Uomo: già fatto?
Pecore, capre e vitelli: già fatto. Maiali: ci stiamo attrezzando. Uomini: già fatto? Infuriano le polemiche sulla clonazione umana, vale a dire la «costruzione» di un uomo in laboratorio, dopo l`ennesima notizia che è andata a infiammare le cronache: alla fine dell`anno scorso (ma la cosa si è saputa solo un paio di mesi dopo), l`Epo, cioè l`ufficio europeo che rilascia i brevetti per le varie scoperte, e che ha sede a Monaco di Baviera, ha concesso un`autorizzazione all`università di Edimburgo per un metodo di preparazione di animali transgenici che prevede l`uso di cellule embrionali umane.
Come è stato possibile, visto che finora l`orientamento della comunità scientifica internazionale è sempre stato di estrema cautela al riguardo? La risposta ufficiale attribuisce la cosa a un equivoco: nella richiesta a suo tempo presentata dall`università scozzese, non veniva specificato che si trattava di animali «non umani». E siccome in inglese il termine animal comprende tutti i mammiferi, per estensione si può arrivare a concludere che la tecnica in questione sia applicabile pure a esperimenti con cellule embrionali dell`uomo, inclusa la stessa clonazione.
Altro che equivoco, ribattono alcuni. Lo sostiene soprattutto Greenpeace, la più agguerrita organizzazione ecologica mondiale. Il suo presidente italiano, Fabrizio Fabbri, accusa esplicitamente l`ufficio di Monaco di essersi comportato in passato «come se fosse un potentato autonomo svincolato dagli impegni presi dal Parlamento europeo». E ricorda il rilascio di un brevetto che copriva il sangue proveniente dai feti, dal cordone ombelicale e dalla placenta; inoltre, in almeno altri tre casi «la dicitura usata dall`Epo non escludeva l`estensione del brevetto agli esseri umani». Per giunta, qualche esperto sostiene che la tecnica proposta dall`università di Edimburgo è già superata (tra l`altro, la domanda risale al `94, e solo ora ha avuto risposta); esistono ormai tecniche più avanzate, per l`utilizzo delle quali sono state presentate le relative richieste di autorizzazione.
Ma è poi così semplice «fotocopiare» un essere umano? Teoricamente sì: si estrae un ovulo da una donatrice, e lo si feconda in laboratorio, per portarlo allo stadio di ovocita, lasciandolo sviluppare fino alla fase cosiddetta di «morula», consistente in otto cellule. Da queste vengono poi estratti i nuclei con il loro patrimonio genetico, e li si trasferisce in una nuova cellula uovo cui era stato precedentemente asportato il nucleo, ottenendo così embrioni dotati dello stesso patrimonio genetico.
È l`evoluzione di un cammino ormai lungo, iniziato nel 1962 da uno scienziato inglese, John Gurdon, che era riuscito a far nascere il primo animale clonato, una rana. Da allora, gli studi sono andati relativamente a rilento, subendo una fortissima accelerazione nella seconda metà degli anni Novanta: nel `97 alcuni ricercatori dell`università di Edimburgo (la stessa coinvolta ora nella polemica sul brevetto «umano») avevano clonato l`ormai celebre pecora Dolly; nel `98 in Virginia, negli Stati Uniti, era stata la volta di Jefferson, un vitello; subito dopo era toccato a Cumulina, un topo. E pochi mesi fa un gruppo di ricercatori sud-coreani avevano comunicato di essere riusciti a produrre un embrione umano clonato, ma di averlo distrutto quasi subito, impedendogli di proseguire nella crescita oltre la quarta cellula. Poco dopo, dalla Cina è giunto l`annuncio choc della clonazione addirittura di undici embrioni umani.
