Una presenza che conta
LONDRA
Le mille realtà degli italiani che cercano fortuna in un Paese straniero, prima o poi confluiscono in uno dei Patronati che si sono trovati accanto ai lavoratori dal secondo dopoguerra ad oggi. Questi istituti furono creati in Italia per garantire i diritti dei lavoratori nell";intenzione primaria di svolgere un";avvocatura dei poveri, un segretariato della solidarietà nei confronti di braccianti e manovali, vedove e orfani, vecchi e invalidi. Essi hanno fornito un";efficace attività di consulenza, previdenza e orientamento anche nei confronti degli italiani emigrati a partire dalla seconda metà degli anni Quaranta quando migliaia di connazionali presero la via dell";Europa, dell";America e dell";Australia.
In Gran Bretagna, i Patronati che aprirono i primi sportelli furono le Acli, Associazioni cristiane lavoratori italiani, nel 1964-65, e l";Inas-Cisl, Istituto Nazionale di Previdenza Sociale nel 1974; a cui seguirono l";Inca-Cgil, Istituto Nazionale Confederale di Assistenza nel 1980; e l";Ital-Uim, Istituto di tutela e Assistenza ai Lavoratori dell";Unione Italiana del Lavoro, negli anni Novanta.
Ricordando l";operato di questi decenni, Acli e Inas hanno cercato di analizzare il presente, in previsione di un futuro sempre al servizio del lavoratore. «Il nostro motto "; dice Lorenzo Losi, presidente nazionale delle Acli del Regno Unito e rappresentante degli italiani in Inghilterra in seno al Cgie, Consiglio generale degli italiani all";estero "; è sempre stato quello di essere dalla parte della gente, soprattutto dei più bisognosi. Inutile dire che il nostro ruolo, specie in passato, fu fondamentale soprattutto per risolvere i problemi linguistici, e per aiutare gli italiani a comprendere il sistema legislativo e lavorativo di questo Paese. Le Acli hanno sempre affiancato le istituzioni locali nonché il consolato e le migliaia di volontari al fine di prestare soccorso ai lavoratori ma anche a chi aveva bisogno di un tetto e di tutti coloro che venendo a contatto con una realtà spesso difficile, si sono persi in meandri di criminalità e, più recentemente, di droga. Ecco anche il perché della stretta collaborazione con la Chiesa italiana di San Pietro retta dai Padri Pallottini, a Clerkenwell Road». Per consolidare questa stretta collaborazione, non a caso, gli uffici delle Acli sono accanto alla bellissima Chiesa in stile romanico costruita a metà Ottocento.
L";attività dei Patronati, da subito, si è estesa ben oltre quelle che erano le sue competenze ufficialmente riconosciute dallo Stato Italiano. Secondo un recente rapporto commissionato dalla Fondazione Giulio Pastore sulla realtà degli italiani all";estero, e condotta dall";Inas-Cisl, è emerso che l";utente medio è un uomo coniugato, maturo e con bassa scolarità , pensionato (nel 57% dei casi), spesso però ancora lavoratore, disoccupato o in cerca di occupazione. Per molti, la non conoscenza della lingua del Paese ospitante, la ricerca di un alloggio e di un lavoro, ma anche, in vari casi, la scarsa assistenza da parte delle autorità consolari e il mancato riconoscimento dei propri diritti, rappresentano ancora un disagio da non sottovalutare. Nel caso dell";Inghilterra, e di Londra in particolare, anche a causa di un atteggiamento tollerante delle autorità locali, nei confronti delle droghe considerate «leggere» come lo spinello, il numero di tossicodipendenti e di giovani in prigione per crimini relativi alla dipendenza da stupefacenti, è in aumento.
«La nostra collaborazione con la Chiesa di San Pietro "; continua Losi "; si estende ben oltre i nostri compiti. Essendo io stesso uno dei direttori e responsabili amministrativi del St. Peter";s Project, spesso ci occupiamo di aiutare giovani tossicodipendenti, e di concerto con le autorità consolari cerchiamo di rimpatriarli quando possibile. Talvolta, poiché hanno pendenze con la giustizia, ci appoggiamo a strutture locali per il recupero e la disintossicazione, anche se i costi sono esorbitanti».
