Una nube di paura

Si trova nei cieli dell’Asia ed è in grado di circumnavigare l’atmosfera terrestre lasciando disastri dietro di sé. A produrla sono le fabbriche e le stufe a carbone dell’Oriente. Gli scienziati: i venti potrebbero farle fare il giro del pianeta.
07 Novembre 2002 | di

A Phileas Fogg, il viaggiatore di Verne, occorrevano ottanta giorni per fare il giro del mondo: lo faceva per curiosità , per scommessa, per divertimento. A lei di giorni ne bastano otto, e minaccia di fare disastri: è una gigantesca nuvola di colore marrone, individuata nei cieli dell`€™Asia, in grado di circumnavigare l`€™atmosfera terrestre, appunto nello spazio di una sola settimana, lasciando disastri dietro di sé, a cominciare dalle piogge acide che recano gravi danni all`€™ecosistema.

Le sue dimensioni sono impressionanti: è alta tre chilometri, e si estende su una superficie di quasi un milione di metri quadrati. Gli scienziati hanno cominciato a individuarne tracce significative cinque-sei anni fa, e da allora hanno avviato uno studio su incarico dell`€™Onu, concluso da poco e presentato a fine agosto a Johannesburg, in occasione del vertice internazionale sullo sviluppo sostenibile.

La nuvola si estende attualmente dallo Sri Lanka fino all`€™Afghanistan, e ha un andamento stagionale, raggiungendo la massima estensione nel mese di gennaio. Il motivo è semplice: a produrla sono le fabbriche e le stufe a carbone dell`€™Oriente, che da anni sta subendo un processo di incremento demografico e, al tempo stesso, di fortissima industrializzazione. Sotto accusa sono soprattutto le grandi città  del subcontinente indiano, da Calcutta a Bombay, da Nuova Delhi a Karachi. Ma nell`€™elenco figurano anche gli incendi dolosi nelle giungle dell`€™Indonesia, per recuperare spazi all`€™espansione degli insediamenti umani, e le industrie inquinanti della Cina e della Thailandia.

Una miscela terribile

Questo complesso di fattori ha finito per produrre l`€™enorme nuvola, formata da gas di scarico, monossido di carbonio, cenere, fumi acidi, aerosol, fuliggine e scarichi inquinanti; il tutto causato dal forte aumento nei consumi di carbone e petrolio, dalla combustione di legno per uso domestico, e dalla distruzione delle foreste. In queste condizioni, la nube riduce del 15 per cento la quantità  di energia solare che raggiunge la Terra, riducendo, al tempo stesso, l`€™evaporazione marina. E se per ora è ferma sull`€™Asia centro-occidentale, gli scienziati avvertono che i venti possono trasportarla attraverso gli strati alti dell`€™atmosfera, facendole fare il giro del pianeta.

Gli effetti sono temibili, come si sta vedendo proprio in Asia: secondo il rapporto Onu presentato a Johannesburg, le due grandi siccità  che hanno colpito Pakistan e India nel 1999 e nel 2000 sono state causate proprio dalla nuvola marrone, che ha provocato, per contro, intense piogge monsoniche con alluvioni in Nepal e Bangladesh. Inoltre, è dimostrato che ad essa sono dovute una serie di malattie respiratorie negli esseri umani, e ingenti danni all`€™agricoltura e alle piante in genere.

Trent`€™anni di tempo

Klaus Topfer, direttore dello studio commissionato dall`€™Onu, non ha dubbi: si tratta di una delle maggiori minacce ambientali mai registrate; e abbiamo trent`€™anni di tempo per combatterla e annientarla, altrimenti dopo potrebbe essere troppo tardi. Ma come riuscirci? Il problema è enorme, perché è legato alla fortissima crescita che Paesi di vaste proporzioni e di alta intensità  di popolazione, come Cina e India (da soli raggruppano circa un terzo dell`€™umanità ) stanno conoscendo. Combattere la nuvola significa ridurre l`€™inquinamento, rivedere le produzioni, in ultima analisi, rallentare la marcia impetuosa dello sviluppo. E i governi non ci sentono, da questo punto di vista, come dimostrano le difficoltà  che gli stessi Paesi occidentali manifestano, ad esempio, nel combattere l`€™effetto-serra.

