Usura vite strozzate

Usurai, strozzini, cravattari... così vengono chiamati quanti approfittano della necessità di altri per far denaro. La nuova legge. Il ruolo delle banche. Le iniziative per stroncare il fenomeno
02 Gennaio 1997 | di

«Un giorno mi si presentò un giovane: aveva un braccio spezzato. Gli avevano preso la moglie, l avevano trascinata in strada, l'avevano picchiata a sangue fino a farle perdere il bimbo che aveva in grembo. Questa donna non si è ancora rimessa dallo shock. Ora è in un ospedale psichiatrico. Non potrà  più avere figli. Suo marito aveva contratto un debito con gli usurai per 35 milioni. Nel giro di un mese la solidarietà  ci consentì di sanare il debito».

È uno dei tanti casi di usura seguiti da padre Massimo Rastrelli, gesuita, parroco del Gesù Nuovo di Napoli. Un racconto essenziale, com'è nel carattere di questo sacerdote che da cinque anni combatte gli strozzini e ha creato una fondazione antiusura. La prima di una serie di altre iniziative sorte per aiutare chi è vittima degli usurai, favorite dalla legge «antiusura» approvata l'anno scorso dal parlamento.

Oltre 100 mila miliardi: a tanto ammonterebbero i soldi dati in prestito a tassi da usura. A fare i conti in tasca agli strozzini è il Comitato antiriciclaggio del ministero del Tesoro: «L'usura - osserva il presidente Costantino Lauria è diventata uno dei canali principali per il riciclaggio del denaro sporco». Il giro dei «cravattari» (così vengono anche chiamati gli usurai), ha già  intrappolato quasi 900 mila persone. Tanti, secondo i dati della Banca d'Italia, sono infatti i debiti a usura. Le denunce, invece, sono ancora poche: nel semestre gennaio-giugno '96 erano soltanto 1371 (dati forniti dal Commissario straordinario antiracket).

Ma il giro di affari dei cravattari è calcolato più per difetto che per eccesso, perché si riferisce ai casi riconducibili alla criminalità  organizzata. La reale entità  del fenomeno non è facilmente quantificabile: se è possibile aver dati sui commercianti usurati, non lo è sempre per le famiglie.

Perché molti si affidano agli usurai? È una questione di povertà , di ignoranza e di mentalità  consumistica. Una miscela esplosiva che degenera nella richiesta di prestiti a usura appena eventi personali o il peggioramento delle condizioni economiche erodono le entrate.

L'usura ha rovinato tante persone: gente che cerca di salvare l'azienda, disoccupati costretti a ricorrere allo strozzino, magari per pagare una bolletta o un funerale, famiglie che ambiscono a un benessere al di sopra dei propri mezzi. Al Sud la crisi economica rende ancor più grave la situazione.

La difficoltà  di accesso al credito è una delle cause dell'usura. Se è vero che le banche non possono e non debbono fare beneficenza (il denaro concesso in prestito non è della banca, che ha il dovere di salvaguardare gli interessi dei propri clienti), nessuno può negare gli enormi ostacoli posti nell'erogazione del credito. Chi si vede rifiutato un prestito è costretto a rivolgersi a terze persone, magari su segnalazione di un operatore bancario, che anche in buona fede può fornire recapiti di società  finanziarie o di mediatori.

Molte finanziarie in passato erano la facciata «pulita» dell'usura. Oggi, le finanziarie sono sotto la vigilanza dell'Ufficio italiano cambi, e sono obbligate a presentare le carte di onorabilità  e di professionalità  e a rendere noti i tassi applicati per verificare che siano entro il tasso soglia stabilito dalla legge. È stato istituito un elenco, e i comportamenti scorretti vengono puniti. Dei circa 25 mila sportelli finanziari esistenti prima del 1993, ne sono rimasti solo poche migliaia. Bisogna comunque fare attenzione, come spiega Donata Monti, segretaria nazionale dell'Associazione italiana difesa consumatori e ambiente (Adiconsum), perché la legge non è stata totalmente applicata. Fino a oggi le finanziarie non avevano lobbligo di pubblicizzare i loro tassi, mentre è obbligatorio far conoscere il tasso annuo effettivo globale (Taeg) che comprende tutte le voci che concorrono a costituire la rata. Spesso le persone si trovano a conoscere e accettare un tasso, specialmente di fronte a una necessità , solamente al momento della firma del contratto.

