Una fratellanza lunga 54 anni
L'amicizia tra Warstein e Pietrapaola affonda le radici nel 1956, quando l'immigrato Luigi Vitale arriva fino in Vestfalia in cerca di lavoro. Tra fatiche e soddisfazioni il calabrese si integra nella nuova realtà e pone le basi per un gemellaggio.
22 Giugno 2011
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Luigi Vitale lascia Pietrapaola, in provincia di Cosenza, nell’estate del 1956. Ha vent’anni quando, dopo aver sostenuto a Napoli la visita sanitaria, viene ingaggiato come gastarbeiter (che in tedesco significa «lavoratore ospite»). Sale su un convoglio ferroviario stracolmo d’emigranti diretti in Germania, risale la penisola e supera il Brennero. Vede gli altri passeggeri scendere alle stazioni di Monaco, Francoforte, Colonia e Düsseldorf. Il giovane pietrapaolese è l’ultimo ad abbandonare i vagoni. Alle undici di sera nella stazione di Lippstadt, in Vestfalia, tre persone lo aspettano: un contadino con il figlio e un impiegato dell’ufficio del lavoro. Lo accompagnano in auto fino a Seringhausen, nella fattoria dove prende servizio il primo agosto.
Un contadino istruito
«Per quattro anni ho lavorato in fattoria a 120 marchi al mese, più vitto e alloggio. Nel tempo libero, nella mia stanzetta, mi dedicavo all’apprendimento della lingua tedesca grazie ai tre volumi de Il poliglotta moderno, che mi ero fatto spedire, e a una grammatica italiana. Ad aprirmi nuove strade è stata la conoscenza della lingua dei miei datori di lavoro», confessa Vitale.
Voce pacata, gesti controllati: per il calabrese la cultura è stata preziosa alleata fin dall’adolescenza. «Dai 7 ai 17 anni sono vissuto tra capre e pascoli. Fino al giorno in cui, a uno studente romano che veniva a rifornirsi di latte da me durante le vacanze estive, proposi l’affare della mia vita. “Io ti do il latte, tu mi insegni a leggere e scrivere”, gli prospettai». In tre estati Luigi si appassiona alla storia, alla geografia e alle scienze naturali.
Imparare, dunque, per crescere e integrarsi. Cosa che il calabrese ha sperimentato personalmente durante gli anni trascorsi in Germania a fare il contadino prima e l’operaio poi.
«Nelle campagne attorno a Lippstadt e Soest lavoravano una sessantina di connazionali. Nel corso di una riunione al consolato italiano di Colonia mi dichiarai contento del lavoro e del trattamento – continua il settantacinquenne –. Era la verità. Lavoravo e imparavo. I progressi furono notati dall’addetto dell’ufficio del lavoro, Herr Schneider. Fu lui a propormi di passare alla fabbrica Siepmann». Era il novembre del 1960.
Dalla fattoria alla fabbrica
Distende sul tavolo una serie di fotografie in bianco e nero: fotogrammi d’un passato che ancora palpita. Ricorda incontri, volti e nomi. «Più della metà delle persone fotografate sono pietrapaolesi», precisa Vitale. E riprende il racconto da dove lo aveva lasciato, dal «nuovo lavoro» in fabbrica.
Nelle officine della Siepmann sono attivi ben 230 operai calabresi. Nel periodo d’oro dell’immigrazione italiana a Warstein se ne contano circa 600, la maggior parte di Pietrapaola e dei comuni limitrofi. «Fu nel 1985 che mi balenò l’idea di un gemellaggio tra il mio comune e Warstein, durante una visita dell’allora sindaco pietrapaolese. Da quel momento iniziò un percorso di avvicinamento tra la comunità calabrese e Warstein».
Verso la condivisione
Grazie agli immigrati, la città della Vestfalia scopre il piccolo comune calabro con i suoi uliveti, gli agrumi, le vigne, le attività artigianali, l’antica storia e la proverbiale ospitalità.
Prende così avvio un intenso programma portato avanti da due associazioni: gli Amici di Warstein (a Pietrapaola) e il Freundeskreis Pietrapaola (a Warstein), il cui attuale presidente è Pietro Vitale, figlio di Luigi. I due sodalizi vagliano iniziative scolastiche, sociali, culturali, commerciali ed economiche.
