Un’Africa su cui contare

Tra tanti problemi e in una condizione di miseria diffusa c’è tra gli africani una grande voglia di costruire un futuro diverso. Forse bisogna cominciare a capirlo.
05 Gennaio 1998 | di

L`€™Africa sembra più lontana di ieri. Spesso la televisione trasmette immagini di dolore e di morte, come nel caso della guerra civile in Congo-Zaire. I problemi sono tanti e aggrovigliati. È difficile orientarsi. Il pessimismo verso il futuro dell`€™Africa è ormai rituale. D`€™altra parte, noi italiani ed europei siamo presi dai nostri problemi e dai sacrifici da fare. Per questo l`€™Africa interessa di meno. Il pessimismo ha tanti motivi. Nel 1960, in piena stagione di indipendenza, il 9 per cento del commercio mondiale riguardava l`€™Africa, mentre oggi meno del 3 per cento. L`€™Africa vale meno? Il valore economico è rappresentato particolarmente da alcune grandi produzioni minerarie, il cui afflusso viene quasi sempre garantito anche in caso di crisi. Certo, l`€™Africa sulla borsa del mercato mondiale vale poco. In particolare l`€™Africa subsahariana. Infatti, la storia dell`€™Africa 'bianca', quella arabofona, è molto diversa. È legata al Mediterraneo e al Medio Oriente e, malgrado le sue grandi difficoltà , l`€™Occidente la sente più vicina.

Ma l`€™Africa 'nera' è lontana. Il pessimismo sul suo destino la allontana ancora di più. Del resto, come ho detto, le giustificazioni al pessimismo non mancano. Nel novembre 1996 l`€™Organizzazione mondiale della sanità  stimava che il 74 per cento dei casi di Aids nel mondo fossero africani. Ci sono, poi, le guerre africane. Fino al 1989, spesso si consideravano questi conflitti come guerre per procura tra le due superpotenze per l`€™influenza su intere regioni del continente. Forse non era solo uno scontro tra i due imperi; ma oggi non è più così. Anche per questo l`€™Africa vale di meno sulla borsa internazionale. Anzi, alcuni paesi occidentali, come la Francia, diminuiscono il loro impegno. Gli occidentali temono di essere invischiati nei conflitti.

Dopo il 1989 nuovi conflitti si sono aperti. L`€™Africa delle guerre è un altro elemento che stimola il pessimismo. Non è facile per un pubblico non specialista orientarsi nei conflitti, specie in quelli etnici. Per impegnarsi c`€™è anche bisogno di capire. Del resto i paesi europei hanno rivisto la loro politica di cooperazione. L`€™Italia l`€™ha quasi azzerata. Le autocritiche sulla gestione della cooperazione non sono mancate; ma molta responsabilità  è stata attribuita anche alle classi dirigenti africane. Del resto, l`€™immagine dei politici africani, salvo qualche eccezione, è bassa nell`€™opinione pubblica occidentale.

Tuttavia, non si può essere solo negativi sull`€™Africa. Il pessimismo fa comodo al nostro disinteresse. Non bastano il senso di colpa per un passato coloniale o i richiami alla responsabilità  per creare interesse. L`€™Africa è stata radiata nelle carte geografiche dell`€™impegno politico, economico, sociale di troppi nostri concittadini. È un continente spesso scomparso all`€™orizzonte, ma non si è inabissato. Bisogna cominciare a comprendere meglio il presente africano. L`€™Africa non è solo il continente delle guerre, della corruzione e dell`€™Aids.

Un grande africano, il segretario generale dell`€™Onu, Kofi Annan, ha recentemente dichiarato: 'La gente tende a considerare l`€™Africa un continente in crisi. Io penso che le aree di crisi siano largamente sopravanzare da un solido sviluppo politico ed economico'. Non si tratta di un ottimismo di maniera. L`€™Africa resta un continente pieno di problemi e di grandi miserie. Non è però una massa informe, senza sviluppo, senza speranze, senza grandi articolazioni interne. Anche l`€™Africa si muove. Il contesto africano è di grande arretratezza. Nessuno lo nega; anzi, si dovrebbe averlo più presente, ma in questo contesto difficile, gli africani stanno lottando. Se ne sono accorti gli investitori esteri e interni, che guardano con maggiore interesse ad alcuni paesi africani. Gli investimenti privati sono passati da circa un miliardo di dollari nei primi anni Novanta, a quasi dodici miliardi di dollari nel 1996. È un segnale significativo.

L`€™Africa non è tutta 'nera', se è consentito usare questo aggettivo: non è condannata a un destino scuro. Il continente ha molti destini e molte storie, a partire dai suoi 48 paesi e dalle differenti regioni. L`€™immagine dell`€™Africa nei media occidentali è troppo uniforme, ma il continente non si presta alle semplificazioni. L`€™incomprensione delle varietà  si copre spesso dietro a un generico pessimismo.

In Africa ci sono parecchi conflitti irrisolti; ma non solo in questo continente. Ci sono guerre etniche; ma non solo qui. C`€™è l`€™irrisolta questione tra hutu e tutsi in Burundi; ma ci sono anche storie di conflitti risolti, come in Mozambico. Ne parlo non solo perché sono stato coinvolto personalmente nella mediazione tra governo mozambicano e guerriglia, ma anche perché considero quella pace, firmata a Sant`€™Egidio nel 1992, come un 'successo africano'. Dopo cinque anni, in Mozambico la pace regge e la guerriglia è divenuta un partito di opposizione in parlamento. Il Mozambico e i paesi dell`€™Africa australe rappresentano una regione con un futuro. Tra loro c`€™è il nuovo Sudafrica, carico di problemi ma anche di grandi potenzialità . Per la prima volta nella sua storia, con il Sudafrica, il continente può contare su di una 'potenza' capace di far sentire la sua voce. Dal Sudafrica viene l`€™idea di un rinascimento africano. D`€™altra parte, la soluzione di un Sudafrica multietnico può essere un modello proposto ad altri paesi del continente. L`€™indipendenza non si costruisce attraverso l`€™eliminazione delle minoranze o dei vinti. Ma l`€™Africa australe non è che un esempio. Tra grandi problemi e in una condizione di miseria diffusa, c`€™è in Africa e tra africani una diffusa voglia di costruire un futuro diverso. Forse bisogna cominciare a capirlo, per collocarsi in modo nuovo e coerente di fronte agli africani e all`€™Africa.

Andrea Riccardi, professore di Storia del cristianesimo alla 'Sapienza' di Roma e presidente della Fondazione per la pace della Comunità  di Sant`€™Egidio, da questo numero inizia la sua collaborazione al 'Messaggero di sant`€™Antonio' su temi di politica estera.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017