Ma chi è l'usuraio? Solitamente una persona «pulita», ottimo cliente delle banche per l'ammontare dei propri depositi e la quantità  di operazioni svolte. Di solito ha un amico che fa da mediatore (lui resta dietro le quinte), che propone prestiti per importi bassi, con interessi ragionevoli, in alcuni casi anticipati, sempre garantiti «a copertura» da assegni o cambiali in bianco. Al primo mancato pagamento viene offerta «comprensione» e ulteriore credito (con la capitalizzazione degli interessi eventualmente non pagati), ma a tassi, ovviamente, crescenti, calcolati mensilmente o settimanalmente e di cui l'interessato non ha coscienza.

Di usura si soffre, ma si può anche morire. Come uscire dal giro? «Le vittime dell'usura - spiega Donata Monti - devono innanzitutto rendersi conto che vivono nell'illegalità  e stanno distruggendo se stessi e la loro famiglia. Ciò è determinante perché possano avere il coraggio di denunciare, che è il passo più importante. Noi diciamo: 'Rientrate nella legalità , perché soltanto questo può darvi la possibilità  di un aiuto concreto'. Occorre, quindi, denunciare, fidarsi e farsi aiutare attraverso organizzazioni, come per esempio la nostra, o rivolgendosi alle fondazioni antiusura».

Le legge, approvata dal parlamento all'inizio del '96, continua ad alimentare il dibattito: da una parte politici, forze dell'ordine e istituzioni sociali, uniti nel sollecitare la reale applicazione della nuova normativa; dall'altra le banche, apertamente critiche riguardo al provvedimento legislativo sull'usura, in particolare sul cosiddetto «tasso soglia». Secondo Tancredi Bianchi, presidente dell'Associazione banche italiane (Abi) «quantificare oggi come usuraio un tasso superiore di appena 1,5 volte il tasso medio di mercato è assolutamente fuori luogo. Se vogliamo davvero combattere il fenomeno, visto nella sua forma di concessione di prestiti a tassi sproporzionati, bisognerebbe almeno innalzare questa soglia a un valore di 3,5 volte superiore al tasso medio di mercato».

Ma la stessa determinazione di un tasso medio di mercato, secondo l'Abi, non può essere uguale per tutt'Italia, considerando il diverso peso economico e creditizio esistente da una parte all'altra del paese. «In Italia - ribatte la senatrice Maria Grazia Siliquini, tra le promotrici della legge - il denaro costa assai di più che negli altri paesi e viene dato solo alle grandi imprese o ai ricchi. All'estero, con il credito, si finanziano giovani e progetti di lavoro, a prescindere dalle ricchezze di chi lo richiede. È questa cultura di rifiuto dell'accesso al credito a chi non fornisca ampie garanzie - sottolinea la senatrice - che ha portato alla crescita a dismisura del fenomeno dell'usura. Per tale ragione invito le forze di governo a dare esecuzione alle legge e l'Abi a non intralciarla».

Ma quali sono le novità  di questa legge? Prima dell'entrata in vigore della legge 7 marzo 1996 n. 108 il reato d'usura, previsto dall'articolo 644 del Codice penale, era un reato che si consumava nel momento in cui una persona, approfittando dello stato di bisogno di uno, si faceva dare o promettere, per sé o per altri, interessi o vantaggi sproporzionati rispetto al valore della prestazione. Tre erano, quindi, gli elementi essenziali che dovevano coesistere per formulare l'incriminazione: lo stato di bisogno, la volontà  di chi presta soldi di approfittarne, il carattere usuraio degli interessi o dei vantaggi pattuiti. Se mancava uno solo di questi elementi, il fatto non configurava reato d'usura.