L’amicizia tra le comunità diventa sempre più intensa, come del resto gli scambi studenteschi, le iniziative alla scoperta del territorio e la conoscenza dei prodotti tipici. Fino al 2008, quando a Warstein-Belecke si inaugura Pietrapaola Platz (Piazza Pietrapaola) e, nel comune calabrese, Piazza Warstein. Per il sindaco pietrapaolese, Giandomenico Ventura, due simboli, questi, che «evidenziano il rispetto per la dignità della persona e porta a conoscere e valorizzare culture diverse». Con l’occasione Francesco Talarico, presidente del comitato pietrapaolese a Warstein-Belecke, dona al paese gemellato una scultura metallica che rappresenta un ulivo. L’opera è stata ricavata da un gigantesco bollitore di rame, offerto dalla birreria Warsteiner, cui il tempo ha donato una meravigliosa patina verdastra, avvicinandola al verde degli ulivi della Calabria.
Nel corso dell’inaugurazione si susseguono le testimonianze di chi ha vissuto in prima persona le varie fasi dell’avvicinamento tra le due località. A ricordare il mezzo secolo di convivenza dall’arrivo dei primi venti pietrapaolesi (17 settembre 1960) a oggi, ci sono la signora Bertling, rappresentante di Warstein, e Manfred Gödde. Per il borgomastro, il fatto che l’intitolazione della piazza nasca da una iniziativa popolare è la prova delle ottime relazioni esistenti tra il comune calabrese e quello tedesco.
In piazza, intanto, la festa continua tra musiche mediterranee e profumi che provengono da lontano, specialità italiane e birra Warsteiner.
Unione ufficiale
Sono passati 54 anni da quel giorno d’estate del 1956, quando Luigi Vitale raggiunse la Vestfalia gettando le basi per un ponte tra due realtà separate da due mila e 200 chilometri. Il 18 settembre 2010 il gemellaggio tra Warstein e Pietrapaola diventa ufficiale. Un’occasione che alcuni ciclisti della cittadina tedesca festeggiano raggiungendo il comune calabrese in poco più di 15 giorni, con tappe di 120-130 chilometri giornalieri.
Il 20 settembre 2010 il consiglio comunale di Pietrapaola si tiene in piazza Warstein. La Banda Gorgoglione apre i festeggiamenti con un concerto. Si firmano le pergamene del gemellaggio alla presenza della cittadinanza e delle autorità civili, militari e religiose, a sottolineare un percorso comune per le due località.Un regalo che gli emigrati hanno portato nella loro valigia di cartone.
Un contadino istruito
«Per quattro anni ho lavorato in fattoria a 120 marchi al mese, più vitto e alloggio. Nel tempo libero, nella mia stanzetta, mi dedicavo all’apprendimento della lingua tedesca grazie ai tre volumi de Il poliglotta moderno, che mi ero fatto spedire, e a una grammatica italiana. Ad aprirmi nuove strade è stata la conoscenza della lingua dei miei datori di lavoro», confessa Vitale.
Voce pacata, gesti controllati: per il calabrese la cultura è stata preziosa alleata fin dall’adolescenza. «Dai 7 ai 17 anni sono vissuto tra capre e pascoli. Fino al giorno in cui, a uno studente romano che veniva a rifornirsi di latte da me durante le vacanze estive, proposi l’affare della mia vita. “Io ti do il latte, tu mi insegni a leggere e scrivere”, gli prospettai». In tre estati Luigi si appassiona alla storia, alla geografia e alle scienze naturali.
Imparare, dunque, per crescere e integrarsi. Cosa che il calabrese ha sperimentato personalmente durante gli anni trascorsi in Germania a fare il contadino prima e l’operaio poi.
«Nelle campagne attorno a Lippstadt e Soest lavoravano una sessantina di connazionali. Nel corso di una riunione al consolato italiano di Colonia mi dichiarai contento del lavoro e del trattamento – continua il settantacinquenne –. Era la verità. Lavoravo e imparavo. I progressi furono notati dall’addetto dell’ufficio del lavoro, Herr Schneider. Fu lui a propormi di passare alla fabbrica Siepmann». Era il novembre del 1960.
