Una sola razza
Una razza sola, la razza umana' è lo slogan scelto dall`Unione europea per questo 1997, dedicato alla lotta contro il razzismo e l`antisemitismo. Anche l`Italia ha sottoscritto la dichiarazione d`intenti di tutti i governi europei, affinché sia garantito il diritto fondamentale di ciascuno di vivere libero da discriminazioni basate sulla razza, il colore della pelle, la credenza religiosa o l`origine etnica. Nulla di nuovo sul piano dei principi, giacché le stesse affermazioni sono contenute nella nostra Costituzione, all`articolo 3, o nella Dichiarazione universale dei diritti dell`uomo delle Nazioni Unite. Ma tra il dire e il fare, tra l`affermare e l`operare c`è sempre di mezzo il mare o, meglio, le frontiere. Così, non solo in Italia ma in tutta l`Europa o negli Stati Uniti d`America, che pure hanno un`antica tradizione ed esperienza di immigrazione (anche, è sempre bene ricordarlo, dei nostri padri e nonni italiani), alla bontà dei principi corrisponde non necessariamente una coerenza nella realtà concreta.
Le recenti vicende legate alla crisi albanese, gli indubbi problemi economici e sociali che ne sono scaturiti e che hanno investito anche l`Italia, hanno contribuito ad aumentare un sottofondo di pregiudizio e fastidio verso quel popolo. Così, senza neppure accorgersene, la 'razza sola, la razza umana', nella percezione comune rischia di scomporsi in tante facce, alcune delle quali provocano immediatamente e facilmente un sentimento di rifiuto e di sospetto.
È successo qualche giorno fa. L., un minorenne di origine albanese, è stato fermato in una città dell`Italia centrale a bordo di un motorino; glielo aveva prestato una sua amica, ma i carabinieri non l`hanno creduto e l`hanno arrestato. L`amica ha chiarito l`equivoco, ma a quel punto L. si è visto contestare il furto di un`auto. Dopo tredici giorni di carcere, finalmente, si sono resi conto che quell`auto era stata rubata dopo l`arresto di L. Forse il ragionamento è stato: è albanese, dev`essere per forza un ladro!
Questo tipo di pregiudizio risulta ancora più forte e antico nei confronti degli zingari. Un popolo, come ci ha ricordato il papa in occasione della beatificazione del primo zingaro nella storia della chiesa, Ceferino Gimenez Malla, che è da sempre vittima di discriminazioni. Pochi sanno, ad esempio, che oltre 500 mila zingari sono stati sterminati nei campi di concentramento nazisti, eppure, i superstiti non sono stati nemmeno accettati come testimoni nel processo di Norimberga. Ma ancora oggi gli zingari sono spesso oggetto di quei 'vecchi pregiudizi, razzismo ed emarginazione' che il papa ci ha invitato a superare e combattere.
Negli stessi giorni in cui Giovanni Paolo II pronunciava queste parole e ricordava come 'la carità di Dio non conosce limiti di razza o di cultura', un candidato a sindaco di una città lamentava che l`amministrazione uscente avesse stanziato diciotto milioni per la rete idrica del locale campo nomadi. Una spesa ridicola nel bilancio di una grande città , una misura sanitaria minima, che è però apparsa un lusso inaudito verso chi, evidentemente, viene ritenuto privo di diritti e, dunque, di dignità .
Nell`ultima apparizione agli apostoli, Gesù disse loro: 'Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura', e dopo che il Signore fu assunto alla destra del Padre essi 'partirono e predicarono dappertutto' (Mc 16,15.20): dappertutto, per tutto il mondo, la parola e la carità di Dio è una sola. Dovremmo ricordarcene più spesso, quando vediamo uomini in fuga da guerre e miserie superare le frontiere per cercare speranza.