Con la nuova legge è stato fissato un limite oltre il quale gli interessi sono sempre considerati usurari. Sono da strozzini gli interessi che superano della metà  il tasso medio risultante dall'ultima rilevazione pubblicata nella «Gazzetta Ufficiale». La nuova legge approvata nel marzo '96 prevede che venga trimestralmente rilevato dal ministero del Tesoro il «tasso effettivo globale medio» applicato per ogni tipo di operazione finanziaria di stesso importo, rischio, durata e garanzia. Aumentando della metà  il tasso medio risultante dall'ultima rilevazione sarà  possibile individuare il limite oltre il quale gli interessi sono usurari.

La legge antiusura ha predisposto anche l'istituzione di un Fondo per la prevenzione del fenomeno dell'usura: 300 miliardi nel triennio 1996-98 che saranno destinati per il 70 per cento ai Confidi (consorzi di garanzia fidi) e per il 30 per cento a fondazioni e associazioni nate per contrastare il fenomeno. Anche perché combattere l'usura, vuol dire bloccare uno dei principali canali di riciclaggio del denaro sporco. La legge 108 prevede anche il Fondo di solidarietà  per le vittime dell'usura, istituito per erogare finanziamenti a interessi zero a quanti sono vittime degli usurai. Dal 1994 è stata creata una nuova figura: quella del Commissario straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura. Con la nuova legge, al commissario straordinario è affidata la gestione del Fondo di solidarietà  per le vittime dell'usura. Inoltre, ha il compito di seguire l'attività  del Fondo per la prevenzione del fenomeno dell'usura affidata al ministero del Tesoro.

Certo, una legge da sola non basta. «La forza delle fondazioni - afferma padre Rastrelli - è proprio quella di suscitare una coscienza precisa sul problema e scuotere le istituzioni». Aggredire con la sola legge l'usura senza interrogarci sul come evitare che l'uso del denaro costruisca percorsi di ingiustizia, rischia di essere sterile e improduttivo. «Su un dato vale la pena prestare attenzione e riflettere - afferma don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele -: non tutte le situazioni, è ovvio, sono giustificate da reale povertà  o da grave necessità  economica. Una buona percentuale di 'bisognosi' ha probabilmente bussato agli usurai per realizzare quel consumo facile, immediato e senza troppi calcoli per le disponibilità  economiche, che ogni giorno, con insistenza, ci viene propagandato. La posta in gioco contro l'usura tocca certamente la dimensione criminale del fenomeno, ma con questo anche il modo con cui si usa il denaro, a tutti i livelli: privato, familiare, sociale, finanziario, politico e culturale».

Storie di normale usura

«Si presero anche mia figlia»

Maria ha gli occhi bassi quando racconta la sua storia. Il dramma che l'ha travolta le ha lasciato una traccia indelebile, la voce ha un tremolio di pianto. Tutto comincia nel 1992, quando il marito si ammala di un carcinoma al fegato e perde il lavoro. «Venne il giorno che non avevamo neppure i soldi per mangiare - racconta Maria - . Ottenni un prestito di dieci milioni, in cambio di un interesse di cinque milioni al mese». Il marito si aggrava e muore, i due figli non riescono a trovare lavoro, il debito cresce a trenta milioni. Vendere la casa? No, è meglio aspettare. E i milioni diventano sessanta. Lo strozzino non ha più pazienza. «Per te non c'è speranza - le dice - dammi la casa e io ti restituisco la differenza che avanza dal debito».

Maria si rifiuta, ma due mesi dopo è costretta a vendere la casa di persona. Ma gli interessi aumentano; non bastano più gli ottanta milioni ricavati dalla vendita. «Hanno rubato la macchina di mio figlio - racconta - , poi anche il motorino, la televisione, la radio e quando non ebbero più cose da rubarmi, si sono presi mia figlia. Lo seppi in un modo crudele: un giorno lo strozzino armato di pistola sbatté la testa di mio figlio al muro e gli urlò 'mi son preso anche tua sorella!'. Mi cadde il mondo addosso». L'usuraio aveva promesso alla ragazza l'estinzione del debito in cambio del suo cedimento: rimase incinta di quell'uomo, che ora è in carcere per altri reati. «L'incubo non è finito - racconta Maria - , so che quando uscirà  accamperà  ancora diritti: mia nipote è sua figlia. Non avremo mai pace».

