Un piede e mezzo in Europa

La Svizzera accoglie la filosofia della libera circolazione
05 Ottobre 2002 | di

Il futuro della Svizzera non può essere immaginato al di fuori di un quadro di strette e regolamentate relazioni con l";Unione Europea. I legami con quest";ultima sono già  oggi rilevanti e vitali. Basti pensare che ben l";80% delle importazioni svizzere provengono dai Paesi della UE e che il 60% delle esportazioni vi sono dirette. Né può essere scordato che il tasso di popolazione immigrata, prevalentemente proveniente dalla UE, è tra i più alti del continente.

Relazioni sempre più intense

I consistenti contatti con l";Europa, incentivati dalla collocazione geografica della Svizzera, sono destinati ad intensificarsi ulteriormente. L";economia va assumendo una dimensione internazionale sempre più accentuata che rende opportuna una più perfezionata regolamentazione sovranazionale degli scambi. Il superamento dei confini nazionali da parte dell";economia richiede, poi, che anche le lavoratrici e i lavoratori possano godere di una più ampia libertà  di movimento e di un più coordinato accesso alla sicurezza sociale, pur in un contesto di mobilità .
Non solo l";economia ma anche i problemi cruciali di oggi (protezione dell";ambiente, migrazioni, rifugiati, criminalità  organizzata, ecc.) assumono una portata vieppiù internazionale. Sono perciò indispensabili risposte di analoga irradiazione che chiamano gli Stati ad una più forte collaborazione.

Dallo See agli Accordi bilaterali

Venuta meno la formula dell";adesione allo Spazio economico europeo "; respinta in votazione popolare per il timore di perdere una fetta di autonomia decisionale "; la Svizzera ha optato per la via del negoziato bilaterale con l";Unione Europea. Dopo prolungate trattative, è stata raggiunta un";intesa nei seguenti settori: libera circolazione della manodopera, trasporti terrestri, trasporto aereo, ricerca, prodotti agricoli, mercati pubblici, ostacoli tecnici al commercio. I relativi accordi (Accordi bilaterali) sono entrati in vigore a partire dal 1° giugno scorso.

La libera circolazione delle persone

L";argomento che ha fatto discutere maggiormente è quello riguardante la libera circolazio-
ne delle persone. Comporta infatti un radicale ribaltamento delle regole, che hanno finora retto il mercato del lavoro e la politica d";immigrazione. L";entrata di lavoratori esteri è finora stata subordinata al rilascio di un";apposita autorizzazione (permesso di lavoro) da parte dell";autorità . Il numero di permessi concessi era limitato (contingente annuo suddiviso per categorie di permessi, ad eccezione della manodopera frontaliera per la quale non esiste contingentamento); i permessi venivano accordati solo alla condizione che non fosse disponibile manodopera disoccupata (priorità  al mercato del lavoro interno) e che fossero rispettate le condizioni di lavoro usuali. Con la libera circolazione, questo regime cederà  gradualmente il passo ad una regolamentazione molto più tenue che toglierà  all";autorità  la facoltà  di regolare i flussi di manodopera provenienti dai Paesi dell";Unione europea. I lavoratori godranno perciò, entro breve, di un libero accesso al mercato del lavoro. Dopo due anni dall";entrata in vigore degli Accordi bilaterali cadranno infatti i vincoli riguardanti le condizioni di lavoro e il mercato del lavoro interno; dopo cinque anni sarà  soppresso il contingente annuo. Ad essere agevolata non sarà  solo la concessione di autorizzazioni di lavoro in Svizzera. Interverranno parallelamente numerosi altri miglioramenti, segnatamente nel campo del ricongiungimento familiare e della sicurezza sociale.

Timori e misure di accompagnamento

In una realtà  ad elevata presenza di immigrazione, dove non manca in taluni l";anelito ad un suo più rigido controllo, la prospettiva della libera circolazione non ha mancato di sollevare resistenze e preoccupazioni. I timori maggiori sono tuttavia stati espressi non tanto da chi teme un";ulteriore immigrazione ma dal versante sindacale. La diversa struttura salariale tra la Svizzera e i Paesi confinanti come pure il diverso valore della moneta hanno fatto temere che si producano pressioni indebite sull";occupazione e sulle condizioni salariali. La libertà  delle imprese di attingere ai mercati del lavoro dei Paesi europei può contribuire a spingere verso il basso i livelli retributivi soprattutto nelle regioni di frontiera. È infatti qui che i lavoratori possono usufruire, da un lato, di salari più elevati conseguibili in Svizzera e, dall";altro, di costi della vita più favorevoli nel Paese di residenza. Il Parlamento, raccogliendo queste preoccupazioni, ha varato alcuni provvedimenti volti ad impedire che la libera circolazione generi contraccolpi indesiderati. È stata così elaborata una legge sul lavoro distaccato (lavoratori di ditte estere, inviati temporaneamente in Svizzera), come pure norme riguardanti l";obbligatorietà  dei contratti collettivi di lavoro e la possibilità  di introdurre salari minimi dove non esistano contratti collettivi. Parallelamente sono state codificate forme di collaborazione tra le parti sociali (associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali) e lo Stato, nell";intento di seguire l";andamento del mercato del lavoro e di combattere eventuali distorsioni dovute alla libera circolazione.

Nuovo ruolo per le parti sociali

Proprio quest";ultimo aspetto risulterà  decisivo nel favorire un passaggio attutito al nuovo regime di libera circolazione. È indispensabile evitare che ad una gestione dall";alto del mercato del lavoro (rilascio di permessi da parte dell";autorità ), succeda il vuoto assoluto dove possano prosperare spinte speculative e disordine; deve invece poter subentrare una regolazione dal basso, frutto della collaborazione delle parti sociali secondo indirizzi reciprocamente concordati. Deve cioè essere data forma ad un modello più maturo di regolazione del mercato del lavoro, capace di salvaguardarne gli equilibri grazie ad una precisa assunzione di responsabilità  sociale da parte dell";economia.

Stimoli e potenzialità 

Se la libera circolazione non manca di sollevare preoccupazioni per le ricadute che potrebbe implicare soprattutto nel breve e medio termine, apre tuttavia anche prospettive favorevoli. Per i lavoratori esteri si raggiunge una condizione di parità  di trattamento, per la quale i sindacati hanno a lungo lottato. La mobilità  della manodopera da e per la Svizzera consentirà  inoltre un prezioso arricchimento in termini di professionalità . Risulterà  favorevole alle aziende che lamentano sovente la carenza di manodopera molto qualificata. Favorirà  in particolare le giovani generazioni che potranno muoversi con più agio in ambito europeo acquisendovi conoscenze ed esperienze decisive. Nelle zone di frontiera potrà  pure consolidarsi una cooperazione transfrontaliera che, attraverso una massa critica maggiore e la messa in comune delle potenzialità , rafforzerà  la solidità  e la competitività  di queste stesse regioni.

L";impegno continua

Per la Svizzera, si apre perciò un capitolo nuovo e di particolare rilievo. Sono ormai alle spalle i modelli e le immagini che hanno caratterizzato il Paese nei decenni di maggiore afflusso di lavoratori esteri. Per chi è attento ai bisogni e alle aspirazioni delle lavoratrici e dei lavoratori, in particolare di quelli provenienti dall";estero, non si tratta tuttavia di riporre gli arnesi. Rimangono altri fronti dove continuare a costruire un mondo del lavoro più solidale. I lavoratori non provenienti dalla UE e i richiedenti l";asilo tengono tuttora aperto il tema della politica nei confronti dell";immigrazione. L";impegno continua.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017