Un secolo di martiri
Andrea Riccardi, ordinario di Storia contemporanea presso la Terza Università di Roma e uno degli iniziatori della Comunità di sant' Egidio (e nostro collaboratore), ha condensato, ordinandolo in oltre cinquecento pagine, l' ingente materiale che le conferenze episcopali e le congregazioni religiose di tutto il mondo hanno inviato a Roma alla Commissione nuovi martiri per segnalare, appunto, casi di cristiani uccisi a causa della fede nel secolo appena trascorso. Sono migliaia le storie narrate - uomini e donne del nostro tempo la maggior parte sconosciute, che illuminano un aspetto della Chiesa del Novecento, non sconosciuto, ma che non si sospettava potesse essere così esteso e profondo. Valeva la pena ricordarlo, non per celebrare degli 'eroi', ma per tramandare una memoria con la quale dobbiamo fare i conti. Il libro (Il secolo del martirio, i cristiani nel Novecento, Mondadori editore) merita di essere letto. L' intervista all' autore può servire da traccia per una più proficua lettura.
Msa. Un libro inquietante il suo, un grande affresco, come lei stesso lo definisce, ma intriso di sangue e di violenza: avrà fatto anche a lei una certa impressione, come ne è uscito? Quali erano le riflessioni che più di frequente hanno accompagnato la lunga ricerca?
Riccardi. È stata innanzi tutto per me un' esperienza di memoria. Ma ho fatto soprattutto un' esperienza di stupore. La polvere della storia, il logorio del quotidiano, la cultura dell' immediato, tutto sembra far dimenticare. Ho fatto l' esperienza di scendere nelle catacombe del XX secolo: è stato l' incontro con tante e diverse storie di donne e uomini caduti per la fede o perché non hanno voluto rinunciare a un comportamento umano fondato sul Vangelo.
Una curiosità tecnica: come è nato il libro?
Il libro è nato dallo studio del materiale raccolto dalla Commissione nuovi martiri a Roma, che conteneva lettere, segnalazioni, memorie arrivate da ogni parte del mondo. Si tratta di materiale inviato dalle conferenze episcopali di tutto il mondo, ma anche dalle congregazioni religiose. Leggevo e mi appassionavo. C' erano migliaia di storie di uomini e di donne contemporanei: cristiani uccisi in quanto tali. Mi scorrevano sotto gli occhi le pagine della persecuzione religiosa in Russia dal 1917, le storie delle vittime del nazismo, quelle di tanti missionari, le vicende di cristiani uccisi in ogni parte del mondo.
Qualcuna è nota, come quella di monsignor Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso nel 1980 mentre celebrava l' Eucarestia. La maggior parte sono sconosciute. Mi sembrava di non conoscere bene questo aspetto della vita della Chiesa nel Novecento. Non potevo dire di ignorare la storia di tante persecuzioni e dolori, ma non mi ero reso conto di quanto fosse estesa e profonda. Non mi ero reso conto dell' ampiezza e della complessità delle sue vicende. Non è solo la storia di qualche cristiano coraggioso, ma quella di un martirio di massa. I cristiani uccisi lungo il nostro secolo sono centinaia di migliaia. Dallo studio di queste vicende è nato questo libro tra storia e memoria.
PERCHà TANTO ODIO?
Il titolo definisce il nostro secolo come il secolo del martirio: perché ancora tanto odio contro i cristiani?
Le motivazioni sono le più differenti. Una delle cause è la persecuzione dello stato, come nei paesi comunisti (sino al tragico caso dell' Albania dove, dal 1967, ogni pratica religiosa è interdetta e i credenti sono spesso puniti con la morte). Ma si pensi anche al nazismo, alla Spagna o al Messico. In Asia i giapponesi, durante la seconda guerra mondiale, eliminano molti cristiani. Politiche e strategie si uniscono a spinte anticlericali o antireligiose o a semplici manifestazioni di violenza e banditismo, alla volontà di piegare coscienze libere e forti.