Vincenzo, invece, possiede una fabbrichetta di confezioni alle porte di Napoli; le cose vanno benino e decide di comprarsi un furgone per il trasporto della merce. Dopo poco lo trova bruciato e deve acquistarne un altro, puntualmente rubato. La merce si accumula nei magazzini e Vincenzo subisce altri tre furti in cinquanta giorni. È l'inizio di un incubo: «Per non mandare a casa gli operai - racconta Vincenzo - chiesi alle banche un prestito, ma non avevo ormai più le garanzie necessarie per ottenerlo. Fui costretto a prendere trenta milioni dagli strozzini; ogni mese dovevo pagare tre milioni di interesse».

Vengono gli anni della crisi, Vincenzo ha bisogno di altri quaranta milioni, gli interessi mensili salgono a sette milioni. Non ce la fa, chiede dilazioni agli strozzini, si trova un muro davanti. Iniziano le minacce. «Perché non denuncio? Ci andassi di mezzo solo io, ma la mia famiglia... - dice con la voce rotta dal pianto - . Non so se riuscirò a liberarmi da questo dramma; ci sto provando, ma qualche volta ho pensato di farla finita».

In aiuto alle vittime

Fondazioni per non affondare

Padre Massimo Rastrelli, 67 anni, parroco del Gesù Nuovo di Napoli, fu tra i primi a denunciare il fenomeno dell'usura; e per passare dalla parole ai fatti, nel 1991 ha costituito la Fondazione antiusura «S. Giuseppe Moscati». Grazie al coraggio del gesuita napoletano e alla determinazione di alcuni suoi collaboratori, centinaia di famiglie sono state salvate dall'usura.

In via San Sebastiano, 48/G ogni settimana una trentina di persone si rivolgono alla fondazione, la quale garantisce per le vittime dell'usura consentendo alle banche di concedere prestiti a tasso agevolato. L'importante è che il debito contratto con gli strozzini venga sanato al più presto per sottrarre la preda agli artigli dei «cravattari». «Il povero - dice padre Rastrelli - è come un malato incapace di guarire da solo, bisogna mettergli vicino una struttura ospedaliera per guarirlo. Ed è quello che le nostre fondazioni hanno fatto: sette direttori di banca aiutano le persone a progettare il prestito e a prevedere la restituzione. Abbiamo messo in pegno due miliardi e fatto concedere prestiti per cinque».

La battaglia di padre Rastrelli non è contro la persona che pratica l'usura. I fronti dell'impegno sono due: la vittima, che va liberata dalla sua condizione, e l'usuraio che va liberato dal suo stato di peccato. «C'è usura - dice padre Rastrelli - dove il cuore dell'uomo è degenerato: per accumulare denaro si uccidono gli uomini e si sterminano le famiglie, si distrugge il lavoro, si controlla in maniera dispotica il territorio, addirittura la politica e lo stato. L'usuraio è un demonio, l'usurato è un idolatra».

Tra i tanti casi che padre Rastrelli racconta, ci sono anche quelli di sedici usurai convertiti, due dei quali, caduti in povertà , sono stati soccorsi proprio dalla Fondazione Moscati. Come il male, anche il bene dilaga. E infatti la fondazione ha già  altre otto «sorelle» sparse nel resto d'Italia.

Un'altra interessante iniziativa è quella degli artigiani di Padova che, per sfuggire alla trappola degli strozzini, hanno fondato una loro banca orientata a garantire alle piccole imprese maggiore disponibilità  e prevenire il rischio dell'usura, come spiega Andrea Bovo, direttore generale della Banca di Credito Cooperativo di Padova.

Pierluigi Vigna, procuratore nazionale antimafia

Primo: denunciare!

Dottor Vigna, quali sono le proporzioni del fenomeno usura?

L'usura è molto diffusa in tutte le regioni d'Italia. Ci sono, per così dire, le forme tipiche dell'usura, quelle legate al quartiere, dove il grosso commerciante, il pensionato ricco, magari anche il bancario in pensione alimentano il circuito dell'usura. Ma ci sono anche strategie delle organizzazioni criminali per potenziare il giro dell'usura e per impossessarsi delle piccole imprese gestite da coloro che hanno richiesto i prestiti. È un fenomeno pericoloso, che mortifica prima di tutto l'uomo, perché lo pone in una sorta di sudditanza psicologica nei confronti dell'usuraio, ma è anche un cancro per la libera economia.