D`€™altra parte, l`€™alternativa è obbligata, a meno di non andare consapevolmente incontro a una distruzione di massa. A Johannesburg, il messaggio portato dall`€™Onu è stato chiarissimo al riguardo: se non ci saranno cambiamenti significativi nei prossimi trent`€™anni, quattro miliardi di persone saranno a rischio di carestia. «Il nostro stile di vita sta minacciando il futuro del pianeta», ha avvertito il segretario generale dell`€™Onu, Kofi Annan: la micidiale conseguenza di una vita senza stile.                            

 

Biotecnologie e nuove scoperte

Le biotecnologie fanno registrare continue scoperte, che schiudono spazi applicativi di ampie ricadute. Una di queste consiste nel fatto che gli insetti che cadono in una sorta di letargo per difendersi dalla siccità , hanno, in realtà , molto in comune con le piante del deserto: in entrambi i casi entra in funzione lo stesso gene. È la totale mancanza di acqua, infatti, a determinare in alcuni vermi e nei semi di alcune piante del deserto uno stato di animazione sospesa che cessa non appena l`€™acqua torna a essere disponibile, col risultato che insetti e piante tornano ad avere una vita normale.

Una seconda scoperta riguarda i girasoli: geneticamente modificati, servono per produrre gomma. Già  attualmente, del resto, questo avviene in natura sia pure in quantità  molto limitate: l`€™obiettivo dei ricercatori è migliorare la produzione dal punto di vista sia quantitativo sia qualitativo. Un progetto del genere è stato avviato dall`€™università  del Colorado, negli Stati Uniti: ha una durata di quattro anni, e mira ad avviare negli Usa una produzione autonoma di gomma, considerando che attualmente il Paese utilizza da solo il 20 per cento della produzione mondiale di questo materiale, ed è totalmente dipendente dalle importazioni, provenienti soprattutto da Brasile e Malesia.

 

Un`€™autostrada planetaria

È in arrivo il primo trekking siderale: la Nasa, l`€™ente spaziale americano, sta progettando un vero e proprio sentiero planetario destinato ad attraversare il sistema solare, e che rappresenta un percorso ideale grazie al quale diventa possibile diminuire notevolmente l`€™energia necessaria per esplorare la galassia, rendendo di conseguenza più facili e brevi i viaggi spaziali.

Le missioni spaziali, sia con uomini a bordo che senza, hanno utilizzato finora la gravità  dei corpi celesti uno alla volta, sfruttando il pianeta più vicino, o lo stesso Sole, per fiondarsi più lontano nel loro viaggio. Ora gli scienziati sono riusciti a elaborare modelli ottimali di traiettorie attorno al Sole e ai pianeti, partendo dal fatto che in molte regioni del sistema solare forze gravitazionali in competizione tra loro si cancellano a vicenda, creando in tal modo dei corridoi attraverso i quali le astronavi potrebbero viaggiare con pochissimo sforzo. Qualcuno parla già  di una sorta di autostrada planetaria, facendo il paragone con quanto succede sulla Terra. Nella speranza che il crescente traffico siderale non la riduca, come accade da noi, con tanto di code e intasamenti nelle ore di punta e nei week-end`€¦

 

Tre nuove missioni dell`€™ESA

Spazio e ambiente vanno sempre più di pari passo. L`€™Esa, l`€™ente spaziale europeo, ha messo in cantiere tre nuove missioni di interesse ambientale, selezionandole in un mazzo di una trentina di proposte giunte da scienziati e ricercatori dei Paesi membri. Le date non sono state ancora decise, ma è possibile che il nuovo programma inizi a diventare operativo nel 2008.

La prima di queste si basa su un sistema di quattro satelliti, ed è volta a consentire di controllare i cambiamenti del clima globale attraverso la misurazione delle variazioni nella temperatura atmosferica e nella distribuzione del vapore; in questo modo sarà  possibile, tra l`€™altro, migliorare in misura rilevante le previsioni metereologiche, venendo così incontro sia alle esigenze, ad esempio, dell`€™agricoltura, sia alla semplice curiosità  di chi deve programmare una vacanza.

La seconda missione rappresenterà  il principale contributo europeo al progetto internazionale per la misurazione delle precipitazioni otto volte al giorno: si baserà  su un unico satellite collocato in orbita bassa, ed equipaggiato con due strumenti che misureranno il livello della pioggia su Europa e Canada. La terza missione, infine, è rappresentata da un gruppo di quattro satelliti, il cui incarico sarà  quello di studiare la dinamica del campo magnetico terrestre.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017