Chiaro che dietro tutto questo si nascondono (neanche tanto) fortissimi interessi. Gli scienziati scozzesi dell`università di Edimburgo, ad esempio, hanno condotto le loro ricerche per conto di una grossa impresa australiana, la Stem Cell Sciences, che a sua volta collabora con la «Biotransplan», leader mondiale nel settore degli organi animali da trapiantare negli umani. E il valore di mercato dei prodotti che sarà possibile realizzare con queste tecniche raggiunge quote da capogiro, tali da costituire uno dei business potenzialmente più colossali del futuro.
Ma non c`è solo questo risvolto, come vedremo: la clonazione potrà rivelarsi anche molto utile all`umanità , per una serie di applicazioni ad ampio spettro, specie sul fronte della salute. A dimostrazione che la scienza, in sé, non è né buona né cattiva: tutto dipende da chi se ne serve. Col dovuto pessimismo della ragione, s`intende: di apprendisti stregoni è ricca la storia dell`uomo, e nulla autorizza a illudersi che la specie si sia estinta.
PER NON PERDERSI NELLO SPAZIO
Lost in space, è il titolo di un celebre film di fantascienza: «perduto nello spazio». Ma è anche un rischio tremendamente reale, specie per gli astronauti che devono lavorare all`esterno dei loro veicoli: basta un movimento errato, e si viene spinti lontano, con una prospettiva di non riuscire a fermarsi e di trovarsi, quindi, a fluttuare vagabondi nel cosmo. Un pericolo tanto più temibile per gli astronauti che in futuro si troveranno frequentemente a operare al di fuori della stazione spaziale internazionale di cui è prevista, a tempi brevi, la costruzione. |
1938 Lo scienziato nazista Hans Sperman propone di estrarre il nucleo da una cellula uovo e rimpiazzarlo con il nucleo di un`altra. | 1952 Primi esperimenti, senza successo, di clonazione sulle rane: le loro cellule uovo sono molto più grandi di quelle dei mammiferi e quindi più facili da manipolare | 1997 Dolly è il primo mammifero della storia clonato a partire da un individuo adulto. I ricercatori del Rosin Institute di Edimburgo hanno prelevato il nucleo di una cellula mammaria di una pecora adulta e lo hanno trasferito in un ovulo privato del suo nucleo. | ||
1962 John Gurdon dell`università di Cambridge rimpiazza il nucleo di una cellula uovo di una rana con quello di un`altra rana. Ma l`embrione non riesce a superare lo stadio di girino. | 1984 Steen Willadsen a Cambridge, in Gran Bretagna, ottiene cinque pecore tutte uguali suddividendo un unico embrione: è una tecnica che si definisce embryo splitting | 1999 Un veterinario di un laboratorio di Porcellasco, nel cremonese, clona un toro. | ||
2000 La società britannica PPL Therapeutics, la stessa della pecora Dolly, riesce a clonare per la prima volta una cucciolata di maiali. Si chiamano Millie, Christa, Alexis, Carrel e Doctom e sono clonati da cellule di un animale adulto. |
L`OFTALMOSAURO: CHE OCCHI!
S i chiama oftalmosauro, ed è un grande rettile marino vissuto da 90 a 250 milioni di anni fa: grandissimo, se si considera che il solo diametro degli occhi era di 22 centimetri, il maggiore mai registrato in un animale vertebrato. |
FASCI DI LUCE CONTRO L`INVECCHIAMENTO
F asci di luce sincrotrone consentiranno agli scienziati di mettere a punto nuove armi contro l`invecchiamento. Sorgenti di luce che si estendono dall`infrarosso ai raggi X sono, infatti, i veri e propri occhi con i quali un gruppo di biologi dell`università britannica di Daresbury stanno studiando i meccanismi molecolari con cui alcune sostanze, come enzimi e sosia degli estrogeni presenti nelle piante, possono rivelarsi efficaci nel ritardare l`invecchiamento e nel combattere malattie dal forte impatto sociale come quelle cardiovascolari, alcune forme di tumore e l`osteoporosi. |