Spesso la guerra e le lotte etniche sono il terreno in cui i cristiani vengono colpiti, anche perché con la loro presenza ricordano un' altra logica rispetto a quella del conflitto. Lo si è visto nella recente guerra nella ex Jugoslavia, su cui sono pervenute alcune segnalazioni alla Commissione nuovi martiri. In alcuni casi, i cristiani sono stati uccisi da altri cristiani. Le storie dei caduti sono tante, le più diverse. Talvolta riguardano donne che resistono alla violenza, spesso allo stupro di chi le vuole umiliare e manipolare come crede.
SE HANNO PERSEGUITATO ME...
Gesù ha detto: 'Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi', allora il martirio è un elemento costitutivo dell' esperienza cristiana?
Il cristiano vede, secondo un' antica tradizione, la connessione tra il martirio e la passione di Cristo. Questa connessione porta i cristiani a interrogarsi sulle proprie responsabilità di fronte al male, alla violenza, sulla propria acquiescenza... La memoria dei martiri non fonda rivendicazioni di carattere ecclesiastico o d' altro genere né fomenta spirito di vendetta. Tutt' altro.
Forse la persecuzione però ha spinto la Chiesa, nel Novecento, a comprendere meglio il valore della libertà , di quella religiosa e delle altre insieme, come è emerso con chiarezza dal concilio Vaticano II. La memoria del martirio nel Novecento innesca soprattutto un processo nella coscienza cristiana che porta verso nuovi approfondimenti e forse verso una più profonda comprensione dello stesso messaggio evangelico.
Alla fine, la memoria dei martiri non è un libro degli eroi, ma la storia di tante esistenze cristiane stroncate dalla violenza. Anzi - come scriveva Karl Rhaner - 'il martirio è semplicemente la morte cristiana. Questa morte è quella che dovrebbe essere in assoluto la morte cristiana'.
Come può essere definito un martire? Questi cristiani di cui sono state raccolte le storie si possono definire tutti martiri?
Mi sono messo a studiare tante e diverse situazioni della vita della Chiesa, sulla scorta dei fascicoli, raccolti e catalogati dalla Commissione nuovi martiri. Le storie raccolte sono storie di martirio. Certo, per la gran parte di esse non esistono studi approfonditi e, soprattutto, non si è fatto quel processo che, per i cattolici, la Chiesa usa fare per elevare agli altari i suoi beati e i suoi santi. Alcuni - e sono una minoranza - sono stati canonizzati e beatificati. Giovanni Paolo II, nel suo pontificato (iniziato nel 1978), ha proceduto alla beatificazione e canonizzazione di più di quattrocento martiri e di dodici santi del Novecento. È un impegno molto grosso nel riconoscimento del martirio del secolo passato. Ma la gran parte dei caduti non sono stati investiti (e forse non lo saranno mai) da un processo canonico. Eppure sono stati uccisi proprio perché cristiani. La Chiesa anglicana ha posto le statue di alcuni martiri del nostro secolo nella famosa Westminster Abbey a Londra: tra essi il cattolico monsignor Romero, il pastore afroamericano Martin Luther King, quello protestante tedesco Dietrich Bonhoeffer. Ma non si tratta che di qualche nome e di qualche figura.
Non ci si può nascondere che ci sono state alcune perplessità negli stessi ambienti cattolici verso l' iniziativa di Giovanni Paolo II. Alcuni hanno temuto che talune figure di martire diventassero una bandiera di parte. Questo è un rischio possibile: ogni 'martire' è inserito nella storia, connesso a tante vicende, discusse e discutibili. Non esiste la testimonianza di fede al di fuori della storia. Tuttavia, l' iniziativa del Papa vuole raccogliere la memoria, evitare la dispersione dei ricordi e, soprattutto, gettare uno sguardo d' insieme al martirio del Novecento. Il dibattito resta aperto sulle differenti vicende, ma a partire da una veduta complessiva sul cristianesimo nel Novecento, nessuno può negare che sia il secolo del martirio per i cristiani.
