Un’occasione da non perdere

La nostra lingua è uno dei maggiori veicoli d’avvicinamento alla cultura, alla storia e alla realtà del nostro Paese. E alla coscienza multiculturale che anima la moderna Europa.
23 Settembre 2003 | di

L";istituzione di particolari classi per bambini italiani immigrati in Germania sembra risalire al 1890. L";esperimento fu avviato a Monaco di Baviera: si trattava di seguire circa 300 bambini che non pronunciavano una parola di tedesco, e anche l";italiano era conosciuto in modo frammentario. Per questi bambini la lingua ufficiale era il furlà n. I fornaciai, che si videro sottrarre questi lavoranti, opposero una certa resistenza ma il magistrato decise che l";istruzione veniva prima di tutto. Le lezioni si concentravano sull";ortografia e sulla calligrafia, sul calcolo, sulla religione e sulla geografia. Tutto in italiano. A conclusione dell";anno scolastico si presentavano il console generale e il viceconsole, e si offriva agli scolari pastainbrodo, wà¼rstel, verdura e pane.
Nel 1904 l";esperimento terminò. I genitori italiani di Monaco, come di altre aree dell";allora Impero tedesco, furono costretti a spedire i loro figli nelle normali classi tedesche. L";Opera Bonomelli denunciò, alla vigilia della Prima guerra mondiale, come questi bambini diventassero stranieri persino nelle loro famiglie. Numerose cronache familiari sottolineano questa realtà .
L";insegnamento della lingua materna sarà  affidato a corsi tenuti da insegnanti italiani che, in tempi eroici, erano frequentati da alunni che facevano anche decine di chilometri tenendo le scarpe in mano. Tra il 1960 e il 1970, con l";arrivo di migliaia di emigrati provenienti da Italia, Spagna, Portogallo, Balcani, Grecia e Turchia, ci si accorse in Germania che, con gli adulti, arrivavano anche i bambini. E che un bambino ha il diritto di frequentare la scuola, apprendere la lingua del Paese che lo ospita, e di non scordare l";idioma e la cultura materna. Inoltre, si cercò di fargli raggiungere un livello scolastico adeguato per facilitargli un futuro inserimento nel mondo del lavoro.
Verso il 1980 si apre una nuova era per la lingua italiana, offerta sia ai figli degli emigrati che ai coetanei tedeschi o di altre nazionalità . Gli istituti scolastici tedeschi scoprono l";idioma italico come veicolo d";integrazione sociale e culturale. Nelle scuole elementari si avviano corsi di lingua italiana come «lingua d";incontro», in quelle secondarie come seconda lingua straniera. A metà  degli anni Novanta, prende avvio l";insegnamento bilingue in alcuni Istituti dell";Assia e del Nordreno-Vestfalia, dove l";italiano è lingua veicolare del curriculum scolastico. Con il terzo millennio, nel Nordreno-Vestfalia, un centinaio di Istituti secondari offre l";insegnamento dell";italiano come lingua straniera. I corsi sono seguiti da circa 8 mila studenti.
La Gesamtschule F. Steinhoff di Hagen propone l";italiano già  dal 1982. La didattica si appoggia su iniziative sperimentate e sperimentali. Viaggi studio, gemellaggi, ricerche storiche sulla presenza italiana nella regione e sul territorio tedesco, hanno fatto sì che l";idioma italico diventasse la seconda lingua straniera, superando addirittura il francese. Iniziative storiche e di ricerca, hanno portato alla luce personaggi, mestieri e prodotti legati alla millenaria storia della presenza italiana in Germania.
Bella forma, peltro e acciaio dal Piemonte (1997) ha portato alla luce la secolare attività  dei peltrai piemontesi. L";ultimo progetto riguarda il calvario degli Internati Militari Italiani nella Ruhr: una mostra partirà  da Hagen, e percorrerà  l";Italia. Prima tappa a Centallo (Cuneo) il 12 ottobre 2003.  
                                                                       

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017