Una storia di amore e di speranza

Maria Fappani
18 Luglio 1998 | di

Si chiama Stefano, abita a Rimini ed è malato di Aids, l`€™amico sconosciuto che qualche tempo fa in un fax mutilato ci aveva parlato della croce che la malattia gli aveva gettato addosso e che avevamo invitato a farsi nuovamente sentire. Lo ha fatto inviadoci un`€™altra preziosa testimonianza della serenità  e del coraggio con cui sta vivendo la dolorosa contingenza e che qui riassumiamo.

Le medicine che prendeva da tempo non sortivano ormai più gli effetti sperati, occorreva cambiare, ma la mutevolezza del virus rendeva difficile la soluzione del problema. Finalmente Stefano entrò a far parte di un programma di 'sperimentazione compassionevole' con nuove medicine che all`€™inizio lo hanno stremato, costringendolo a letto e provocandogli grandi sofferenze e i disagi di una febbre che non dava tregua.

Era il periodo della quaresima e della settimana santa: il confronto della sua passione con la passione di Cristo, con gli ultimi suoi tre anni di vita per Stefano fu immediato. E dialoga con Gesù: 'Li ho paragonati con i miei: non sono stati facili; ho pensato a quando ti insultavano... noi malati di Aids ci chiamano appestati; pensavo a quando i tuoi nemici volevano buttarti dal burrone, e alle mie paure ogni volta che vado all`€™ospedale a ritirare il responso dei miei esami clinici; ho pensato a quando ti hanno tradito e anch`€™io mi sento tradito da uno stato che non mi riconosce il diritto a una pensione di inabilità  al lavoro, perché negli ultimi anni essendo stato in una comunità  per disintossicarmi, non ho potuto maturare i contributi previsti dalla legge'.

È un problema grave quello del lavoro e più concretamente quello dell`€™indipendenza economica, ora che Stefano ha conosciuto una ragazza e hanno deciso di percorrere insieme un pezzo di cammino: 'Lei ha deciso di prendere sulle sue spalle la mia vita e la mia 'croce', come del resto io ho deciso di prendere sulle mie spalle la sua vita'. Stefano non nasconde le difficoltà , le paure, le esitazioni ad affrontare una situazione nuova, sia pur bellissima, che 'oltre a soffrire personalmente, soffrire perché sai che anche lei soffre per te'.

'Però abbiamo capito che se l`€™Aids poteva vincere sulle forze fisiche, non doveva vincere sull`€™amore. La paura, l`€™ignoranza, la sofferenza non possono e non devono vincere sull`€™amore. Scegliamo di vivere ogni giorno la nostra vita, il nostro amore condividendo tante sofferenze ma anche molte gioie. E di questo ringrazio il buon Dio, che aveva già  pensato me e lei insieme; essere amato mi dà  gioia di vivere, mi dà  una speranza per il futuro (ho ancora tante cose da fare: mettere su casa, sposarmi, avere dei figli, e quant`€™altro il Signore vorrà  che io faccia).

'Essere amato vuol dire anche poter amare, poter cominciare a vivere, smettendo di sopravvivere, amare la vita, perché vivere è bello, perché la vita è un dono che dobbiamo gratuitamente dare, come gratuitamente abbiamo ricevuto e capire che l`€™Aids, come ogni altra malattia, non è solo un modo di morire, ma un tempo per vivere'.

Per questo messaggio di speranza e di amore, non possiamo che dire semplicemente: grazie, Stefano, che tu sia benedetto.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017