TRE MILIONI DI MARTIRI
Lei azzarda una cifra: i martiri cristiani di questo secolo potrebbero essere tre milioni circa, ma molti sono martiri involontari, incappati in una rete di violenza dalla quale sarebbero volentieri fuggiti. Come valutare la loro morte violenta?
Indubbiamente, nella visione di Giovanni Paolo II, il concetto di martirio si allarga da quello classico di martirio in odio alla fede o quantomeno lo reinterpreta: martire - scriveva il teologo Karl Rhaner nel 1983 - è 'anche colui che soccombe nella lotta attiva perché si affermino le esigenze delle sue convinzioni cristiane...'. Del resto, a ben vedere, tutta la storia della Chiesa nel Novecento è costellata di vicende che esprimono una resistenza al male, ancorata alla propria fede. Così è il caso di Maria Goretti, beatificata nel 1945 da Pio XII, come martire (fu assassinata a dodici anni per essersi opposta alla violenza carnale di un uomo).
La decisione di Massimiliano Kolbe, offertosi alla morte nel 1941 ad Auschwitz al posto di un compagno, è stata proposta alla riflessione dei cattolici da Giovanni Paolo II, che ne ha voluto segnare il significato universale canonizzandolo quale 'martire dell' amore'. Dietro queste decisioni c' è un vissuto di martirio del Novecento che chiede di non essere dimenticato. Nel 1973, quando il primate Wyszynski poté costruire la prima chiesa in Polonia durante il regime comunista, lo fece a Bydgoszcz, luogo di stragi naziste, e la dedicò non a un santo, ma ai 'Santi Martiri Fratelli Polacchi': il primate - ha commentato Giovanni Paolo II - 'voleva esprimere in questo modo la convinzione che la terra di Bydgoszcz provata dalla persecuzione per causa della giustizia è un luogo adatto per un tale tempio'.
Non c' è posto nel mondo che non abbia avuto i suoi martiri: dalla Russia all' America del Sud; dall' Europa all' Africa; dal massacro degli armeni ai martiri della carità o per mafia. Se fosse possibile fare una classifica, chi, secondo lei, ha infierito in forma più massiccia contro i cristiani e chi con maggiore ferocia?
Tanti fedeli, dall' inizio del secolo sino a oggi, sono stati uccisi perché cristiani. Ciò non si potrà mai quantificare esattamente. È difficile dire quanti siano i cristiani morti per la loro fede nel Novecento. Non sono solo cattolici, ma cristiani di tutte le confessioni. Forse tre milioni? Quali i luoghi in cui i cristiani hanno sofferto di più? Se si pensa che in Russia sono stati uccisi almeno cinquecentomila, ma probabilmente uno o due milioni di cristiani, forse si può accettare questa ipotesi. Se si pensa, inoltre, ai cristiani uccisi nell' impero ottomano durante la prima guerra mondiale, ai missionari, ai caduti nei conflitti etnici...
Il Novecento è in genere un secolo difficile per i cristiani in condizioni di minoranza in paesi dominati da un' altra religione maggioritaria, specie nei paesi a maggioranza musulmana (ma anche di altra fede). L' Algeria degli ultimi anni conosce poi molti assassinii di cristiani, come i sette monaci trappisti di Nà´tre Dame de l' Atlas, uccisi recentemente dai terroristi islamici. Ma non si tratta solo di cristiani in condizione di minoranza. Anche paesi di secolare tradizione cattolica conoscono l' assassinio in massa dei cristiani. Il capitolo dei martiri spagnoli durante la guerra civile è stato abbastanza studiato e lo si è potuto approfondire. Emerge un quadro di una violenza repentina e massiccia che si è scatenata nel 1936 soprattutto contro quelli che erano considerati i rappresentanti della Chiesa cattolica, dai vescovi ai semplici religiosi. Ma anche il Messico degli anni Venti conosce il martirio di molti cristiani in una sanguinosa guerra civile.