Dalla fattoria alla fabbrica
Distende sul tavolo una serie di fotografie in bianco e nero: fotogrammi d’un passato che ancora palpita. Ricorda incontri, volti e nomi. «Più della metà delle persone fotografate sono pietrapaolesi», precisa Vitale. E riprende il racconto da dove lo aveva lasciato, dal «nuovo lavoro» in fabbrica.
Nelle officine della Siepmann sono attivi ben 230 operai calabresi. Nel periodo d’oro dell’immigrazione italiana a Warstein se ne contano circa 600, la maggior parte di Pietrapaola e dei comuni limitrofi. «Fu nel 1985 che mi balenò l’idea di un gemellaggio tra il mio comune e Warstein, durante una visita dell’allora sindaco pietrapaolese. Da quel momento iniziò un percorso di avvicinamento tra la comunità calabrese e Warstein».
Verso la condivisione
Grazie agli immigrati, la città della Vestfalia scopre il piccolo comune calabro con i suoi uliveti, gli agrumi, le vigne, le attività artigianali, l’antica storia e la proverbiale ospitalità.
Prende così avvio un intenso programma portato avanti da due associazioni: gli Amici di Warstein (a Pietrapaola) e il Freundeskreis Pietrapaola (a Warstein), il cui attuale presidente è Pietro Vitale, figlio di Luigi. I due sodalizi vagliano iniziative scolastiche, sociali, culturali, commerciali ed economiche.
L’amicizia tra le comunità diventa sempre più intensa, come del resto gli scambi studenteschi, le iniziative alla scoperta del territorio e la conoscenza dei prodotti tipici. Fino al 2008, quando a Warstein-Belecke si inaugura Pietrapaola Platz (Piazza Pietrapaola) e, nel comune calabrese, Piazza Warstein. Per il sindaco pietrapaolese, Giandomenico Ventura, due simboli, questi, che «evidenziano il rispetto per la dignità della persona e porta a conoscere e valorizzare culture diverse». Con l’occasione Francesco Talarico, presidente del comitato pietrapaolese a Warstein-Belecke, dona al paese gemellato una scultura metallica che rappresenta un ulivo. L’opera è stata ricavata da un gigantesco bollitore di rame, offerto dalla birreria Warsteiner, cui il tempo ha donato una meravigliosa patina verdastra, avvicinandola al verde degli ulivi della Calabria.
Nel corso dell’inaugurazione si susseguono le testimonianze di chi ha vissuto in prima persona le varie fasi dell’avvicinamento tra le due località. A ricordare il mezzo secolo di convivenza dall’arrivo dei primi venti pietrapaolesi (17 settembre 1960) a oggi, ci sono la signora Bertling, rappresentante di Warstein, e Manfred Gödde. Per il borgomastro, il fatto che l’intitolazione della piazza nasca da una iniziativa popolare è la prova delle ottime relazioni esistenti tra il comune calabrese e quello tedesco.
In piazza, intanto, la festa continua tra musiche mediterranee e profumi che provengono da lontano, specialità italiane e birra Warsteiner.
Unione ufficiale
Sono passati 54 anni da quel giorno d’estate del 1956, quando Luigi Vitale raggiunse la Vestfalia gettando le basi per un ponte tra due realtà separate da due mila e 200 chilometri. Il 18 settembre 2010 il gemellaggio tra Warstein e Pietrapaola diventa ufficiale. Un’occasione che alcuni ciclisti della cittadina tedesca festeggiano raggiungendo il comune calabrese in poco più di 15 giorni, con tappe di 120-130 chilometri giornalieri.
Il 20 settembre 2010 il consiglio comunale di Pietrapaola si tiene in piazza Warstein. La Banda Gorgoglione apre i festeggiamenti con un concerto. Si firmano le pergamene del gemellaggio alla presenza della cittadinanza e delle autorità civili, militari e religiose, a sottolineare un percorso comune per le due località.Un regalo che gli emigrati hanno portato nella loro valigia di cartone.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017