie: iniziative dello Stato italiano per assistere le principali comunità di emigrati (scuole statali e nei corsi di lingua e cultura italiana, anche integrati nelle scuole locali); iniziative delle stesse collettività (scuole legalmente riconosciute; scuole con presa d’atto; scuole meramente private e corsi di lingua e cultura italiana istituiti da comitati locali); iniziative nel quadro  dei rapporti internazionali (sezioni italiane delle Scuole  Europee, costituite sulla base di un’opportuna convenzione intergovernativa sottoscritta dai Paesi  membri dell’UE; sezioni italiane nelle Scuole straniere a carattere internazionale e di scuole o sezioni bilingui istituite attraverso specifiche intese bilaterali). 
    Ecco i dati più significativi: 186 scuole italiane e 114 sezioni italiane presso scuole straniere (bilingui o a carattere internazionale) e presso scuole europee, per un totale di 300 istituzioni. Delle 300 scuole, la maggior parte si concentra, come gli Istituti Italiani di Cultura in Europa (155); seguono le Americhe (98), il Mediterraneo e Medio Oriente (32), l’Africa Sub-sahariana (13), l’Asia e Oceania. È importante sottolineare come siano circa 30.662 gli alunni che frequentano le scuole italiane o le sezioni italiane presso scuole straniere ed europee, dalle scuole dell’infanzia alle secondarie di secondo grado. A questo dato va aggiunta la presenza degli studenti stranieri nelle scuole italiane, che è molto elevata. Di fatto se consideriamo l’utenza complessiva delle istituzioni scolastiche (scuole italiane e sezioni italiane presso scuole straniere) la presenza di studenti stranieri (di origine italiana e non) rispetto all’utenza totale è pari a circa 1’86%.
   Alle scuole, vanno aggiunti i corsi di lingua e di cultura rivolti ai residenti all’estero gestiti dal Mae (Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale e Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie). Vengono realizzati 23.988 corsi (curriculari, extra-curriculari e adulti) di insegnamento e di sostegno scolastico in 33 Paesi, che possono essere gestiti da enti, associazioni, comitati e scuole locali ai quali la Farnesina concede contributi. Nel 2009, gli allievi interessati alle attività dei corsi sono circa 393.857 in tutto il mondo. Ci sono poi i corsi degli IIC: 86 dei 92 Istituti organizzano corsi. Secondo i dati del Mae, nel 2009 sono stati attivati 7.147 corsi; 6.760 i corsi svolti dai 416 Comitati della Dante Alighieri. Da aggiungere anche quelli attivati nelle scuole europee dove la popolazione scolastica totale ha superato, abbondantemente i 22.000 alunni, di cui oltre 2.000 di nazionalità italiana. Infine, i Lettorati di italiano: sono 377 i lettori gestiti dalla DGPCC del Mae che coprono un bacino d’utenza di circa 35.500 studenti. Una rete estesa, quindi, che però ha sempre meno risorse e che paga le mancate riforme.
Vi sono Enti gestori ed esempi meritori che si occupano della diffusione della lingua italiana nel mondo, come la società Dante Alighieri che da sempre ha avuto a cuore la corretta conoscenza e la diffusione della nostra cultura letteraria e della nostra lingua, vi sono le università, l’associazionismo e le scuole italiane all’estero.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017