Dietro molte persecuzioni c' erano ideologie atee, anticlericali, forme di idolatria dello stato. Ma non sempre. Molte volte la violenza si è indirizzata contro i cristiani in maniera brutale solo per motivi materiali e contingenti. Lo ha fatto la mafia: don Giuseppe Puglisi, parroco a Palermo, è stato assassinato dai mafiosi. Anche un cardinale, quello di Guadalajara in Messico, è stato ucciso in maniera misteriosa sembra - da mafiosi narcotrafficanti disturbati dall' azione della Chiesa. Spesso i semplici cattolici o i preti o i religiosi sono apparsi un argine all' ingiustizia e li si è eliminati per la resistenza che opponevano e per il coraggio che davano alla gente: molte di queste storie si sono svolte in Africa o in America Latina.
IL MARTIRIO DI ANDRà JARLAN
Quale storia l' ha colpita più di altre?
Fra le tante storie penso a quella di un prete, segnalato alla Commissione nuovi martiri dall' episcopato francese, André Jarlan, caduto in Cile nel 1984, durante una sparatoria della polizia in un quartiere popolare di Santiago. È stato trovato con la testa reclinata sulla Bibbia che stava leggendo, sul salmo 129: 'Dal profondo grido a te, Signore, Signore, ascolta la mia voce...'.
André Jarlan aveva esposto la sua vita a un qualche rischio condividendo la grave situazione di tensione del quartiere. Una delle sue ultime lettere illustra bene l' idea che il cristiano ha della vita stessa, una vita che va verso il martirio: 'Coloro che fanno vivere sono quelli che offrono la loro vita, non quelli che la tolgono agli altri - aveva scritto - . Per noi la resurrezione non è un mito, ma proprio una realtà ; questo evento, che noi celebriamo in ogni Eucarestia, ci conferma che vale la pena di dare la vita per gli altri e ci impegna a farlo'.
Che cosa l' ha sorpresa di più?
Questi martiri sono gente del Novecento, non martiri di età lontane, dei primi secoli del cristianesimo. Non hanno considerato la salvezza della loro esistenza come il valore supremo. Non hanno voluto salvare se stessi a tutti i costi. La forza di questi nuovi martiri è maturata non in un atto di eroismo isolato, ma in un cammino quotidiano in cui si ponevano sempre meno limiti all' amore. Questo rende la loro testimonianza particolarmente vicina alla vita dei cristiani di oggi. La interroga, la mette in discussione.
Qualcuno invoca il martirio come provocazione estrema per animare una vita cristiana un po' asfittica: ha senso?
Credo che la testimonianza dei martiri di questo secolo abbia conseguenze anche a livello di vita del cristiano di oggi. Non si è trattato di un Olimpo di eroismi inaccessibili. Molti martiri sono gente comune, ma che non ha voluto salvare a tutti i costi la propria vita, anche se era in pericolo. Non si tratta di spericolati che cercavano il rischio. Sono coloro che hanno preso sul serio quelle parole evangeliche: 'Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà , ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà '.
Se il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani, che dobbiamo attenderci dal futuro?
L' eredità dei martiri è impegnativa per la Chiesa e per tutti i cristiani. Non ne potrà non tenere conto la Chiesa cattolica del XXI secolo, come dovranno tenerne conto le Chiese cristiane nel loro insieme. Il 'mondo dei martiri', con una dinamica propria, rimette in movimento il mondo delle Chiese, attraverso la memoria.
È possibile trovare e raccogliere 'le lacrime dei sacrificati che hanno sofferto tutte le pene', come scriveva dalla prigione un poeta cinese, negli anni Trenta? La Chiesa cattolica ha tentato almeno di 'raccogliere una di quelle lacrime'. La memoria è la sola chiave per aprire quelle inferriate, che occultano le vicende dei perseguitati e degli assassinati. Si tratta delle prigioni, dei grandi sistemi concentrazionari, dei luoghi di deportazione. In questi luoghi atroci sono state versate le lacrime dei martiri; oppure sono state sparse in luoghi di terrore, talvolta lungo marce defatiganti o cammini che portavano verso il niente, con il solo obiettivo della distruzione fisica e morale.