In che misura la piaga dell'usura sta impegnando la magistratura, rispetto ad altri reati?

La magistratura è particolarmente impegnata nel cercare di reprimere il fenomeno dell'usura. A Firenze [dove Vigna è stato procuratore capo, ndr], per esempio, c'è un gruppo di colleghi che si interessa particolarmente della criminalità  economica o della criminalità  organizzata. A loro vengono affidate anche le indagini sull'usura, in modo che siano trattate da persone specializzate. Questo è molto importante, perché spesso le varie organizzazioni o le varie persone che praticano l'usura si trovano intrecciate fra loro in vari procedimenti.

Cosa deve fare una persona vittima degli usurai?

Denunciare e accompagnare la denuncia con fotocopie dei titoli (per esempio, assegni o cambiali che hanno dato agli usurai) in modo che il magistrato possa intervenire e ricostruire esattamente il movimento di denaro. Spesso coloro che subiscono l'usura lo sentono come un male che si sono procurati da soli e quindi hanno una sorta di ritegno a denunciarla.

Oggi si hanno davvero mezzi più efficaci per combattere l'usura?

Ci sono mezzi più efficaci sia sotto il profilo repressivo che preventivo. Sotto il profilo repressivo, di tutti i tipi di usura si interessa un unico organo giudiziario: la procura della repubblica presso il tribunale, non più la pretura. Sotto il profilo preventivo è molto importante il fatto che lo stato abbia istituito un fondo per prevenire l'usura. In questo caso le persone che debbono contrarre dei prestiti potranno farlo senza cadere nelle mani degli usurai, attraverso garanzie che lo stato medesimo offre agli istituti bancari. C'è poi un fondo per riparare i danni che sono stati subiti a causa dell'usura.

Di che entità  sono i miglioramenti?

Lo stato è impegnato con degli stanziamenti forti, e noi vediamo già  che con questa politica la gente ha maggior fiducia. Il numero delle denuncie per usura è aumentato proprio in questi tempi. Perché la nuova legge vada a regime occorrerà  che passi ancora qualche mese. Sono previste, inoltre, delle aggravanti per chi sfrutta la propria attività  professionale (per esempio il bancario per indirizzare i clienti, che la banca non può servire, presso delle finanziarie che praticano l'usura).

Naturalmente, perché tutte queste iniziative vadano a buon segno ci vuole una sinergia fra lo stato, le forze della repressione - magistratura e polizia - ma anche le banche. Queste devono capire che il credito non deve essere dato solo a chi ha la possibilità  di offrire garanzie reali (beni, case), ma soprattutto deve essere elargito in base alla «intelligenza» del progetto economico che una persona sottopone all'esame dell'istituto bancario quando chiede un credito.

A chi rivolgersi

     
  • Segreteria della consulta delle fondazioni   regionali antiusura, via dei Gesuiti, 20 - 70125 Bari - tel.   080/5241909.  
  • Fondazione «S. Giuseppe Moscati», via San   Sebastiano, 48 - 80134 Napoli - tel. 081/440511.  
  • Adiconsum, via Lancisi, 25 - 00161 Roma - tel.   06/4417021.  
  • Caritas nazionale, piazza San Callisto, 16 - 00100   Roma - tel. 06/69886424.  
  • Sos impresa - Confesercenti,
    via Farini, 5 -   00185 Roma - tel. 06/4725.
     
  • Confcommercio, piazza G. G. Belli, 2 - 00153 Roma   - tel. 06/5866345.  
  • Fedartfidi, via San Giovanni in Laterano, 152 -   00184 Roma - tel. 06/70374235.

Ci si può rivolgere inoltre agli Uffici di gabinetto delle singole prefetture.Per saperne di più suggeriamo
questo interessante video realizzato
da Audiovideo Messaggero di sant'Antoni   Padova,
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Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017