Una zebra tra i canguri
Melbourne
«juve, cara gloriosa società…» cantano i supporter della squadra di calcio più seguita d’Italia. Eppure, in patria, non tutti sanno che un’altra gloriosa società di nome Juventus rapisce, da sessant’anni, il cuore di tanti tifosi. Parliamo della Juve di Melbourne che, di recente, ha spento la sua sessantesima candelina in una terra affacciatasi, da qualche anno, al calcio che conta.
Del resto, parlando del «gioco più bello del mondo», si entra in un terreno di proprietà di tutti noi, italiani in patria e all’estero. Politici, uomini di cultura, di cinema e di teatro, grandi firme del giornalismo, gente di paese e professionisti di città, studenti e operai, tutti hanno una squadra del cuore che rappresenta una seconda identità, quella del sucesso e della vittoria. Per gli italiani all’estero, poi, il gioco del calcio è stato ed è qualcosa di più. Ha il sapore del pane e della patria.
Quando, nel dopoguerra, i giovani italiani iniziano a giungere in Australia a migliaia, dai paesi del Sud come dalle montagne del Nord, dalla Sicilia come dal Veneto, la disponibilità di lavoro non è affatto immediata per tutti. Molti devono prendere il treno per il centro di accoglienza di Bonegilla, in attesa di trovare datori di lavoro. L’ozio e la nostalgia diventano una miscela esplosiva con la rabbia e la disperazione. Unico svago resta quello di dare quattro calci a un pallone. Un modo per sfogarsi e per stare insieme. E questa maniera spontanea di recuperare il senso di squadra e di comunità, ovunque vi siano giovani immigrati dall’Italia, dà vita, nelle grandi città, a squadre di calcio ben organizzate, che rappresentano, per l’Australia, l’inizio di una nuova era sportiva.
La «Signora» d’Australia
È il 1948, a Melbourne. In una saletta parrocchiale, dopo diverse riunioni e animate discussioni, si decide di fondare una squadra di calcio italiana da chiamare Juventus. Sono anni difficili. La comunità ha bisogno di punti di riferimento, legami con il passato, le amicizie, la solidarietà e la gioia di vivere di casa nostra. Il gioco del calcio può dare tutto questo, con l’aggiunta di un pizzico di orgoglio nazionale. E così migliaia di persone si radunano, ogni domenica, per l’appuntamento con la partita domenicale della Juventus. Dirigenti e giocatori, tifosi o spettatori occasionali, non importa quale sia il ruolo. In tre anni la squadra sale al massimo campionato, organizzato a quei tempi, nello Stato del Victoria. E si impone subito come un fenomeno che passerà alla storia. L’epoca d’oro è il quinquennio compreso tra il 1952 e il 1956, con 5 scudetti vinti, un record assoluto per il massimo campionato del Victoria. Un altro trionfo da iscrivere nell’albo d’oro è l’accoppiata del 1970, quando le «zebre» si aggiudicano sia lo scudetto che l’Australian Cup, prima competizione a livello nazionale. Nel 1985, con il nuovo nome di Brunswick United Juventus, la compagine bianconera vince anche la National League, il campionato continentale. Negli anni seguenti, dopo la forte insistenza da parte degli organismi sportivi nazionali, cambia ancora nome e diviene Melbourne Zebras, poi Thomastown Zebras, Bulleen Zebras, Whittlesea Zebras. Ma i colori restano sempre bianconeri e il nome Juventus rimane una componente importante nella dicitura legale delle diverse società sportive.
La Juventus avrà giocatori di grande calibro. Basti ricordare Giuseppe Sabidussi, grande campione dei cinque scudetti, che si era già affermato in Italia. I suoi due figli, Carlo e Bruno, avranno entrambi una brillante carriera in Portogallo, prima di rientrare a Melbourne. La madre dei due giocatori, poi, sarà per decenni una delle tifose, volontarie e organizzatrici storiche della Juventus. Una vera nobildonna dello sport e della comunità, da tutti conosciuta e rispettata per la sua gentilezza.
Gli epigoni
Il prestigio di cui gode la Juventus è contagioso e ispira in tutta l’Australia la creazione di nuove squadre di calcio: l’Adelaide Juventus (temibile avversaria di quella di Melbourne nei derby) e quella di Canberra, la Juve di Hobart e quella di Launceston, entrambe in Tasmania. A Sydney si impongono le squadre del Marconi e dell’Apia; mentre a Melbourne il mosaico calcistico, con tanto di cornice campanilistica, viene completato dalla Triestina, dalla Box Hill Inter, dalla Thomastown – Diavoli Rossoneri e dalla East Brunswick Reggina. Nell’area metropolitana della città nascono circa 25 squadre italiane, senza contare la provincia e le cittadine ai margini del Victoria. Merita una segnalazione speciale la Società sportiva Sulmona, una squadra di calcio formata da giovani originari della cittadina abruzzese, patria di Ovidio, che in quel momento lavorano al progetto Snowy Mountains Scheme, sull’alto fiume Yarra. Costruiranno ben 17 dighe per altrettante centrali ideoelettriche e centinaia di chilometri di gallerie.
L’anniversario
Da quel lontano giorno della fondazione sono trascorsi sessant’anni. La celebrazione dell’anniversario ha avuto luogo nel grande salone L’Aquila della Casa d’Abruzzo, in un’atmosfera di gioia alimentata dai ricordi delle imprese leggendarie e in un collettivo abbraccio di giocatori, dirigenti e animatori sportivi. Da Torino, la società bianconera ha inviato una maglietta con il numero 60, firmata da tutti i giocatori della «Signora» quella vera, capitan Alex Del Piero in testa. «È un segno di simpatia e affetto – ha scritto il presidente Giovanni Cobolli Gigli – e sono lieto di sapere che anche in Australia, grazie alla società Juventus di Melbourne, i colori bianconeri sono sinonimo di grande tradizione e di brillanti vittorie». A fare gli onori di casa ci hanno pensato l’ex presidente Peter Balassone, capo del Comitato organizzatore e il presidente dell’associazione Old Boys – Veterani, Neno Mariani.
La «grande Juventus» oggi è diventata una squadra di periferia, che si chiama Whittlesea Zebras. Mentre il calcio australiano, nel frattempo, è salito in alto nella classifica della Fifa. La nazionale dei canguri sarà tra le squadre che parteciperanno al prossimo Campionato del mondo in Sudafrica. E l’Australia ha presentato la candidatura per ospitare i Mondiali del 2018. Il calcio si sta imponendo tra gli sport nazionali di questo Paese, come il nuoto o il football. La Juve e le squadre italiane, assieme a quelle di altri Stati del sud Europa, hanno fatto da apripista e ora sono amalgamate in un più vasto movimento di promozione calcistica. Rimane la «scuola», a indicare il cammino del futuro. Un ex giocatore della Juve, Joe De Martino, allena i ragazzi che la Genova International School of Soccer seleziona qui a Melbourne, per poi inviarli in Europa, due volte l’anno, ad affrontare delle stagioni di prova in squadre nazionali. Anche le ragazze si appassionano a questo sport e il «Club delle zebrette», le Brunswick Zebras, conta ben sette squadre di giovanissime che mostrano una grinta pari a quella dei loro coetanei maschi.
E così il testimone passa da una generazione all’altra. E con esso lo sport diventa viaggio, avventura, conoscenza del mondo e della società, scoperta di popoli e culture nuove, comprensione, amicizia e fratellanza universale.