I CRISTIANI TUTTI INSIEME
A me ha fatto una certa impressione, positiva, vedere ricordati, nel giorno della commemorazione, Romero insieme a Bonhoeffer, martiri cattolici e martiri di tutte le altre confessioni cristiane: come leggere questo fatto?
I cattolici sono caduti accanto a ortodossi ed evangelici. Tutte le comunità cristiane, qualunque sia la loro confessione, sono state colpite dalla violenza lungo il nostro secolo, anzi nei luoghi di sofferenza i cristiani, tanto a lungo divisi, si sono scoperti più vicini o ritrovati solidali. A volte i cristiani hanno sofferto insieme, come nelle isole Solovki, alma mater (grande madre) dei gulag sovietici, dove si è sviluppata una solidarietà ecumenica tanto prima che si cominciasse a parlare di ecumenismo. Giovanni Paolo II è convinto che l' ecumenismo dei martiri è il più forte e parla con voce più alta dei fattori di divisione. Nel 1994 ha detto: 'Noi siamo uniti in questi martiri tra Roma, tra la 'montagna delle croci' e le Isole Solovki e tanti altri campi di sterminio. Noi siamo uniti sullo sfondo dei martiri: non possiamo non essere uniti'. Nelle situazioni di dolore e di martirio i cristiani hanno riscoperto e vissuto la radice unica della loro fede e forse hanno intuito qualcosa che va al di là di quanto si comprende nella vita normale dei cristiani.
POLONIA I nnumerevoli le vittime, cattoliche e protestanti, del regime nazista. Padre Massimiliano Kolbe e Dietrich Bonhoeffer sono le più note. Citiamo come esempio quello clamoroso della Polonia, dove per mano dei tedeschi morì un gran numero di ecclesiastici, religiosi e laici: 6 vescovi, 1.923 preti diocesani, 63 chierici, 580 religiosi e 289 suore. Condivisero la sorte del popolo polacco, anzi rappresentarono un settore della popolazione che i nazisti vollero colpire con maggiore intensità . |
SPAGNA D urante la guerra civile spagnola i comunisti hanno ucciso 13 vescovi, 4.184 preti diocesani e seminaristi, 2.365 religiosi, 28 suore e migliaia di laici cattolici. La Commissione nuovi martiri ha ricevuto dalla Spagna più di 6 mila 500 testimonianze e segnalazioni di vittime. Il numero dei laici uccisi perché cristiani è imprecisato. Tra le vittime, anche 6 francescani conventuali di Granollers, nei pressi di Barcellona, il cui convento fu distrutto. Il più noto di essi è l' anziano padre Dionisio Vicente, che era stato in Italia maestro dei novizi di fra Giacomo Bulgaro, un umile e santo frate calzolaio bresciano. |
MESSICO D urante la lunga persecuzione messicana (1915-1937) furono uccisi almeno 90 sacerdoti e religiosi. Nel 1992, sono stati beatificati 22 sacerdoti e 3 laici dirigenti dell' Asociacià³n catolica de la juventud méxicana, uccisi tra il 1915 e il 1937. |
AFRICA L ' Africa è stata sconvolta da infinite persecuzioni nel corso degli ultimi anni. Ogni paese ha il suo nutrito numero di martiri, dall' Algeria al Sudafrica, dall' Etiopia alle regioni dei Grandi Laghi, al Burundi, Camerun, Nigeria, Rwanda... Molti ricorderanno i cristiani uccisi dai Mau Mau negli anni Cinquanta. Ta le vittime, numerosi missionari, sacerdoti e suore. Di recente un comboniano, padre Nazareno Contran, ha raccontato in un libro la vicenda di 217 suore uccise tra Rwanda e Congo: tra esse suor Anwarite, beatificata da Giovanni Paolo II. Ma sono solo un esempio. Andrea Riccardi nel suo libro ne riporta a decine. Nel 1964 in Congo furono uccisi quattro padri missionari comboniani, il medico di una missione evangelica, il vescovo di Wamba e altri sette missionari... |
