VA PENSIERO

01 Febbraio 1999 | di
Sullo scenario internazionale vanno affermandosi i nuovi talenti italo-australiani, continuatori di una lunga tradizione canora che vede primeggiare «il bel canto» nel mondo.

Melbourne
È difficile che un teatro lirico, ovunque nel mondo, non presenti nel calendario una o più opere di compositori italiani. Queste costituiscono l' ossatura di qualsiasi «cartellone». Nomi come quelli di Verdi, Puccini, Mascagni e Bellini sono familiari a tutti coloro che amano il bel canto. Erano già  familiari in Australia all' inizio del secolo, e più ancora negli anni Venti e Trenta, quando il baritono italiano conte Ercole Filippini, la cui carriera alla Scala di Milano fu interrotta dalla prima guerra mondiale, sviluppò l' Opera Lirica Australiana. Era venuto in questo lontano continente nel 1918 per fare una tournée nel Queensland con la compagnia che includeva alcuni suoi studenti, tra cui Balboni e Gertrude Johnson, poi si fermò a Melbourne con la Compagnia Rigo, ma una terribile epidemia, nel 1919, interruppe la stagione operistica nella capitale del Victoria. Nel 1924 formò la South Australia Grand Opera Company, cui fece seguito la West Australian Grand Opera Company.

Ercole Filippini dovette amare con grande passione il proprio lavoro di cantante e direttore artistico. Per sedici anni si dedicò anima e corpo a far conoscere e apprezzare l' opera lirica italiana, e a promuovere il bel canto in un Paese dove era ancora difficile - a causa delle distanze - stabilire rapporti di collaborazione artistica con l' Europa. Quando il conte Ercole Filippini morì nel 1934, in condizioni finanziarie difficili, l' opera «indigena» aveva cominciato a muovere i primi passi.

Per la verità  c' era un prestigioso nome australiano nel panorama artistico, quello di Nellie Melba, ma si trattava di una soprano che si esibiva più in Europa e in America che in Australia. Aveva debuttato nel 1887 a Bruxelles con il Rigoletto. In Australia sono stati i maestri italiani che hanno avuto il merito maggiore nella diffusione dell' opera. Era italiano anche il primo maestro della grande Melba, il tenore Pietro Cecchi, uno dei tanti musicisti approdati a Melbourne verso il 1870 con il direttore d' orchestra Alberto Zelman e Paolo Giorza, rimasto celebre per aver composto la cantata per la cerimonia di inaugurazione della mostra di Sydney nel 1879.

Seconda generazione in scena

Nel 1954, in pieno boom economico, venne in Australia il baritono Afro Poli. Era un cantante di peso, con ruoli di primo piano in opere famose, anche alla Scala. Fece conoscenza di una giovanissima soprano, Cavell Armstrong, che divenne sua moglie. Entrambi hanno svolto un intenso e meritevole lavoro come insegnanti per preparare le nuove generazioni di cantanti lirici. Ad essi è doveroso associare il nome della pianista Francesca Pieroni e di Emilica Vera che in Italia era regina dell' operetta negli anni Trenta, e a Melbourne aprì il suo salotto a tutti i giovani curiosi di scoprire qualche segreto del mondo magico del cabaret. Ed ecco affacciarsi nel mondo delle arti la seconda generazione dell' emigrazione italiana: giovani che hanno la possibilità  di studiare, e quindi di perfezionare anche la tecnica del bel canto.

«Ruoli drammatici, con una forte carica emotiva, si addicono meglio a cantanti che hanno le loro radici etniche e culturali nel 'Paese del sole', cioè ai nostri ragazzi italo-australiani». Questo è il parere di Giuseppe Talia, emigrato a 14 anni dalla Calabria, cantante, direttore d' orchestra e ora anche fondatore e direttore artistico della Melbourne Lyric Opera, sua amata ed eccellente creatura da un paio d' anni, cioè da quando Melbourne è rimasta orfana di un' istituzione di grande pregio, la Victorian State Opera. Alla scuola di Talia sono passati tanti giovani promettenti, e su questi si è basato per il suo progetto di rilancio dell' opera lirica a Melbourne.

