Un santino per dire Natale
Il «Bambino». Tanti bambini
Poteva esservi «regalo» più prezioso da offrire a Gesù «Bambino», in occasione del suo compleanno straordinario (2000 anni!), di tante stupende immaginette che lo raffigurano nei modi più simpatici e deliziosi? Ecco il perché della scelta della nostra rivista per il numero del Natale 1999: la presentazione di «santini» raffiguranti, tutti, Gesù Bambino.
I «santini». Ha ancora senso offrire oggi, in epoca telematica e cibernetica, semplici immaginette sacre risalenti a quattro secoli fa? Non è un'operazione nostalgica, ingenua, addirittura banale? No. Decisamente no! Ci pare che i «santini» conservino intatto tutto il loro diritto di cittadinanza anche nell'immediata vigilia del 2000.
Tralasciamo il fatto, non secondario, che il «santino» è un documento delle tradizioni e degli usi del passato; tralasciamo anche il fatto che le tante raffigurazioni sono come una mini enciclopedia della religiosità popolare...; i «santini» conservano intatto il loro diritto di cittadinanza, oggi, perché sono un condensato di tanti valori. Mettiamo in capo a tutti la pazienza con cui sono stati preparati. Aggiungiamo subito i valori della delicatezza, del garbo, della genialità , dell'attenzione, dell'armonia, della devozione, del buon gusto...
Grandi valori che non si possono mai sbeffeggiare, neanche quando si viaggia su Internet e si punta alla conquista di Marte.
Grandi valori che fanno umano l'uomo. Ecco perché i «santini» non hanno perso la loro vitalità , la loro attualità . Non era giusto tenerli in cassaforte.
Per questo, sottolineiamo, la nostra rivista, proprio per l'ultimo Natale del millennio, ha sentito come dolce dovere offrire a tutti i lettori una bella manciata di deliziose immaginette per incantare gli occhi e riscaldare i cuori.
Mezzo millennio di storia
Il probabile periodo in cui compaiono le prime immagini sacre, in piccolo formato, non è ancora ben chiaro.
Alcuni studiosi parlano del XII secolo, altri del XV, ma di certo sappiamo che ancora prima dell'invenzione della stampa a caratteri mobili (Magonza, 1454) erano già diffusi, in alcuni paesi europei, fogli di carta con incisioni in legno (xilografie) raffiguranti immagini di Gesù Cristo, di alcuni Santi e della Madonna: un esempio è la «Madonna del Fuoco» venerata a Forlì sin dalla fine del 1400.
Nella seconda metà del 1500, grazie a prove documentate, sappiamo di incisori-editori che producevano piccole immagini sacre, incise su legno o a bulino su rame, che potevano essere acquistate a buon mercato, da appendere nella casa o nelle stalle, a scopo devozionale e propiziatorio.
Grazie ai gesuiti, a partire dal 1600, queste piccole stampe ebbero un'ampia divulgazione soprattutto ad Anversa, nelle Fiandre, grande centro commerciale dell'impero spagnolo.
Ma, fin dai primi decenni del 1600, Parigi prende progressivamente il posto di Anversa, nel predominio delle immagini religiose.
Gli incisori-editori si riuniscono nella Rue Saint-Jacques, dove resteranno per oltre due secoli.
Il «santino», da oggetto esclusivo di devozione, assume gradualmente, a partire dalla fine del 1700, molte altre funzioni: annuncio, augurio, ricordo. Anche i conventi e i monasteri ricorreranno all'uso delle immagini, diventate immaginette, con l'obiettivo di far conoscere la vita, le virtù e i miracoli operati dai fondatori. È proprio nei conventi che l'immaginetta, prodotta artigianalmente in esemplari unici, raggiunge risultati di impareggiabile bellezza e tecnica, come avvenne per i canivets.
È importante ricordare che, soltanto alla fine del 1700, dopo ormai secoli di diffusione, la Chiesa si appropria del diritto di diffusione delle immaginette.
Dovrà , però, passare ancora del tempo prima che si giunga al cosiddetto imprimatur, e cioè all'autorizzazione da parte della Chiesa sia alla circolazione dell'immaginetta, sia all'approvazione della preghiera riportata sul verso.
Ritornando alla manifattura dei canivets, bisogna dire che gradualmente la fabbricazione di questi venne, col passare degli anni, a modificarsi. La pergamena venne sostituita dalla carta e al posto delle miniature vennero applicate figure ritagliate, dapprima da incisioni, poi da cromolitografie.
Indubbiamente è la Francia a detenere il primato nella produzione di immaginette per buona parte del 1800. Sofisticate tecniche di stampa o punzone permisero di produrre «santini» con un supporto costituito da un delicatissimo pizzo traforato, canivets mécaniques (canivets meccanici), che cercavano di imitare, nelle forme e negli elementi decorativi, quello manufatto dei monasteri.
Questa forma d'arte venne considerata arte minima, detta «art sulpicien», dal nome della strada parigina, Rue St. Sulpice, dove avevano sede le varie case delle edizioni pontificie: Bovasse-Jeune, Bouasse-Lebel, Boumard, Letaille, Turgis.
I «santini» con il pizzo continuano a essere prodotti, nei vari paesi europei, fino ai primi del 1900, accanto a quelli, più a buon mercato, stampati su cartoncino, in cromolitografia. Sempre in quegli anni, l'immaginetta conosce un'altra stagione di particolare bellezza: lo stile liberty influenza anche la grafica religiosa con la sua linea sinuosa, a spirale.
Lo scoppio e gli effetti devastanti delle guerre mondiali verranno registrati anche nella produzione del «santino» che, inesorabilmente, peggiora di qualità . Viene utilizzato un genere di carta sempre più scadente; la tecnica di stampa si mantiene su livelli esclusivamente commerciali: la fotolitografia a retino ha il sopravvento sulla cromolitografia. A questo genere «povero» appartengono anche quei «santini» stampati a un solo colore, generalmente bruno o seppia, utilizzati fin al 1950.
Gli anni '60 segneranno la definitiva decadenza dell'immaginetta sacra nella diffusione e destinazione per le quali era stata creata.
Oggi le occasioni in cui le immaginette vengono utilizzate sono sempre più rare. I «santini» moderni riproducono, nella migliore delle ipotesi, delle icone bizantine, ritenute ricche di spiritualità , ma forse troppo distanti dalla cultura occidentale e troppo lontane da coloro che amano l'immaginetta sacra non solo come fenomeno di devozione popolare, ma anche come espressione artistica.