IN RUSSIA È STATA STRAGE
S econdo la Commissione per la riabilitazione, istituita dal patriarcato ortodosso di Mosca, fino al 1941 hanno subito la repressione per motivi di fede 350 mila persone, 150 mila di esse arrestate solo nel 1937, 80 mila delle quali furono uccise. L' Istituto teologico ortodosso San Tichon di Mosca ha, da parte sua, costituito un gruppo di lavoro sui nuovi martiri che ha raccolto più di 10 mila nomi di vittime con le loro vicende. I vescovi uccisi o morti in prigione sarebbero stati più di 250. Al momento dell' invasione tedesca dell' Urss ne restavano solo quattro in vita su tutto il territorio sovietico. I cristiani ortodossi uccisi per la fede sarebbero tra i 500 mila e il milione. |
G iovanni Paolo Il li ha chiamati, durante un viaggio in Sicilia, 'I martiri della giustizia e, indirettamente, della fede'; sono persone uccise per il loro impegno sociale. Di queste figure è piena la storia della Chiesa nel Sud del mondo: dall' America Latina all' Asia. Tra le più note: Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador. Eccone alcuni altri: il padre saveriano Valeriano Cobbe , morto per la giustizia nel Bangla Desh, nel 1974; le due religiose uccise in Argentina nel 1977, Alice Doumon e Léonie Duquet ; la suora brasiliana delle francescane dell' Immacolata concezione, Maria Filomena Lopes Filha . uccisa con un colpo di arma da fuoco alla testa, nel 1990: lavorava per i poveri in un sobborgo di Rio de Janeiro. Altri sono stati assassinati perché promuovevano la giustizia e aiutavano i poveri, come il gesuita padre Ling , ucciso nelle Filippine nel 1981, padre Cypher , francescano conventuale statunitense, in Honduras nel 1975, suor Maria Agostina delle suore del Buon Pastore, assassinata in Amazzonìa; il vescovo filippino Benjamin de Jesus , oblato di Maria Immacolata, vicario apostolico di Jolo; padre Ezechiele Ramin originario di Padova, ucciso in Brasile nel 1985 perché difendeva i contadini sfruttati.
M artiri anche molte donne vittime della violenza fisica: santa Maria Goretti, la beata Pierina Morosini, Virginia Notari, massacrata a 18 anni da un uomo che la insidiava; Angelina Zampieri , quindicenne, uccisa per aver resistito alle insidie del suo datore di lavoro; la beata Carolina Koska , uccisa da un soldato russo che tentava di violentarla; Teresa Bracco , uccisa dai soldati tedeschi per gli stessi motivi e così Elide Rosella. Per l' Africa viene ricordata Marie Clementine Anwarite , della congregazione diocesana della Santa Famiglia, uccisa a Isiro dal colonnello Olombe, durante la ribellione nell' Alto Congo, per averlo rifiutato, nel dicembre 1964, all' età di 23 anni.
I MARTIRI DELLA GIUSTIZIA
LE DONNE VITTIME DELLA VIOLENZA
PER SAPERNE DI PIU' Perché i cristiani non temono il martirio Solovki, le isole del martirio
di Nicola Bux , Piemme, Casale Monferrato 2000, pagine 152, L. 24.000, _ 12,39. Con la prefazione di Franco Cardini, per motivare un fatto naturale nel cristianesimo, il martirio per Gesù Cristo.
di Jurij Brodskij , La casa di Matriona, Seriate (BG) 1998, pagine 290, L. 28.000, _ 14,46. Testimonianze e immagini di una delle vergogne del nostro tempo: un monastero trasformato in lager sovietico, nel quale sono stati uccisi a migliaia i cristiani ortodossi.