«I giovani quotati - afferma Talia - sono veramente tanti. Nel mese di novembre ho messo in scena La Cavalleria Rusticana e I Pagliacci, e a leggere il cartellone sembra che si tratti di una compagnia italiana. Infatti vi si leggono i nomi di Domenico Cannizzaro, Marco Cinque, Salvatore Granata, Filippo Calcagno, Lucio Coceani, Liora Di Michele. Siamo arrivati a questo punto perché abbiamo alle spalle, non solo una tradizione secolare di cultura musicale, ma soprattutto un impegno costante, un lavoro duro».

Il commento di Talia evidenzia una situazione difficile per gli italiani anche in questo settore artistico: «All' estero - Talia si riferisce all' Australia - siamo sempre destinati ad arrivare 'terzi'. In tutti i concorsi la giuria, di proposito o inconsciamente, tende a favorire gli anglosassoni. Per essere bravi, noi italiani dobbiamo dimostrare di essere bravissimi».

Il tenore poliziotto

Una scheda biografica nella quale si possono riconoscere facilmente molti cantanti lirici è quella di Domenico Cannizzaro, il «Turiddu» de La Cavalleria Rusticana. Ecco come ce lo presenta il giornalista Marcello D' Amico: «Grande appassionato di musica, a 13 anni Domenico cominciò a suonare la chitarra; a 19 a prendere lezioni di canto da Giuseppe Talia, che è tuttora il suo maestro. Dalla musica popolare, ben presto passò alla musica classica. Non ancora ventenne si arruolò nella Polizia del Victoria, nel 1981. Da allora ha sempre conciliato il duplice ruolo di cantante e poliziotto. Il suo curriculum artistico è ricco di successi. In Italia si è esibito al Teatro Regio di Torino dove, nel 1995, ha interpretato il ruolo dell' «officer» della Gerusalemme di Giuseppe Verdi, sotto la direzione del maestro Ruggero Raimondi. Nel mese di maggio dello stesso anno ha dato un recital alla Gibson' s Hall di Londra. In Australia ha cantato con le più importanti orchestre sinfoniche e compagnie operistiche. Tra i ruoli più impegnativi, il «Don José» nella Carmen di Bizet, «Rodolfo» nella Bohème e «Cavaradossi» nella Tosca di Puccini. Ha partecipato a due musical dedicati al repertorio di Mario Lanza nel 1995 e 1996. È allettante per lui la prospettiva di trasferirsi e lavorare in Europa, ma Domenico Cannizzaro preferisce l' Australia, ed è certo che qui si trova anche il suo futuro di cantante d' opera». Non si pensi che siano solo gli uomini a salire sui palcoscenici. Le giovani donne hanno un record di presenza e di promozione ancora superiore che è letteralmente esploso negli ultimi anni. Sono «vincenti» nel senso letterale della parola. Citiamo la soprano Teresa La Rocca, 28 anni, che si è aggiudicata, nel mese di Ottobre, il primo premio nel più prestigioso concorso di canto lirico, il «Sun Aria», di Melbourne, ed è partita subito per New York per mettere a frutto il premio. Al terzo posto si era classificata Lorena Stipani con una brillante interpretazione dell' aria Voi lo sapete o mamma. Daniela Scriva, soprano coloratura di 24 anni, è stata nominata «la più promettente studentessa dell' anno» al Victorian College of the Arts. Carmela De Losinno, soprano spinto, è stata finalista al Mc Donald' s Operatic Aria. Queste due voci nuove hanno vinto una borsa di studio, e sono attualmente in Italia per acquisire esperienza. La mezzosoprano Bianca Montesano si sta facendo strada tra l' ammirazione di critica e pubblico.

 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017