I Patronati si occupano, per antonomasia, dei pensionati. «Il problema maggiore degli anziani in Inghilterra è la solitudine "; ci racconta Luciano Rapa, coordinatore dell";Inas-Cisl per la Gran Bretagna ";. In una città come Londra, grande e anonima, è difficile mantenere i rapporti amicali e familiari, e se i figli si allontanano l";anziano può sentirsi ancora più isolato. Ci appoggiamo, per esempio, ad enti inglesi, come Age Concern, e offriamo attività di ristoro e intrattenimento per la terza età ». A tale scopo, e per raggiungere meglio gli italiani residenti nelle aree più remote del paese, le Acli pubblicano da due anni un mensile: Nuova Presenza che si occupa delle attività del rispettivo Patronato e che, assieme agli altri giornali comunitari, porta una ventata d";italianità nel Regno Unito, oltre alle informazioni sull";assistenza previdenziale specifica di queste istituzioni.
«Ad interpellarci "; riprende Rapa "; sono, in misura crescente, anche i nuovi arrivati: studenti, tecnici e professionisti, più scolarizzati e qualificati, portatori di nuove esigenze che stimolano ad elaborare progetti nuovi. L";Inas, a tale scopo, ha avviato alcuni mesi fa uno sportello: «Inas Europa», con una grande banca dati on-line delle legislazioni comunitarie in materia di tutele sociali, e nato per offrire una consulenza più completa ai cittadini europei che circolano liberamente tra i Paesi dell";Unione». Proprio per far fronte alle varie esigenze i Patronati hanno avviato altre iniziative.
Le Acli, per esempio, offrono i corsi d";italiano e di formazione professionale, soprattutto per la seconda generazione d";italiani. «Spesso "; commenta Losi "; i figli degli emigrati nati e cresciuti in Inghilterra ci domandano in quale modo il Patronato possa essere loro utile. Ecco perché offriamo la possibilità d";imparare la lingua dei loro genitori. Incoraggiamo gli scambi culturali, offriamo degli stage e cerchiamo di coinvolgere le varie generazioni in attività diverse».
Molti sono i momenti conviviali d";incontro, spesso all";interno dei circoli distribuiti tra Scozia, Galles e Inghilterra: specie nella zona di Bedford e Peterborough dove si concentra una Little Italy inglese; e nel nord, a Nottingham e Manchester. Alcune volte per festeggiare insieme le ricorrenze religiose o istituzionali, altre per eventi più significativi come gli anniversari. «Eravamo più di 1.000 a Bedford "; aggiunge Rapa "; quando lo scorso 20 novembre abbiamo celebrato il trentennale. Molti erano i nostri utenti, e tanti i parenti e gli amici di italiani, a sottolineare ancora il carattere aggregativo dei nostri Patronati».
Festa grande anche per le Acli, in Piazza San Pietro a Roma, nella giornata del 1° maggio, per la celebrazione, alla presenza del Santo Padre, sessantesimo della fondazione e il quarantesimo di presenza in Inghilterra.
Nonostante i grandi successi ottenuti nel corso degli anni, ci sono ancora molte difficoltà da superare. Sono tutt";altro che rare le voci di un taglio o addirittura l";azzeramento del Fondo Patronati previsto dal Ministero del Lavoro e attribuito a seconda dei punti ottenuti in un anno, cioè del numero di pratiche svolte. C";è chi si spinge a dire, come il presidente dell";Inas-Cisl, Giancarlo Panero, che chiudere gli sportelli dei Patronati sarebbe come abbandonare a sé stessi gli italiani all";estero.
«La nostra presenza è fondamentale proprio ora che le sedi consolari sono state penalizzate dalla nuova legge finanziaria "; sottolinea Losi "; e in molti casi il personale è stato drasticamente ridotto. La nostra assistenza in materia legislativa sarà fondamentale per evitare il surplus di lavoro per il Consolato».